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  • Mercoledì 16 luglio 2025

Chi sono i drusi

La comunità araba coinvolta negli scontri nel sud della Siria, e che Israele dice di voler difendere

Uomini drusi nelle alture del Golan, luglio 2024
Uomini drusi nelle alture del Golan, luglio 2024 (AP Photo/Leo Correa)
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Negli ultimi tre giorni Israele ha bombardato le forze di sicurezza della Siria e la capitale siriana Damasco: ha giustificato gli attacchi sostenendo di voler proteggere la comunità drusa che vive in Siria, con cui Israele ha una relazione particolarmente stretta. Da giorni sono in corso scontri nel sud della Siria, dove secondo Israele le forze di sicurezza siriane sarebbero intervenute contro i drusi: i bombardamenti su Damasco servirebbero a evitare ulteriori attacchi.

«Stiamo operando per salvare i nostri fratelli drusi», ha scritto in un comunicato per la stampa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Per il governo israeliano proteggere i drusi siriani è un modo per ottenere il favore della comunità drusa israeliana, che ha un ruolo importante nella società ed è piuttosto benvoluta nel paese.

I drusi sono una popolazione di circa un milione di persone sparsa tra Siria, Libano e Israele, oltre ad alcune comunità in Giordania. Sono etnicamente arabi e parlano arabo, ma la loro religione li distingue da tutti gli altri gruppi della regione. La religione drusa si distaccò nell’Undicesimo secolo dall’islam sciita, di cui ha ancora molti tratti. I drusi, però, aggiunsero alle basi dell’islam anche elementi dell’ebraismo, dell’induismo e del cristianesimo, oltre che della filosofia platonica.

La comunità religiosa drusa è chiusa fin dal momento della sua fondazione: oltre ai fedeli iniziali, nessuno può convertirsi e i matrimoni con persone di altre religioni sono proibiti. Questo significa che la popolazione drusa attuale discende interamente dai primi drusi dell’Undicesimo secolo, perché da allora non si sono più unite nuove persone alla comunità.

Uomini drusi protestano al confine tra Israele e Siria, 25 aprile 2025

Uomini drusi protestano al confine tra Israele e Siria, 25 aprile 2025 (AP Photo/Maya Alleruzzo)

Poiché la comunità religiosa dei drusi è estremamente chiusa, tutta la loro dottrina è sempre rimasta abbastanza difficile da delineare. Credono nella trasmigrazione delle anime dopo la morte, e in generale rifiutano il concetto di cerimonie e riti pubblici. La comunità si incontra tutti i giovedì sera per discutere e meditare.

I drusi inoltre non hanno una gerarchia clericale. La comunità è divisa in due gruppi: gli “al Juhhal”, gli “ignoranti”, cioè i non iniziati alle sacre scritture, che costituiscono circa l’80 per cento della popolazione e vivono in maniera secolare, e gli “al Uqqal”, i “saggi”, che invece conoscono le sacre scritture e si dedicano allo studio e alla meditazione.

Al di là dell’aspetto religioso, i drusi partecipano alla vita sociale e politica dei paesi in cui abitano, anche creando o appoggiando partiti politici.

Donne druse nelle alture del Golan, dicembre 2024

Donne druse nelle alture del Golan, dicembre 2024 (AP Photo/Matias Delacroix)

Nella storia i drusi hanno spesso avuto ruoli centrali. Combatterono contro i cristiani durante le crociate, intorno al Dodicesimo secolo, e sotto l’impero Ottomano ebbero una grande autonomia. Ancora oggi sono una componente fondamentale delle comunità dei paesi in cui abitano, pur essendo una minoranza.

In Libano i drusi sono circa 200mila, il 5 per cento della popolazione, e nella storia recente del paese il loro appoggio è spesso stato fondamentale per la formazione dei governi nazionali. Ancora oggi i partiti drusi hanno un potere sproporzionato rispetto a quello di altre comunità anche più grandi.

In Israele i drusi sono circa 150mila, l’1,5 per cento della popolazione, ma sono una minoranza estremamente importante perché aderiscono fedelmente al progetto dello stato israeliano fin dalla sua fondazione, nel 1948. In Israele i drusi sono l’unica comunità araba che fa il servizio militare di leva, e molto spesso rimangono nell’esercito dove diventano ufficiali di alto rango, membri dei reparti d’élite o importanti funzionari della pubblica sicurezza. Fare parte dell’esercito, anzi, è ormai diventato una componente dell’identità dei drusi israeliani. In quanto “minoranza araba modello”, i drusi sono benvoluti in Israele, e i governi cercano di ottenere il loro favore.

Diversa è però la situazione dei circa 22mila drusi che vivono nelle alture del Golan, una regione siriana che Israele conquistò nel 1967 ma che secondo la comunità internazionale continua ad appartenere alla Siria. I drusi del Golan continuano in gran parte a sentirsi siriani, e soltanto 1.600 di loro hanno preso la cittadinanza israeliana. Gli altri hanno un permesso di soggiorno, ma continuano a sostenere di appartenere alla Siria.

In Siria i drusi sono circa 700mila, e sono stanziati soprattutto nella parte sud del paese, attorno alla città di Suwayda. I drusi siriani erano contrari al regime della famiglia Assad, che ha governato il paese dal 1970 alla fine del 2024, e si sono sollevati a sostegno della rivolta che a dicembre ha fatto cadere il regime.

Da quando si è instaurato a Damasco il nuovo governo di Ahmed al Sharaa la comunità drusa ha espresso diffidenza, temendo che il nuovo regime sarebbe stato intollerante verso le minoranze. Al Sharaa ha promesso estrema tolleranza per tutti i gruppi che compongono la Siria, ma negli scorsi mesi ci sono stati vari scontri e massacri proprio contro alcune minoranze del paese.

Non è del tutto chiaro fino a che punto i drusi siriani accettino e chiedano l’intervento di Israele in loro difesa. La comunità è comunque divisa: dopo la caduta del regime di Assad, alcuni leader religiosi drusi annunciarono la propria adesione al progetto di unificazione della Siria e il sostegno al nuovo governo di al Sharaa. Ma altri, e in particolare lo sceicco Hikmat al Hijri, si sono sempre opposti al nuovo governo e hanno rifiutato ogni tentativo di accordo. Al Hijri è anzi piuttosto vicino a Israele, e negli scorsi giorni ha invocato l’intervento dell’esercito israeliano.

In ogni caso, Israele ha bombardato la Siria non soltanto per proteggere i drusi: Netanyahu ha detto anche di voler «garantire la demilitarizzazione dell’area vicina al nostro confine con la Siria». A febbraio Israele aveva imposto unilateralmente la demilitarizzazione di tutta l’area «a sud di Damasco», senza l’assenso del nuovo governo siriano, sostenendo che si trattasse di una questione di sicurezza nazionale.

Israele vuole evitare che le forze di sicurezza del governo siriano entrino nel sud del paese per impedire assembramenti di truppe in una zona che reputa sensibile ed esposta, vicina alle alture del Golan.