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  • Lunedì 14 luglio 2025

La Convenzione contro le mine antiuomo continua a perdere pezzi

Negli ultimi mesi i paesi baltici, la Finlandia, la Polonia e l'Ucraina hanno annunciato di volersi ritirare, per difendersi dalla Russia

Un segno di pericolo davanti a un terreno minato vicino a Kiev
Un segno di pericolo davanti a un terreno minato vicino a Kiev (Getty/Jeff J Mitchell)
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Negli ultimi mesi sei paesi dell’Europa orientale hanno annunciato che abbandoneranno la Convenzione sulla messa al bando delle mine antiuomo: Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia, Polonia e anche l’Ucraina. Hanno tutti una frontiera terrestre con la Russia o con la Bielorussia, sua strettissima alleata, e l’hanno fatto soprattutto per proteggersi da un’eventuale invasione o, nel caso dell’Ucraina, difendersi dagli attacchi della Russia in modo più efficace.

Le mine antiuomo sono congegni esplosivi pensati per essere interrati o nascosti sul terreno, e detonare al passaggio di una persona. Il loro uso è molto dibattuto, dato che danneggiano soprattutto la popolazione civile e hanno effetti duraturi e terribili anche dopo la fine di una guerra, dato che le procedure di sminamento sono costose e complesse. Inoltre le zone minate spesso non sono propriamente segnalate e con il tempo le mine possono spostarsi, a causa dei fenomeni atmosferici e dell’erosione del terreno.

Sono state usate per decenni, soprattutto dopo la Seconda guerra mondiale, in vari conflitti o per proteggere i confini. A partire dagli anni Novanta si iniziò a discutere della possibilità di bandirle. La “Convenzione sulla proibizione dell’uso, stoccaggio, produzione, vendita di mine antiuomo e la loro relativa distruzione” entrò in vigore con questo scopo nel 1999 e finora è stata firmata da 133 paesi. Come suggerisce il nome, proibisce ai paesi che ne fanno parte di produrre, utilizzare, vendere e immagazzinare le mine antiuomo, e li obbliga a distruggere quelle che già possiedono.

Semplificando un po’, le convenzioni internazionali come questa non sono leggi valide per tutti: sono più simili a un accordo, che vincola gli stati che decidono di farne parte a rispettarlo. Tra i paesi che non hanno firmato la Convenzione ci sono gli Stati Uniti, la Cina, l’India, e la Russia.

In seguito all’invasione russa dell’Ucraina, nel febbraio del 2022, i paesi che confinano con la Russia o la Bielorussia hanno iniziato ad aumentare le proprie spese militari e a fare piani per prepararsi in caso la Russia decidesse di invadere anche loro. Tra le altre cose hanno rafforzato i confini e pianificano di usare (con la sola eccezione, per ora, della Norvegia) le mine antiuomo a questo scopo, se dovesse essere necessario. Funzionari del governo lituano e finlandese hanno anche detto a Reuters che inizieranno a produrne, per sé e per l’Ucraina.

Due poliziotti della guardia di frontiera lituana al confine tra Lituania e Bielorussia

Due poliziotti del Servizio di guardia statale delle frontiere lituano al confine tra Lituania e Bielorussia (Getty/Omar Marques)

L’Ucraina ha ratificato la Convenzione nel 2006, e quindi al momento sarebbe tenuta a non utilizzare mine antiuomo. A fine giugno il presidente Volodymyr Zelensky ha firmato un decreto per ritirare il paese dalla Convenzione (anche se il trattato proibisce comunque a un paese in guerra di usarle, anche dopo essersi ritirato). Una delle ragioni è che la Russia non aderisce al trattato e durante la guerra ha usato estesamente le mine antiuomo, tanto che l’Ucraina è rapidamente diventata uno dei paesi più minati al mondo. Un’indagine della ong Human Rights Watch ha accusato anche l’Ucraina di aver usato mine antiuomo durante la guerra.

Il testo della Convenzione prevede che debbano trascorrere sei mesi dal momento in cui uno stato notifica il proprio ritiro alle Nazioni Unite al momento in cui effettivamente si ritira.

Diverse organizzazioni che si oppongono all’uso delle mine hanno criticato i paesi che si sono ritirati. Per esempio Tamar Gabelnick, la direttrice della Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo, ha messo in dubbio che servirà a proteggere maggiormente i paesi che confinano con la Russia in caso di invasione, e ha detto che si tratta di «giochetti politici» da parte di funzionari che vogliono presentarsi come i difensori della sicurezza nazionale.

Nel 2024, secondo la rete di ong della Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo, in tutto il mondo 5.757 persone sono state uccise o ferite da queste mine, di cui l’84 per cento erano civili (nei casi in cui era noto il loro status).