Adam Sandler non ha sempre fatto il bambinone
In mezzo alle tante commedie dozzinali ha dimostrato di saper fare i ruoli drammatici, in una carriera piuttosto unica

Agli Oscar dello scorso marzo il presentatore Conan O’Brien a un certo punto si è rivolto ad Adam Sandler, seduto tra il pubblico, prendendolo in giro per come era vestito. Le telecamere lo hanno inquadrato mostrando che indossava la sua caratteristica tenuta da palestra: pantaloni da basket e una felpa azzurra con il cappuccio sulla testa. Era uno sketch preparato (Sandler era anche microfonato), ma è una buona rappresentazione di come l’industria del cinema americana veda questo comico e attore, e di come lui si percepisca: un corpo estraneo rispetto al resto di Hollywood.
Sandler ha ormai una carriera trentennale nel cinema, e ancora più lunga in televisione. Emerse come comico con la trasmissione Saturday Night Live e quasi subito passò a fare film, raccogliendo in breve un grande successo. E però non si è mai comportato come ci si aspetta da un attore, o anche da un comico: la sua carriera è stata anomala, fatta di film bruttissimi e odiati dalla critica ma molto popolari, realizzati appositamente e regolarmente in quel modo dozzinale, e poi di altri che sono considerati tra i migliori di questi anni.
Adesso, quasi trent’anni dopo l’uscita di Un tipo imprevedibile, il film che lo rese un comico di successo per il cinema, arriva su Netflix il sequel. È un’operazione nostalgia per appassionati di Sandler e di quel film, o per nostalgici di quell’umorismo dal quale negli anni si è allontanato lo stesso Sandler. Ma è anche un film che mostra quanto Sandler sia cambiato in questi trent’anni, nel corso di una strana carriera nella quale ha fatto di tutto per imporsi come il comico più scemo, finendo però per recitare, tra estesi apprezzamenti, dentro a film che di scemo non avevano proprio niente, anzi.
In Un tipo imprevedibile 2 c’è sia l’Adam Sandler giovane, con la sua furia fisica, la violenza come espediente comico, le urla e la rabbia, sia quello più maturo, attento alla famiglia, e ancora c’è l’Adam Sandler dei film più seri, dei personaggi amari e malinconici. In un certo senso è una sintesi di quello che Adam Sandler è stato all’inizio e di quello che poi è diventato quando ha dimostrato di essere anche un eccellente attore drammatico.
Come nello sketch agli Oscar, quando Sandler vuole far ridere un pubblico largo attinge al personaggio che si creò negli anni Novanta: il man child, l’uomo adulto che si comporta come un bambino e che non capisce davvero le regole del mondo. Non fu l’unico in quegli anni a sfruttare quell’idea, qualcosa di simile lo fece Will Ferrell (anche lui uscito dal Saturday Night Live) ed è una comicità tipica di film come Old School. Nessuno però ha frequentato quel filone con la regolarità e i risultati di Sandler.
In tutti i suoi primi film di successo interpreta un bambinone, e con quello stesso tipo di personaggio comparve in Ubriaco d’amore (2002), il suo primo film serio, per poi tornare a interpretarlo di nuovo in film comici, finché non ha più avuto l’età giusta per farlo. Ma anche nei film degli ultimi decenni, in cui è ormai un padre, molte battute nascono dal fatto che dice le cose che direbbe un bambino. Con questa maschera, che è uno dei molti modi per raccontare il sentimento dell’inadeguatezza rispetto alla società, Sandler ha fatto di tutto, anche a livelli alti.
«In piena modalità man child, Sandler interpreta lo stereotipo dell’uomo bianco non ricco del Nordest, riconoscibile dal suo accento regionale esagerato, dall’abuso continuo di sostanze stupefacenti, dai dialoghi dominati da volgarità e dall’ossessione per il sesso» scrisse il critico dell’Hollywood Reporter Justin Lowe descrivendo il personaggio di Sandler nella sua recensione di Indovina perché ti odio del 2012. Nel film, Sandler ha avuto un figlio quando era teenager, figlio che da adulto è più maturo di lui.
Questo genere di personaggio aveva esordito in Billy Madison (1995), il primo film di Sandler da protagonista, la cui trama era un manifesto del man child: racconta del figlio di un uomo ricchissimo che per accedere alle fortune paterne deve ripercorrere tutto il percorso scolastico in due settimane, ottenendo i buoni voti che all’epoca il padre comprò per lui. È una struttura che metteva Sandler in condizione di fare Sandler, a contatto con bambini, ragazzini e poi adolescenti.

Adam Sandler in “Billy Madison”. (Universal Pictures/Getty Images)
La formula inventata da questi film andò avanti diversi anni con successo, in titoli come Un tipo imprevedibile, Prima o poi me lo sposo o Waterboy, fino a che, nel 1999, Sandler non creò una sua casa di produzione, la Happy Madison Productions, e cominciò a realizzare da sé i propri film con un gruppo ricorrente di amici e collaboratori. Big Daddy, 50 volte il primo bacio, Cambia la tua vita con un click e Mr. Deeds, per esempio, uscirono dalla sua casa di produzione nel corso degli anni Duemila, con successo sempre minore.
In quegli stessi anni Paul Thomas Anderson, un autore americano diventato molto stimato dopo Boogie Nights e Magnolia, gli chiese se volesse essere il protagonista di una sua commedia romantica, Ubriaco d’amore, scritta proprio pensando a lui. Anderson in quegli anni era ossessionato dai film comici di Sandler, li vedeva di continuo ed era affascinato dalla malinconia dei suoi personaggi, infantili e sempre rabbiosi, pieni di rancore ma anche di tenerezza. Sandler invece, per la prima volta a contatto con qualcosa di molto sofisticato e ben scritto, era terrorizzato di «rovinare una cosa bella», non sapendo se sarebbe stato in grado di prendere parte a un film simile.

