I Balcani sono sempre più turistici
Il nuovo paese che va forte è l’Albania, ma ora ci stanno provando anche Serbia, Montenegro e Bosnia-Erzegovina
di Giulia Grimaldi

Questo e gli altri articoli della sezione Capire il turismo di oggi sono un progetto del workshop di giornalismo 2025 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.
Negli ultimi anni il turismo diretto verso i paesi balcanici è cresciuto e ha coinvolto non più solo i giovani, ma anche adulti e famiglie. Per diverso tempo la maggior parte dei Balcani era stata una meta turistica per chi voleva organizzare le proprie ferie spendendo poco, o per conoscere meglio i posti in cui furono combattute le guerre jugoslave, negli anni Novanta. Questo cambio è avvenuto soprattutto dopo la pandemia di Covid-19, ma la spinta era iniziata a partire dal decennio scorso, quando alcuni governi balcanici avevano iniziato ad adottare politiche che hanno portato a risultati positivi considerevoli.
Il paese ancora oggi più turistico della regione è senza dubbio la Croazia, che però ha servizi e infrastrutture turistiche sviluppate da molto prima rispetto agli altri stati balcanici. Il paese che invece è cresciuto di più negli ultimi anni è l’Albania: sempre più turisti, tra cui moltissimi italiani, hanno iniziato a sceglierla come meta per le proprie vacanze, attratti da prezzi più economici rispetto a quelli di altre destinazioni mediterranee più gettonate, come la Grecia o la stessa Italia.
Secondo i dati contenuti in un rapporto dell’Organizzazione mondiale del turismo, agenzia dell’ONU, l’Albania è il paese europeo che ha avuto la più grande crescita di turisti degli ultimi anni. I turisti sono passati da 5,9 milioni nel 2018 a 10,1 milioni nel 2023: numeri impressionanti per un paese che ha solo 2,8 milioni di abitanti. Tra i motivi di questo successo ci sono i grandi investimenti che ha fatto il governo albanese nel settore turistico, per esempio potenziando le infrastrutture. Secondo dati riportati da Le Monde in un articolo del novembre del 2024, rispetto al 2020 gli hotel sono quasi raddoppiati e allo stesso tempo stanno aumentando anche gli hotel di lusso. È in programma l’apertura di un nuovo aeroporto a Valona, città turistica sul mare, e sono stati anche firmati accordi con la compagnia aerea Wizz Air per offrire più voli dall’Europa occidentale.
Il turismo in Albania si concentra principalmente sulla zona costiera, ma sono visitati anche alcuni siti dell’UNESCO, come il parco archeologico di Butrinto e i borghi storici di Argirocastro e Berat. Un’altra meta turistica è la capitale Tirana, che dagli anni Duemila è in continua trasformazione. Edi Rama, che oggi è primo ministro ma che prima era stato sindaco di Tirana, promosse la costruzione di edifici costosi e inaccessibili alla classe media albanese, rendendo la capitale sempre più esclusiva. Quando si passeggia per le vie del centro, si nota la presenza di diversi murales: non sono quasi mai espressioni artistiche spontanee, bensì opere commissionate dall’amministrazione cittadina e che dimostrano il controllo della classe politica albanese sulle trasformazioni urbane in atto.

Un murale a Tirana, dicembre 2024 (il Post)
Recentemente, l’Albania ha anche attirato le attenzioni di investitori facoltosi come il genero di Donald Trump, Jared Kushner. Il suo progetto è quello di costruire un complesso alberghiero di lusso sull’isola di Saseno, che è stata venduta alla famiglia Trump per 1 miliardo di dollari. È un progetto criticato da diverse associazioni ambientaliste perché l’area su cui dovrebbero sorgere gli hotel è molto sensibile alla biodiversità.
Come detto, l’Albania non è l’unico paese balcanico ad avere avuto una forte crescita del settore turistico. Una decina di anni fa i Balcani iniziarono a ricevere ingenti investimenti dall’estero, provenienti soprattutto dall’Unione Europea e in parte anche da alcuni paesi arabi del Golfo Persico.
Un esempio è la Serbia, che oggi ha meno turisti rispetto all’Albania. Nel 2014 a Belgrado, la capitale serba, fu avviato il Belgrade Waterfront, un progetto immobiliare decennale finanziato dal governo degli Emirati Arabi Uniti e che si ispira al modello delle città di lusso arabe come Dubai. La riqualificazione urbana non ha soltanto aumentato i posti di lavoro, ma nei piani di chi l’ha pensata servirà a soddisfare le richieste dei turisti più ricchi che visitano la Serbia. Anche gli investimenti dell’Unione Europea sono stati importanti e decisamente preponderanti: sono stati favoriti dal lento processo di adesione all’Unione, iniziato nel 2012.
In Serbia, Belgrado continua comunque ad essere la meta più scelta dai turisti internazionali. Le attrazioni più famose della città sono la Fortezza, una cittadella dallo stile mitteleuropeo costruita nella confluenza dei due fiumi che attraversano la capitale, il Danubio e la Sava; il Tempio di San Sava, una maestosa chiesa ortodossa simbolo dell’identità religiosa della maggioranza della popolazione serba; il quartiere di Skadarlija, punto di ritrovo per gli artisti e centro della scena alternativa della città. Allo stesso tempo, la Serbia sta cercando di diversificare la propria offerta, promuovendo il turismo enogastronomico e montano e incentivando abitudini turistiche più sostenibili.
I dati attuali mostrano come il turismo in Serbia non abbia subìto grosse conseguenze nonostante le recenti proteste contro il governo nazionalista del presidente Aleksandar Vučić, che hanno riguardato sia Belgrado sia altre città del paese. Nel 2027 Belgrado ospiterà l’Expo e sarà un’occasione per il governo locale di attrarre nuovi turisti e consolidarsi come una reale concorrente rispetto alle altre destinazioni balcaniche.
Il turismo di lusso sta assumendo rilevanza anche in Montenegro. Gli investimenti stranieri sono così importanti per l’economia locale che nel 2002 il governo montenegrino scelse di adottare l’euro, favorendo in questo modo il trasferimento di capitali stranieri nel paese. L’interesse verso il Montenegro da parte dei turisti più ricchi è aumentato negli ultimi anni: lo spiega un reportage pubblicato nell’aprile del 2023 dal Tagesspiegel. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, molti magnati russi hanno dovuto trasferire i loro yacht perché soggetti alle sanzioni internazionali; alcuni di loro, tra cui l’ex presidente della squadra inglese di calcio del Chelsea Roman Abramovich, hanno scelto di ormeggiare i propri yacht nei porti montenegrini.

