Il più grande passo indietro degli ultimi decenni in Brasile sulle norme ambientali
Il parlamento (di destra) ha approvato una legge che rende più facile costruire: il governo (di sinistra) non è contento

Il parlamento brasiliano ha concluso giovedì l’approvazione di una legge che facilita la realizzazione di progetti infrastrutturali riducendo vincoli e controlli ambientali. È un notizia rilevante, perché è un grande passo indietro per il paese nella tutela dell’ambiente: i critici sostengono che la nuova norma smantelli di fatto buona parte della legislazione in materia di tutela dell’ambiente, che il Brasile aveva costruito nel corso degli ultimi decenni. Dopo l’ultimo passaggio alla Camera dei deputati, a maggioranza conservatrice, la ministra dell’Ambiente Marina Silva ha parlato di «un giorno di lutto» per tutto il Brasile.
Silva fa parte del governo di sinistra del presidente Luiz Inácio Lula da Silva, mentre il Congresso brasiliano è il più sbilanciato a destra della storia del paese, più ancora che negli anni di presidenza di Jair Bolsonaro. Alle elezioni del 2022 Lula vinse infatti le presidenziali con una maggioranza molto stretta (il 50,9 per cento), ma alle legislative la destra ottenne il maggior numero di seggi (il Partito liberale, quello di Bolsonaro, risultò il più votato, e Unione Brasiliana, di centrodestra, il terzo).
La legge, di cui si discuteva da vent’anni ma che finora non aveva mai potuto contare su una maggioranza parlamentare, è molto criticata da scienziati e ambientalisti, che temono i suoi effetti soprattutto nelle aree del Brasile più vulnerabili, come le foreste pluviali, fondamentali per la regolazione del clima dell’intero pianeta: effetti come indici di inquinamento più alti e attività di deforestazione più aggressiva. I sostenitori della norma dicono invece che favorirà lo sviluppo economico di alcune aree depresse e accelererà la realizzazione di progetti infrastrutturali importanti.
Hanno votato a favore 267 deputati, 116 hanno votato contro. Ora la legge, che era già stata approvata dal Senato a maggio, dovrà passare dal presidente Luiz Inácio Lula da Silva, che ha il potere di rimandare il testo in parlamento nella sua interezza o soltanto in alcune parti (si ritiene più probabile questa seconda opzione).
In sostanza la legge permette al governo di definire «strategici» progetti che hanno un alto impatto ambientale, con l’obiettivo di facilitarne la realizzazione evitando che vengano chieste ulteriori valutazioni o modifiche. In alcuni specifici casi permette ai costruttori di avviare i lavori senza passare per la fase dei controlli preventivi, presentando solo una specie di autodichiarazione. Tutto questo riguarda anche aree a rischio come la foresta Atlantica, una foresta tropicale sulla costa atlantica già ridotta a un quarto dell’estensione originale.
La legge riduce inoltre il ruolo e i poteri di enti federali come la Fondazione nazionale dei popoli indigeni (Funai), che si occupa della tutela dei popoli indigeni, tra le comunità più attive nella difesa dell’ambiente in Brasile e in varie parti del mondo. Prevede anche che in molti casi i progetti infrastrutturali non debbano più essere approvati dall’Ibama, l’autorità federale per l’ambiente, ma dalle autorità locali, meno autorevoli e indipendenti.
Il presidente Lula è in una posizione complicata, perché l’approvazione della legge è una sconfitta per il suo governo, che si definisce ecologista e si era presentato in netta opposizione alle politiche ambientali aggressive di Bolsonaro. A novembre a Belém, nella foresta Amazzonica, si terrà la COP30, la trentesima conferenza sul clima delle Nazioni Unite, su cui Lula sta puntando molto per presentare anche all’estero il Brasile come un paese all’avanguardia nella lotta contro il cambiamento climatico (anche se per varie ragioni ci sta riuscendo poco).
Lula è in difficoltà anche perché in passato era stato criticato dalla sua stessa parte politica perché accusato di avere ceduto su alcuni temi ambientali e di avere subìto le pressioni del comparto industriale e produttivo del Brasile. È possibile che ora proverà a opporsi in tutti i modi a questa legge, per evitare di subire le stesse accuse.