Paul Thomas Anderson, Adam Sandler, Emily Watson e Philip Seymour Hoffman al festival di Cannes del 2002 per “Ubriaco d’amore”. (Evan Agostini/ImageDirect)
Ubriaco d’amore è uno dei film più importanti e apprezzati dei suoi anni, una commedia romantica d’autore che sfruttava l’Adam Sandler bambinone in modi nuovi e originali, esplorandone la parte drammatica senza perderne le caratteristiche fondamentali. Quel film cambiò una parte della carriera di Sandler, che iniziò a comprendere sempre più film seri: come Reign Over Me (2007), in cui interpretava un uomo che ha perso tutta la famiglia negli attacchi dell’11 settembre, o Funny People (2009) di Judd Apatow, in cui è un comico famoso e triste. In quello stesso periodo invece, nei film che si produceva da solo, Sandler cominciava a interpretare ruoli di padre, sempre un po’ più infantile dei suoi figli, come in Un weekend da bamboccioni.
Anni dopo l’uscita Salma Hayek, che recitava in quei film con i suoi figli, spiegò che sostanzialmente si trattava di vacanze che Sandler organizzava per sé e i suoi amici, in cui ognuno poteva coinvolgere la propria famiglia, e si passava del tempo insieme girando anche un film. È per molti versi l’approccio della Happy Madison Productions al cinema: un’impresa fatta di persone che si conoscono da molto tempo e che vogliono fare le cose insieme. È noto che Sandler tratta benissimo i suoi impiegati, che sono spesso vecchi amici a cui lui dà lavoro, e fa di tutto perché il tempo passato a fare questi film sia piacevole.

Adam Sandler fotografato mentre gioca a basket in una strada di Los Angeles. (Bauer-Griffin/GC Images)
Sandler pensa i film e li produce per profitto, e solo ogni tanto ci inserisce qualcosa a cui tiene o prende parte a altri progetti che hanno delle ragioni che non siano unicamente economiche. Quindi quando Netflix gli propose un accordo molto conveniente, 250 milioni di dollari per un’esclusiva di quattro film per la piattaforma, la accettò subito. Ebbero molto successo, e l’accordo fu rinnovato per altri quattro, e poi un’altra volta. Sono quindi dieci anni che Sandler produce in esclusiva per la piattaforma e spesso anche quando recita in film altrui questi finiscono su Netflix. Gli unici casi in cui è stato in film per il cinema tra il 2015 e oggi sono quelli della serie di cartoni Hotel Transylvania, in cui è doppiatore. La serie è iniziata prima di quell’accordo.
Le commedie di Sandler su Netflix hanno coinciso con la fase più disprezzata della sua carriera comica, nonostante già prima la critica non amasse l’umorismo e la qualità dei suoi film. E quelle commedie così dozzinali sono a lungo state uno degli esempi più citati della poca cura che Netflix mette in questo genere contenuti: ma sono anche tra le cose più viste della piattaforma, che è ben felice di continuare a produrne.
Gli ultimi dieci anni sono stati anche il periodo in cui Sandler ha esplorato di più le altre possibilità attoriali. Prima ha coprodotto da sé lo sfortunato Sandy Wexler, un film con toni drammatici in cui interpreta un manager cialtrone, disprezzato da tutta Hollywood e ispirato con molto affetto a un manager che aveva avuto lui. Poi è stato tra i protagonisti di The Meyerowitz Stories di Noah Baumbach, autore di commedie amare molto considerato.
Il film che ha confermato che Sandler può essere anche un grande attore, quasi vent’anni dopo Ubriaco d’amore, è stato però Diamanti grezzi del 2019. Anche quella fu una produzione per Netflix (ma non della sua società) e fu un piccolo caso. Nel film Sandler interpreta un personaggio molto diverso dal solito: un venditore di gioielli di New York che ha una pietra molto preziosa per le mani, che vuole vendere per saldare i debiti di scommesse. È un film dei fratelli Benny e Josh Safdie, registi di culto di questi anni e che con Diamanti grezzi uscirono dalla nicchia dei festival.
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La storia ha un tono e un modo di procedere molto diversi dal solito, specialmente per un film americano: è portata avanti da dialoghi che si sovrappongono e che sono spesso resi confusi dai rumori ambientali, appositamente alti per creare confusione. Ha un ritmo molto serrato interamente sostenuto da Sandler, presente praticamente in ogni inquadratura. È lui a dare il tempo con la sua parlata e il suo personaggio, a creare il dramma interpretando il gioielliere come se non avesse sentimenti, salvo poi svelarli con grande pudore. Ed è lui a centrare quel punto a metà tra il divertente, l’assurdo, il ridicolo e il tragico, che dà personalità al film.
Gli ampi riconoscimenti di critica che ne seguirono non hanno impedito a Sandler di continuare a produrre commedie cialtrone a tutto spiano, come per esempio la fortunata serie di due film intitolati Murder Mystery, in cui è sposato con Jennifer Aniston e insieme si trovano a indagare su omicidi paradossali. Ma lo ha anche spinto a continuare a tentare film più seri. Tra il 2019 a oggi, sempre su Netflix, sono usciti sia Spaceman sia Hustle, e specialmente il secondo sembra voler avviare una nuova fase drammatica della carriera di Sandler. Mentre arriva su Netflix Un tipo imprevedibile 2, intanto, è stato annunciato che il nuovo film di Noah Baumbach in cui recita Sandler, Jay Kelly, sarà alla Mostra del cinema di Venezia (prima volta per lui) e che un altro suo film, di nuovo con i fratelli Safdie, è attualmente in lavorazione.



