L’esercito israeliano sta attaccando via terra Deir al Balah
Una città nel centro della Striscia di Gaza che finora aveva solo bombardato: ci vivono migliaia di sfollati palestinesi

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Lunedì l’esercito israeliano ha attaccato via aria e via terra Deir al Balah, nel centro della Striscia di Gaza. È la prima volta dall’inizio della guerra che l’esercito entra a Deir al Balah, che finora era stata colpita soltanto tramite bombardamenti, presumibilmente perché l’intelligence israeliana riteneva che nella zona fossero detenuti ostaggi. Non è chiaro se la situazione sia cambiata, o se Israele abbia deciso di attaccare via terra la città nonostante la possibile presenza di ostaggi.
Domenica Israele aveva diffuso un ordine di evacuazione della popolazione civile verso la parte sud-occidentale della città, cosa che generalmente indica l’intenzione di condurre operazioni di terra.
Il fatto che Israele non avesse ancora attaccato via terra Deir al Balah aveva consentito alla città di essere parzialmente risparmiata: benché i bombardamenti abbiano provocato distruzione generalizzata, a Deir al Balah il numero di edifici rimasti in piedi è più elevato rispetto al resto della Striscia. Anche per questo in città vivono circa 100 mila persone. Deir al Balah è inoltre uno dei principali centri delle operazioni umanitarie dell’ONU e di altre ong.
L’attacco via terra è stato comunque accompagnato da bombardamenti, soprattutto nei quartieri di Abu al ‘Ajin e Hikr al Jami’. Un giornalista di Al Jazeera che si trova in città ha scritto che i bombardamenti dell’esercito vanno avanti da ore, e che i carri armati israeliani sono entrati in città. Fonti mediche della Striscia di Gaza hanno detto a Reuters che almeno tre palestinesi sono stati uccisi e molti sono stati feriti dai bombardamenti e dagli attacchi dei carri armati israeliani.
Non è ancora chiaro perché l’esercito israeliano abbia attaccato Deir al Balah proprio adesso. Un’ipotesi è che Israele voglia passare per la città per creare un “corridoio” (cioè una striscia di terra militarmente presidiata) nel centro della Striscia di Gaza. Sarebbe il terzo di questi corridoi, dopo quello di Netzarim a nord e di Morag a sud (c’è poi il cosiddetto “corridoio Philadelphi”, tramite il quale Israele controlla il confine tra la Striscia e l’Egitto). La strategia dei “corridoi” consente a Israele di creare delle strade protette per il proprio esercito, ma soprattutto di dividere la Striscia in sezioni separate, che sono più facili da controllare.
L’associazione israeliana Bring them home, fondata da familiari e amici degli ostaggi, ha detto di essere molto preoccupata per la sicurezza degli ostaggi durante l’operazione in corso, e ha chiesto chiarimenti al governo israeliano. Si ritiene che di 50 ostaggi tuttora detenuti nella Striscia di Gaza, 20 siano ancora in vita.
Con l’ordine di evacuazione di domenica l’esercito israeliano aveva detto alla popolazione civile di Deir al Balah, che comprende migliaia di persone sfollate provenienti da Rafah e Khan Yunis, di spostarsi verso al Mawasi, sulla costa meridionale. Al Mawasi è in un’area gravemente sovraffollata, dove le condizioni igieniche sono scarsissime e mancano beni essenziali, come ovunque nella Striscia, ma è rimasta una delle poche zone relativamente sicure per le persone a Gaza.
Nel frattempo l’esercito israeliano ha continuato ad attaccare altre aree della Striscia, inclusa la città di Gaza, nel nord. Nel quartiere Remal almeno cinque persone sono state uccise in un bombardamento che ha colpito l’impianto di desalinizzazione dell’acqua. Nelle ultime 24 ore, secondo le autorità sanitarie della Striscia, in tutto il territorio sono stati uccisi 130 palestinesi.










