Sull’aereo precipitato in India ci sono molte teorie e poche certezze
Un’ipotesi è che uno dei piloti abbia spento apposta i motori, ma l’India cerca di non parlarne

Il rapporto preliminare sull’incidente aereo di Ahmedabad, in India, ha lasciato molti dubbi e alimentato speculazioni e teorie su come siano andate le cose. È stato pubblicato un mese esatto dopo l’incidente, nel quale lo scorso 12 giugno erano morte 260 persone. Ha stabilito che l’aereo era precipitato in fase di decollo perché era stato interrotto il flusso di carburante ai motori, che quindi si sono spenti. Ci sono invece meno certezze su cosa abbia causato l’interruzione: i dubbi rimarranno a lungo, dato che il rapporto definitivo sarà pubblicato tra quasi un anno.
Le autorità indiane non sembrano avere troppa fretta di fare chiarezza, e secondo molti esperti il primo rapporto è piuttosto incompleto, pur essendo preliminare. Air India, che dal 2022 è una compagnia privata, dopo l’incidente ha avviato una serie di controlli su tutta la sua flotta e anche sospeso alcune tratte internazionali. Non è stato reso pubblico alcun risultato delle indagini interne.
Intanto, la stampa internazionale sta dando molto spazio a varie teorie su una possibile responsabilità dei piloti, in alcuni casi ipotizzando anche una espressa volontà di far precipitare l’aereo. La prima indicazione dell’autorità indiana che si occupa dell’aviazione civile è stata invece suggerire una revisione di tutti gli interruttori del carburante sui Boeing 787 (il modello dell’aereo precipitato): è stata interpretata come un’ipotesi di possibili anomalie tecniche, che però non sono state riscontrate.

I funerali di Akash Patni, una delle persone morte nell’incidente (AP Photo/Ajit Solanki)
Il volo Air India 171 è precipitato meno di un minuto dopo il decollo, cadendo su un ospedale e contro la struttura dove alloggiavano i medici e gli studenti di medicina che ci lavoravano: sono morte 241 delle 242 persone a bordo (un solo sopravvissuto) e 19 a terra. Il rapporto preliminare evidenzia che secondo i dati provenienti dalle strumentazioni gli interruttori che gestiscono il flusso di carburante sono stati spostati dalla posizione “Run” (flusso aperto) a quella “Cutoff” (flusso chiuso) e poi riportati su “Run” dopo una decina di secondi: i motori, che si erano spenti, non sono però ripartiti in tempo per evitare la caduta.
Gli interruttori in questione si trovano in mezzo ai sedili dei due piloti, dietro e sotto al punto dove si trovano le maniglie per regolare la potenza dei motori. Sono progettati in modo che sia molto difficile toccarli accidentalmente, hanno una sicura che evita movimenti accidentali e la loro funzione non è in alcun modo automatizzata: richiede sempre l’intervento manuale dei piloti. Servono ad accendere i motori per il decollo, a spegnerli una volta tornati a terra, o, molto più raramente, a riavviarli in caso di avarie in volo. Air India su quell’aereo aveva cambiato il blocco centrale dei controlli nel 2019 e nel 2023, per questioni non legate a quegli interruttori.

Al centro, in basso, sotto le leve che servono a dare potenza, gli interruttori del flusso del carburante su un Boeing 787 (Hannes P. Albert/dpa)
Le indagini sugli incidenti aerei sono di competenza del paese dove l’aereo è stato registrato e dove è avvenuto l’incidente, quindi in questo caso sempre dell’India. Seguono un protocollo internazionale stabilito dall’ICAO (International Civil Aviation Organization, l’agenzia della Nazioni Unite specializzata in aviazione civile) e possono coinvolgere le autorità del paese dell’azienda che ha costruito l’aereo, in questo caso la statunitense Boeing. Dopo la pubblicazione del rapporto preliminare, Boeing e la Federal Aviation Administration (FAA), l’agenzia federale degli Stati Uniti che si occupa dell’aviazione, hanno ribadito la sicurezza del sistema di interruttori.
Secondo molti esperti sentiti da vari media internazionali, quegli interruttori possono cambiare posizione solo se qualcuno li aziona di proposito. Altri fanno notare che il fatto stesso che abbiano cambiato posizione non è sicuro al momento, perché potrebbe trattarsi di un errore nei sistemi che dovrebbero rilevare il movimento.
Nel rapporto preliminare viene riportato uno scambio fra i due piloti presenti in cabina al momento dell’incidente, il comandante Sumeet Sabharwal (56 anni e 15.638 ore di volo di esperienza) e il primo ufficiale Clive Kunder (32 anni e 3.403 ore di volo). Il documento dice che «nella registrazione vocale della cabina di pilotaggio si sente uno dei piloti chiedere all’altro perché avesse disattivato l’alimentazione. L’altro pilota ha risposto di non averlo fatto». Non si dice quale dei due piloti dice cosa, né il momento esatto in cui è avvenuto lo scambio: le associazioni di settore e vari esperti hanno criticato l’assenza di contesto e la mancata trascrizione completa del dialogo (che è stato riassunto).
In generale sono state fatte molte ipotesi su un errore umano o su una volontaria scelta di uno dei piloti di far precipitare l’aereo. Alcune associazioni indiane di piloti hanno definito queste ipotesi scorrette e prive di fondamento, per quanto emerge dal rapporto preliminare. Anche la stampa indiana non sta parlando molto di questa ipotesi: i media del paese sono perlopiù nazionalisti e allineati alla retorica e alla narrativa del governo del Bharatiya Janata Party (BJP) del primo ministro Narendra Modi, da cui sono arrivati pochi commenti sulla vicenda, dopo le iniziali manifestazioni di cordoglio.

I funerali del comandante Sumeet Sabharwal, a Mumbai, il 17 giugno (EPA/DIVYAKANT SOLANKI)
Sulla stampa internazionale invece si è parlato di più di questa possibilità. Il quotidiano britannico Daily Telegraph (il volo era diretto a Londra e 53 delle persone morte erano britanniche) ha scritto che il comandante Sabharwal negli ultimi due-tre anni avrebbe mostrato segni di depressione, in seguito alla morte della madre. Lo sostiene Mohan Ranganathan, un esperto di sicurezza aerea, che ha detto al quotidiano: «Ho sentito da vari piloti di Air India che soffriva di depressione e aveva problemi mentali». Sabharwal era vicino alla pensione e aveva recentemente passato i consueti controlli di salute previsti per i piloti.
In fase di decollo l’aereo di Air India era pilotato dal primo ufficiale Clive Kunder, mentre Sabharwal supervisionava: motivo per cui, scrive il Telegraph, il comandante «avrebbe avuto le mani libere per spegnere gli interruttori».
Queste conclusioni e la stessa ipotesi di depressione sono tutt’altro che certe e sicuramente premature. Però la salute mentale dei piloti, per quanto certificata da controlli ricorrenti, è una questione discussa: secondo varie testimonianze i piloti tendono a nascondere eventuali fragilità emotive e psicologiche, perché il sospetto che siano depressi o soffrano di altri disturbi psichici può causare la sospensione della licenza di volo e condizionare la loro possibilità di lavorare.



