Ci sono centinaia di bambini sepolti in questa fossa comune in Irlanda
È sul luogo di una vecchia casa per ragazze madri gestita da suore, e ora sono iniziati gli scavi per recuperare i corpi

A Tuam, nella contea di Galway nell’Irlanda nord occidentale, sono stati avviati gli scavi per il recupero di centinaia di corpi di bambini seppelliti in una fossa biologica tra il 1925 e il 1961 da un gruppo di suore del Buon Soccorso, che gestiva una casa di accoglienza per giovani madri. L’operazione dovrebbe consentire di ricostruire con il DNA l’identità di molti bambini, spesso separati alla nascita dalle loro madri, aggiungendo nuove informazioni a un caso che ha avuto un profondo impatto sulla comunità di Tuam e in generale su tutta l’Irlanda, dopo inchieste giornalistiche e governative. I responsabili dell’iniziativa stimano che saranno necessari almeno due anni per recuperare tutti i corpi e per procedere alla loro identificazione.
A metà degli anni Settanta due ragazzini stavano giocando nella zona di Tuam dove un tempo sorgeva la casa di accoglienza, quando nell’angolo di un giardino notarono una lastra di cemento danneggiata. Attraverso le crepe si intravedevano delle ossa umane. Raccontarono ciò che avevano visto, ma inizialmente si pensò che i resti potessero essere di alcune persone morte durante la Grande carestia irlandese di metà Ottocento, che si stima avesse causato almeno un milione di morti.
Negli anni seguenti Catherine Corless, un’appassionata di storia locale, iniziò a dubitare di quella versione perché sapeva che in quella zona era stata costruita un tempo una casa di accoglienza delle suore del Buon Soccorso. Fece alcune indagini tra i registri cittadini e scoprì che almeno 796 bambini erano morti negli anni in quella struttura, evidentemente senza ricevere una normale sepoltura. Una sua prima ricerca fu ripresa dai giornali nel 2014, portando a un grande interesse per la vicenda in Irlanda e nel resto del mondo. Da quegli studi sarebbero poi originate inchieste giornalistiche, documentari, indagini di commissioni governative che aiutarono a fare chiarezza sulle condizioni in cui vivevano le madri e i bambini nella struttura.
In un paese profondamente cattolico come l’Irlanda, le gravidanze fuori dal matrimonio non erano ben viste. Come in altre zone del paese, anche in quella di Tuam le donne incinte e non sposate venivano spesso inviate in case di accoglienza per partorire, dove venivano seguite per lo più da suore, non sempre preparate per gestire le pratiche sanitarie. Nel caso della struttura gestita dalle suore del Buon Soccorso, alle madri veniva chiesto di rimanere per almeno un anno, facendo del lavoro non retribuito, in modo da ripagare i servizi ricevuti. Venivano separate dai loro figli appena nati, che vivevano in un’altra zona della casa e accuditi dalle suore, fino a quando venivano dati in adozione, spesso senza il consenso delle loro madri.
Il tasso di mortalità dei nuovi nati era estremamente alto: all’inizio degli anni Quaranta moriva un bambino su tre, nei decenni successivi di attività della casa uno su quattro, ma i dati sono ancora provvisori in attesa di ulteriori analisi. Le malattie dell’infanzia come il morbillo erano tra le principali cause di morte, ma in molti casi i bambini morivano per via della denutrizione e delle scarse condizioni igieniche.
Dopo il lavoro di Corless, nel 2017 una commissione sulla casa per ragazze madri diffuse i risultati di una prima inchiesta, confermando di avere trovato resti umani in alcuni scavi di prova nell’area in cui si trovava la struttura e che ora fa parte di una zona residenziale. I test rivelarono la presenza dei resti di feti di 35 settimane e di bambini fino ai 3 anni di età, morti nella struttura e gettati dalle suore nella fossa biologica. La pratica proseguì per molti anni e per questo si stima che gli scavi possano portare alla scoperta di centinaia di corpi.
I responsabili hanno l’obiettivo di recuperare tutti i resti, catalogarli, provare a identificarli tramite test del DNA e riconsegnarli alle rispettive famiglie, in modo da poter ricevere una sepoltura appropriata. È un lavoro estremamente delicato, non solo nelle attività di scavo vero e proprio, ma anche in quelle di ricomposizione di corpi che furono di fatto ammassati senza cura per molti anni. Le famiglie e i discendenti delle ragazze madri che furono ospitate nella struttura si potranno sottoporre volontariamente ai test per confrontare il loro DNA con quello dei resti trovati nella fossa biologica.
Nel 2021 le suore del Buon Soccorso di Nostra Signora Ausiliatrice hanno pubblicato una lettera di scuse, ammettendo di non aver: «Vissuto in modo coerente con i principi cristiani nel periodo in cui gestivamo la casa». La Conferenza episcopale cattolica irlandese ha chiesto scusa per quanto avvenne a Tuam e per come furono gestite in generale le case per ragazze madri in Irlanda. È stato calcolato che circa 30mila donne furono ospitate in strutture di questo tipo nel corso di un secolo e mezzo, in istituzioni generalmente chiamate Case Magdalene. L’ultima in Irlanda fu chiusa nel 1996 e la storia delle donne che furono ospitate in queste strutture è stata raccontata in diversi documentari e film come Magdalene del 2002 e Philomena del 2013.



