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  • Sabato 19 luglio 2025

A Suweyda la situazione è disastrosa

Alcuni abitanti della regione nel sud della Siria hanno descritto ai giornali giorni di violenze e massacri, e sono state uccise quasi 600 persone

Un miliziano beduino ad al Mazraa, nella regione di Suweyda, il 18 luglio del 2025 (Ali Haj Suleiman/Getty Images)
Un miliziano beduino ad al Mazraa, nella regione di Suweyda, il 18 luglio del 2025 (Ali Haj Suleiman/Getty Images)
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Il governo siriano ha vietato ai giornalisti stranieri di accedere a Suweyda, la regione nel sud della Siria dove dalla scorsa domenica sono in corso massacri e scontri tra la comunità drusa e quella beduina. Sono intervenute anche le forze di sicurezza siriane e l’esercito israeliano, che ha bombardato sia Suweyda sia la capitale siriana Damasco. Ci sono stati tre cessate il fuoco, che però sono durati poco.

Secondo i dati dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (una ong con sede nel Regno Unito che segue da anni quello che succede nel paese ed è ritenuta affidabile) sono state uccise almeno 594 persone tra miliziani e civili appartenenti alle comunità dei drusi e dei beduini, e componenti delle forze di sicurezza.

Alcuni giornali sono riusciti a parlare con vari abitanti di Suweyda, che hanno raccontato una situazione disastrosa. Hossam, un uomo druso di 33 anni (il cognome non è stato diffuso), ha detto al New York Times di essersi rifugiato in casa nei primi giorni di scontri. È uscito giovedì, dopo il primo cessate il fuoco, per farsi un’idea della situazione e dei danni: ha detto che per le strade c’erano auto bruciate e macchie di sangue, i negozi avevano le vetrine rotte ed erano stati saccheggiati.

Ha visto molte auto andare rapidamente verso l’entrata dell’ospedale, con a bordo persone ferite. All’interno dell’ospedale si radunavano anche molte persone che cercavano i loro familiari, per sapere se fossero stati uccisi o feriti durante gli scontri. L’obitorio era pieno di corpi di miliziani e civili.

Un’auto incendiata ad al Mazraa, nella regione di Suweyda, il 18 luglio 2025 (Ali Haj Suleiman/Getty Images)

BBC ha parlato con un altro uomo druso, che ha identificato con il nome di fantasia Nayef: «Stiamo raccogliendo i corpi dalle strade. Ne abbiamo trovati alcuni lasciati fuori o vicino alle case per due o tre giorni», ha detto. Ha aggiunto che le forze di sicurezza siriane hanno «preso d’assalto i quartieri, scegliendo le case che sembravano più ricche. Le hanno saccheggiate e incendiate».

– Leggi anche: La fazione drusa che non vuole il cessate il fuoco nel sud della Siria

Le forze di sicurezza siriane sono composte da un insieme di gruppi armati, non sempre coordinati e gestiti dal governo centrale. Tra loro ci sono anche combattenti di religione islamica con idee estremiste. Sono arrivati nella regione di Suweyda lo scorso lunedì, per interrompere gli scontri tra drusi e beduini: il loro intervento però è stato percepito soprattutto come un modo per aiutare i gruppi beduini, anche perché i drusi nella regione hanno sempre avuto molta autonomia.

Al contrario i drusi sono sostenuti da Israele: tra martedì e mercoledì l’esercito israeliano ha bombardato sia Suweyda sia Damasco, colpendo il ministero della Difesa e un edificio vicino al palazzo presidenziale. L’ha fatto, oltre che per mostrare sostegno ai drusi, soprattutto per evitare che le forze di sicurezza siriane si avvicinassero troppo ai propri confini.

Sabato l’inviato di Trump per la Siria, Tom Barrack, ha detto che è stato raggiunto un cessate il fuoco tra Siria e Israele. In seguito anche il presidente siriano ad interim al Sharaa ha annunciato un cessate il fuoco immediato a Suweyda. Israele non ha commentato e la situazione rimane molto confusa: Reuters ha scritto che i combattimenti sono continuati anche sabato.

I drusi sono una minoranza religiosa non musulmana che accoglie nella propria dottrina elementi dell’islam, dell’ebraismo, dell’induismo e del cristianesimo. In Siria ci sono circa 700mila drusi concentrati soprattutto nella regione di Suweyda. I beduini invece sono una tribù nomade, che pratica l’Islam sunnita (la religione prevalente in Siria, e la stessa dei gruppi attualmente al governo), presente in diversi paesi del Nordafrica e della penisola araba.

Uomini delle forze di sicurezza siriane su un carro armato vicino a Suweyda, il 15 luglio 2025 (Stringer/Getty Images)

Alcuni video girati a Suweyda, circolati online e verificati dai giornali stranieri (tra cui il New York Times BBC), mostrano degli uomini armati e con divise militari, in alcuni casi con il simbolo della polizia militare siriana, che rasano o tagliano la barba e i capelli ad altri uomini, una cosa considerata umiliante dai drusi. I baffi sono un simbolo dell’identità religiosa drusa.

– Leggi anche: Chi sono i drusi

Nizar, un altro uomo druso sentito dal New York Times, era in ufficio quando sono cominciati gli scontri tra drusi e beduini, domenica: nei giorni successivi ha provato più volte a tornare a casa, ma è stato bloccato dai checkpoint creati sulla strada. È riuscito a tornare a casa martedì. Ha raccontato che poco dopo un soldato ha bussato alla sua porta e gli ha puntato contro un’arma, chiedendogli i documenti. Il soldato gli ha ordinato di dargli le chiavi della sua auto, dicendo di doverla perquisire. «Poi se ne sono andati, prendendo le macchine», ha detto.

Miliziani a Suweyda, il 18 luglio 2025 (Ali Haj Suleiman/Getty Images)

Il presidente siriano al Sharaa, del gruppo islamista Hayat Tahrir al Sham, ha ribadito che proteggere i drusi è una sua «priorità». Già in passato aveva detto in più occasioni di voler essere un garante delle molte minoranze che vivono in Siria, tra cui proprio quella drusa. È stato però accusato di non rispettare questo impegno, sia per i massacri a Suweyda, sia per quelli compiuti lo scorso marzo intorno a Latakia contro la minoranza alawita, da molti identificata con l’ex regime del dittatore siriano Bashar al Assad, fuggito lo scorso dicembre.

– Leggi anche: «Siete alawiti o sunniti?»