Il più grande successo di “X Factor”
Quello britannico, che 15 anni fa mise insieme cinque aspiranti cantanti eliminati e creò il fenomeno One Direction

Gli One Direction, la celebre band pop britannico-irlandese composta da Harry Styles, Niall Horan, Liam Payne, Louis Tomlinson e Zayn Malik, nacquero ufficialmente il 23 luglio del 2010. In sei anni hanno pubblicato quattro album, venduto milioni di copie, fatto quattro tour mondiali e vinto quasi 200 premi: la classica carriera da boyband con enorme seguito tra gli adolescenti di tutto il mondo. Sono passati solo quindici anni ma la loro sembra una storia vecchissima, soprattutto dopo che Harry Styles è diventato una star internazionale con milioni di fan e Liam Payne è morto cadendo da un balcone, lo scorso ottobre.
A luglio del 2010 erano in corso le fasi di selezione della settima stagione del talent musicale X Factor nel Regno Unito: i cinque ragazzi non si conoscevano, si erano presentati come solisti ed erano stati eliminati. La giudice ospite della puntata Nicole Scherzinger – delle Pussycat Dolls – e l’ideatore e conduttore del programma Simon Cowell ebbero però l’idea di provare a farli cantare insieme in un gruppo. Gli One Direction, chiamati così da un’idea di Styles, arrivarono alla puntata finale qualificandosi terzi.
Dopo la fine del programma firmarono un contratto da 2 milioni di sterline con l’etichetta discografica di Sony gestita da Cowell e successivamente con la statunitense Columbia Records. Entrambe ebbero l’intuizione che il gruppo potesse guadagnare un enorme seguito posizionandosi all’interno di un panorama musicale nel quale mancava una boyband, intesa nel senso più tradizionale del termine.
Parte della forza scenica degli One Direction infatti stava nel fatto che i cinque membri erano ben assortiti e ognuno aveva un aspetto e un carattere distintivi: Harry Styles era considerato il frontman carismatico, Zayn il “bello tenebroso”, Niall quello contraddistinto dalle origini irlandesi, Liam quello responsabile e dolce, Louis quello simpatico. I fan, per la maggior parte giovani ragazze adolescenti, avevano la possibilità di identificarsi scegliendo il proprio preferito. L’assortimento e la coesione del gruppo rese il progetto estremamente efficace dal punto di vista commerciale, specialmente in un periodo in cui si cominciava a sperimentare la potenza dei social network. Il fandom degli One Direction, le Directioners, sono state una delle prime community nate e cresciute integralmente online, tra Twitter, Tumblr e YouTube.
L’attaccamento delle Directioners in molte occasioni sfociava addirittura in sentimenti di protettività: c’è stato un periodo in cui si sfidarono addirittura apertamente con altri fandom, come quello dei Beliebers – i fan di Justin Bieber, l’altra pop star che negli anni Dieci ascoltavano le persone in quella fascia di età.
Il loro primo singolo “What Makes You Beautiful”, uscito a settembre del 2011, fu il più preordinato della storia della Sony. Il loro album di debutto, uscito due mesi dopo, raggiunse il numero uno nelle classifiche statunitensi. La loro fama crebbe molto velocemente anche per la rapidità con cui pubblicarono i loro quattro dischi come gruppo: Up All Night (2011), Take Me Home (2012), Midnight Memories (2013) e Four (2014). Ognuno ha venduto meglio di quello precedente nella prima settimana in commercio e sono diventati l’unico gruppo ad avere i primi quattro album che hanno esordito al primo posto nella classifica Billboard 200 dopo l’uscita.
La loro prima apparizione in Italia avvenne dopo il successo di “What Makes You Beautiful” durante il Festival di Sanremo 2012, dove si esibirono come ospiti internazionali. Tornarono poi a giugno e luglio del 2014 con due date a San Siro a Milano e una all’Olimpico di Torino, parte dei tour in giro per il mondo.
All’inizio del 2015, durante quello che sarebbe stato il loro ultimo tour – ne fecero quattro mondiali, di cui due interamente negli stadi – Zayn Malik annunciò il suo ritiro dalla band per dedicarsi a una carriera da solista. Il tour proseguì senza di lui e a fine anno il gruppo pubblicò un quinto e ultimo album Made in the A.M., come già previsto. Tuttavia già da alcuni mesi anche gli altri quattro membri avevano dichiarato che si sarebbero presi una pausa per dedicarsi a progetti individuali.
La pausa – in teoria di un anno – non si interruppe mai, e anche se di fatto non venne mai annunciato il gruppo si sciolse nel 2016. Quello che è riuscito più di tutti a affermarsi è sicuramente Harry Styles, con uno stile da solista sempre pop ma decisamente diverso da quello di una boyband. Styles è riuscito a attirare un pubblico molto ampio, anche quello vicino alla comunità LGBTQ+, per il suo carattere e la sua presenza scenica allegra, vivace, con abiti sgargianti, e nel tempo si è guadagnato il rispetto anche di chi disdegnava gli One Direction. Da qualche anno ha comprato una casa vicino a Roma, e non è affatto insolito che venga avvistato gironzolare per la città in situazioni anche piuttosto strane per una celebrità – ad aiutare una ragazza a parcheggiare o in piazza San Pietro il giorno dell’annuncio del nuovo papa.
Anche gli altri quattro hanno continuato le loro carriere musicali, alcune più – Horan ha pubblicato tre album – altre meno affermate, come quella di Tomlinson. Malik ha fatto molto parlare di sé per la relazione con la modella statunitense Gigi Hadid, con la quale ha avuto una figlia. Dopo il suo ritiro dal gruppo si era pensato che la sua sarebbe stata la carriera con i migliori risultati fra i cinque, anche visti alcuni singoli particolarmente di successo e grazie alla collaborazione con cantanti come Taylor Swift e Sia.

Fan che rendono omaggio a Liam Payne a Madrid, 20 ottobre 2024. (AP Photo/Paul White)
Payne aveva parlato in diverse occasioni della dipendenza da alcol cominciata quando ancora faceva parte degli One Direction e dei problemi di salute mentale che aveva avuto. Nei dieci anni dallo scioglimento della band, i fan avevano spesso sperato in un concerto reunion, in cui i cinque si sarebbero esibiti ancora una volta insieme, ma sembrava un’ipotesi piuttosto remota già prima che Payne morisse cadendo dal balcone della camera d’albergo di Buenos Aires dove soggiornava, lo scorso ottobre.



