La trafila per la vendita di San Siro, dall’inizio
Il sindaco Beppe Sala ha rimandato la decisione ma c'è tempo solo fino a novembre

Lunedì, durante il consiglio comunale, il sindaco di Milano Beppe Sala ha ufficialmente rimandato a settembre la decisione sulla vendita dello stadio di San Siro. Il comune di Milano è infatti in trattativa con le due squadre della città, Inter e Milan, che a marzo, dopo anni di discussioni, avevano infine fatto un’offerta per comprare lo stadio e la zona circostante. Sia Sala che le due squadre avevano detto di voler chiudere la trattativa entro la fine di luglio, anche perché il rogito deve essere fatto prima del 10 novembre. In questa data infatti sullo stadio scatterà il vincolo della Sovrintendenza che impedirebbe ai nuovi proprietari di abbatterne una parte, come prevede invece il loro progetto.
La trattativa non è interessata dalle inchieste della procura di Milano sull’urbanistica, ma alcuni consiglieri del PD il cui voto sarebbe determinante per l’approvazione della vendita hanno chiesto di aspettare di capire cosa succederà. Il sindaco Beppe Sala è infatti indagato, e l’ex assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi (che si è dimesso lunedì) e l’ex presidente della commissione paesaggio Giuseppe Marinoni potrebbero essere messi agli arresti domiciliari.
Lo stadio di San Siro è il più grande d’Italia (ha quasi 80mila posti), ma è anche molto vecchio. Inter e Milan da tempo hanno scartato la proposta del comune di ristrutturarlo, per via dei costi troppo alti e perché temevano che nel frattempo non sarebbe stato possibile giocarci. Per anni su ristrutturazione, vendita o demolizione di San Siro si sono susseguite dichiarazioni d’intenti, proposte informali e speculazioni più o meno fondate. All’inizio sia Inter che Milan si erano mostrate interessate all’acquisto dello stadio, ma poi per diverso tempo era sembrato più probabile che costruissero due stadi separati in zone diverse della città o addirittura fuori (si parlava di San Donato per il Milan e Rozzano per l’Inter, due comuni limitrofi).
Alla fine, a marzo, le due squadre si erano decise a comprare lo stadio e la zona circostante: il comune aveva infatti chiesto che nell’accordo venisse prevista anche una riqualificazione del quartiere. Il progetto presentato al comune non è ancora definitivo ma prevede il parziale abbattimento dello stadio e la costruzione di uno nuovo con 71mila posti, un museo e il negozio ufficiale. Attorno verranno costruiti negozi, un centro medico e degli uffici, compresi quelli delle squadre, un hotel, ristoranti e aree verdi, più una serie di campi sportivi. In mezzo dovrebbe essere fatta una piazza.
L’Agenzia delle Entrate aveva fissato il prezzo per la vendita dello stadio a 197 milioni di euro. La scorsa settimana, prima che uscisse la notizia della nuova inchiesta sull’urbanistica, il Corriere della Sera scriveva che le due parti avevano trovato un accordo sulla maggior parte delle questioni in discussione nella trattativa. Tra queste ci sarebbe anche uno sconto di circa 30 milioni di oneri per le opere di utilità pubblica previste dal progetto: il prezzo finale sarebbe quindi di 160 milioni circa. Per essere approvata, la delibera sulla vendita deve essere votata prima dalla giunta e poi dal consiglio comunale.
Il progetto di demolizione parziale dello stadio e di costruzione del nuovo palazzetto e di nuovi edifici è stato molto contestato da diversi comitati cittadini. A maggio il comitato “Si Meazza” aveva presentato due esposti alla procura per contestare l’abbattimento. Uno dei due si basava su delle foto che dimostrerebbero che il secondo anello dello stadio veniva usato dagli spettatori delle partite già nel 1954. Se così fosse, il vincolo della Sovrintendenza, che viene imposto dopo 70 anni dalla creazione di un bene culturale e impedisce di modificarlo in modo consistente o di abbatterlo, non scatterebbe il prossimo 10 novembre ma sarebbe già scattato e sarebbe quindi impossibile per Milan e Inter procedere alla demolizione.
La Sovrintendenza aveva ribadito che il vincolo scatterà a novembre (spiegando che negli anni Cinquanta il secondo anello venne utilizzato dagli spettatori mentre i lavori erano ancora in corso, prima che venissero fatti i vari collaudi e che quindi venisse ufficialmente inaugurato), ma il comitato aveva fatto ricorso al TAR (tribunale amministrativo regionale) e chiesto che la trattativa venisse intanto sospesa. Pochi giorni fa il TAR ha respinto la richiesta di sospensiva, autorizzando così il comune ad andare avanti, e aggiungendo che «ci sono seri dubbi sulla ammissibilità dei ricorsi».
Per quello che si sa, il progetto di riqualificazione di San Siro viene citato solo marginalmente nell’inchiesta, basata su quello che la procura di Milano ritiene essere un «sistema» di abusi commessi negli ultimi anni dentro e attorno all’amministrazione milanese per accelerare la costruzione di nuovi palazzi. Dalle carte della procura è emerso infatti che il progetto per la riqualificazione dell’area di San Siro era un argomento ricorrente nei messaggi tra Marinoni (ex presidente della commissione paesaggio) e Federico Pella, socio dell’azienda di progettazione J+S, entrambi indagati e di cui sono stati chiesti gli arresti domiciliari.
Anche se tutto dovesse procedere come previsto, il cantiere partirà dopo le Olimpiadi invernali di febbraio del 2026. La fine dei lavori è teoricamente prevista per il 2031.



