A Suweyda la situazione sta tornando più calma
Le milizie beduine dicono di essersi ritirate dalla città nel sud della Siria; in una settimana di scontri e massacri sono state uccise più di mille persone

Domenica i miliziani beduini hanno detto di essersi ritirati dalla città di Suweyda, nel sud del paese, e sembra che i combattimenti siano terminati, almeno per il momento. Nell’ultima settimana ci sono stati massacri e scontri tra le milizie druse e beduine, nei quali sono intervenute anche le forze di sicurezza siriane e l’esercito israeliano. Secondo i dati dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (una ong con sede nel Regno Unito che segue da anni quello che succede nel paese ed è ritenuta affidabile) sono state uccise più di mille persone, tra miliziani e civili.
La situazione rimane comunque confusa, anche perché nei giorni scorsi il governo aveva bloccato l’accesso ai giornalisti stranieri e quindi non è facile avere informazioni tempestive e affidabili su quello che sta succedendo. Kenan Azzam, un dentista locale, ha detto a Reuters che c’è una situazione di «calma tesa»: non ci sono scontri, ma mancano ancora l’acqua e l’elettricità e alcuni ospedali hanno smesso di funzionare. Associated Press scrive che alcune decine di camion con aiuti umanitari sono in viaggio verso la regione.
Secondo le Nazioni Unite più di 87mila persone hanno lasciato Suweyda nell’ultima settimana: molte se ne sono andate a piedi e circa 2mila famiglie hanno cercato rifugio nelle scuole, nelle chiese e in altri edifici pubblici. Il sistema sanitario è in grande difficoltà, mancano l’elettricità e gli strumenti di base, e alcuni pazienti sono stati trasferiti nelle regioni circostanti o nella capitale Damasco.

Camion con cibo e altri beni essenziali in viaggio verso la regione siriana di Suweyda, il 20 luglio 2025 (AP Photo/Omar Sanadiki)
Ci sono stati diversi cessate il fuoco, annunciati dalle varie parti coinvolte, ma tutti sono risultati molto fragili e sono stati violati nel giro di poche ore. Sabato mattina per esempio sia gli Stati Uniti sia il presidente siriano ad interim, Ahmad al Sharaa, avevano annunciato un cessate il fuoco, che però non è stato rispettato: presto sono arrivate notizie di altri scontri.

Miliziani beduini ad al Mazraa, nella regione di Suweyda, il 18 luglio 2025 (AP Photo/Ghaith Alsayed)
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Il governo siriano ha inviato le forze di sicurezza a Suweyda per la prima volta lunedì, per fermare gli scontri e ripristinare il controllo sul territorio. Il loro intervento però è stato percepito soprattutto come un modo per aiutare i gruppi beduini. I miliziani delle forze di sicurezza se ne sono andati da Suweyda e sono poi tornati più volte, in concomitanza con i vari annunci di cessate il fuoco.
Vari abitanti, sentiti dai giornali stranieri, hanno accusato i miliziani delle forze di sicurezza di crimini e violenze contro i civili drusi: tra le altre cose gli abitanti hanno descritto saccheggi, furti ed esecuzioni. Questo complica la posizione di al Sharaa, che fa parte del gruppo islamista Hayat Tharir al Sham: da quando è diventato presidente, lo scorso dicembre, ha cercato di presentarsi come un garante delle molte minoranze che vivono in Siria, tra cui proprio quella drusa. È stato però accusato di non rispettare questo impegno. Il ministro siriano dell’Informazione ha riconosciuto che alcuni miliziani hanno compiuto violenze, ma ha sostenuto che questo non fosse «premeditato».

Auto bruciate ad al Mazraa, nella regione di Suweyda, il 19 luglio 2025 (AP Photo/Ghaith Alsayed)
Come detto nei combattimenti è intervenuto anche Israele, che tra martedì e mercoledì ha bombardato sia Suweyda sia Damasco, colpendo il ministero della Difesa e un edificio vicino al palazzo presidenziale. L’ha fatto per mostrare sostegno ai drusi, ma soprattutto per evitare che le forze di sicurezza siriane si avvicinassero troppo ai propri confini.
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