Limitare l’accesso nei luoghi pubblici per contrastare il turismo di massa
In Italia lo si fa nelle spiagge, in montagna e persino in intere città, ma i risultati sono molto variabili
di Pietro Meneghelli

Questo e gli altri articoli della sezione Capire il turismo di oggi sono un progetto del workshop di giornalismo 2025 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.
Negli ultimi anni molti comuni in Italia stanno cercando di contrastare le conseguenze negative del turismo di massa con l’introduzione di limiti anche per accedere ai luoghi pubblici: spiagge, laghi di montagna o addirittura intere città, come nel caso di Venezia. Lo si fa tramite prenotazioni obbligatorie, ticket di ingresso, sistemi che prevedono un limite massimo di persone e altri metodi ancora. Nella maggior parte dei casi nessuno di questi sistemi, preso singolarmente, è davvero risolutivo.
I limiti servono a proteggere quei posti dai danni ambientali provocati dall’affollamento e dalla produzione di rifiuti, così come a gestire meglio il traffico delle zone intorno. In assenza di una strategia nazionale, però, ogni comune fa da sé, con azioni molto diverse e risultati alterni: è così che diverse di queste iniziative hanno attirato anche molte critiche alle amministrazioni che le hanno introdotte.
Alcune tra le più belle spiagge della Sardegna, per esempio, sono posti piuttosto inaccessibili, che si raggiungono solo dopo camminate più o meno lunghe e in cui poi lo spazio è spesso limitato. L’aumento dei turisti ha portato alcuni comuni a introdurre limitazioni per mantenere vivibili gli spazi delle spiagge: alcuni hanno messo un biglietto d’ingresso a pagamento per sostenere i costi di manutenzione, altri solo alcuni limiti sul numero di persone che possono entrare. Sono misure ragionevoli per questi posti, e raramente ci sono state lamentele.
Un esempio un po’ diverso è la spiaggia La Pelosa, a Stintino, nel nord-ovest della Sardegna. È una spiaggia abbastanza spaziosa, è da sempre considerata tra le più belle dell’isola ed è molto ambita: per questo dal 2020 il comune ha deciso di limitare l’ingresso a 1.500 persone al giorno (comunque non poche), con un costo di 3 euro e 50 a persona. Sono poi stati imposti una serie di vincoli: è vietato fumare ma anche portarsi via sassi e conchiglie, ed è obbligatorio usare stuoie sotto gli asciugamani per evitare di trascinare inconsapevolmente la sabbia e sottrarla quindi alla spiaggia.
In altri casi invece questo genere di limitazioni è stato molto criticato. Il comune di Teulada, a sud-ovest della Sardegna, per esempio lo ha fatto per la spiaggia di Tuerredda, dove ora c’è un sistema di ingresso a numero chiuso, si paga per entrare e ci sono limiti d’orario oltre i quali non si può stare. Tuerredda è una spiaggia diversa da quelle molto piccole per cui i limiti di ingresso sono necessari per avere spazio: è una tipica spiaggia sabbiosa e piuttosto spaziosa, con accanto altre spiagge private gestite da stabilimenti balneari che sullo stesso terreno organizzano feste e eventi senza limiti d’orario. Per questo secondo Stefano Deliperi, il presidente del Gruppo d’Intervento Giuridico, un’associazione ecologista locale, qui il limite d’ingressi giornaliero «non ha completamente senso». Secondo Deliperi una spiaggia come quella di Tuerredda avrebbe bisogno di altri tipi di controlli per essere tutelata, più che del numero chiuso.
L’accusa di usare questo genere di limitazioni solo per fare cassa è piuttosto comune, nei luoghi che hanno introdotto misure simili, ed è quella che viene fatta più spesso anche al comune di Venezia, che è il caso più noto in Italia e quello in cui le regole hanno avuto un impatto e una visibilità maggiore. Dall’anno scorso a Venezia, per un certo numero di giorni ritenuti particolarmente affollati, i turisti italiani e stranieri pagano un ticket d’ingresso per entrare in città che è stato chiamato “Contributo d’accesso”. Nel 2024 è stato in vigore per 29 giorni tra aprile e luglio, e aveva portato molti soldi nelle casse comunali: circa 2,4 milioni di euro. Quest’estate è in vigore per 54 giorni, anche in questo caso tra aprile e luglio. Il ticket non si è dimostrato risolutivo per limitare l’arrivo di turisti in città: le persone hanno semplicemente accettato di pagare per entrare. Nel bilancio del 2024 lo stesso comune di Venezia ha scritto che il pagamento del biglietto non è sufficiente a gestire i flussi turistici ma che va implementato con altre misure, non ancora specificate.
Al lago di Braies, in Alto Adige, l’imposizione di limiti ai flussi invece sembra essere andata bene. Prima del 2022 la situazione era diventata piuttosto problematica, perché in poco tempo la zona aveva acquisito un’improvvisa notorietà dopo essere diventata il set di una serie televisiva della Rai molto seguita. Dal 2022, durante la stagione estiva, il comune di Braies ha imposto il pagamento di un ticket per chi entra in auto o con un altro mezzo (costa 40 euro) e un limite al numero di quelli che possono entrare. Si può fare solo dalle 9:30 alle 16 e con una prenotazione. In alternativa il lago è raggiungibile solo a piedi, in bici o in autobus. Non esiste un numero chiuso imposto sulle singole persone ma, secondo le stime del comune, con i divieti non possono arrivare sul posto più di 5.500 persone.

Barchetta a noleggio sul lago di Braies nel 2023 (Sean Gallup/Getty Images)
I divieti sono imposti solo ai turisti, mentre chi vive nella valle di Braies non ha limitazioni. Negli anni il sistema è stato ammodernato e reso più efficiente (oggi si entra prenotando e pagando online, tramite la lettura automatica della targa). Dopo la stagione estiva del 2022 l’amministrazione provinciale aveva detto di essere soddisfatta dei risultati: il traffico si era ridotto di molto, migliorando il clima, l’esperienza dei visitatori e la convivenza con i residenti.
È notevole, visto il recente aumento del turismo in Alto Adige: nel 2022 l’amministrazione provinciale aveva addirittura provato ad agire su tutto il territorio provinciale, con un’azione mai tentata prima in Italia su queste dimensioni. Non è andata bene. Era stato introdotto un limite al numero dei posti letto annui per i turisti, dividendoli per comune. In totale si potevano fare 34 milioni di pernottamenti in un anno, una soglia che corrispondeva agli ingressi del 2019, considerata il limite massimo sostenibile. Negli ultimi anni, nonostante questo tentativo, secondo l’ASTAT, l’istituto statistico ufficiale della provincia di Bolzano, i pernottamenti in Alto Adige sono aumentati, superando il limite imposto nel 2022: 36 milioni di pernottamenti nel 2023, 37 milioni nel 2024.