Lo yacht Solaris, di Roman Abramovich, a Tivat, Montenegro, nel 2022 (Filip Filipovic/Getty Images)
Inoltre, le acque di alcuni porti montenegrini sono abbastanza profonde per l’approdo di navi da crociera. Una tappa popolare è Kotor, una piccola città medievale che si affaccia sul Mar Adriatico. Ultimamente, Kotor sta affrontando un problema di overtourism: secondo un reportage del Guardian, gli abitanti di Kotor stanno chiedendo l’introduzione di ingressi contingentati, sia per ridurre il sovraffollamento delle strade che per proteggere l’ambiente marino dall’inquinamento causato dalle navi da crociera.
Similmente alla Serbia, anche la vicina Bosnia-Erzegovina fa molto affidamento sul turismo urbano, avendo uno sbocco sul mare di soltanto una ventina di chilometri. Il turismo in Bosnia-Erzegovina è radicato da più tempo rispetto agli altri paesi balcanici: già prima delle guerre jugoslave, la capitale Sarajevo era una destinazione molto apprezzata per la sua ricchezza storica e culturale. Il suo cosmopolitismo è testimoniato tra le altre cose da un paesaggio urbano variegato: come racconta un lungo reportage del New York Times, a Sarajevo convivono edifici in stile brutalista, una corrente architettonica proveniente dall’Unione Sovietica, e palazzi più eleganti che rivelano invece il suo passato nell’impero austro-ungarico. Allo stesso tempo, a Sarajevo vivono cittadini di etnie e religioni diverse e non è strano trovare una chiesa cattolica, una chiesa ortodossa, una moschea e una sinagoga in un unico isolato.
Secondo un report pubblicato dall’Agenzia per le Statistiche della Bosnia-Erzegovina, nell’aprile del 2025 è stato registrato a Sarajevo un aumento di turisti del 9,2 per cento rispetto all’aprile dell’anno precedente. Dalla fine della guerra, Sarajevo è diventata meta del cosiddetto “turismo della memoria”, che si propone di tener viva la storia del paese e le conseguenze della guerra. I turisti che visitano la città possono ripercorrere le tappe della storia dell’assedio di Sarajevo, che dal 1992 al 1996 fu accerchiata da 13.000 uomini della Sarajevo-Romanija, una parte dell’esercito serbo-bosniaco.
Uno dei posti più significativi legati a quel periodo è il Tunnel della Speranza, una galleria lunga poco meno di un chilometro e scavata da volontari. Questo tunnel permise ai bosgnacchi (bosniaci musulmani) di raggiungere una porta comunicante con l’esterno della città e di recuperare cibo e armamenti. Un’altra attrazione che racconta da un punto di vista particolare i conflitti nei Balcani (e non solo) è il War Childhood Museum, l’unico museo al mondo interamente dedicato agli effetti della guerra sui minori. Nelle sale del museo sono esposti oggetti che raccontano le storie di bambini che hanno vissuto il trauma della guerra; alcuni di questi oggetti risalgono addirittura alla Seconda Guerra Mondiale.

Un tunnel usato durante l’assedio di Sarajevo, in Bosnia, aprile 2022 (AP Photo/Armin Durgut)
I viaggi della memoria in Bosnia-Erzegovina fanno tappa anche a Srebrenica, paese bosniaco vicino al confine serbo dove nel luglio 1995 le truppe serbo bosniache massacrarono 8mila persone bosgnacche. Nel 2000 fu aperto a Srebrenica un memoriale voluto dall’Alto Rappresentante per la Bosnia-Erzegovina, che era stato incaricato di supervisionare il paese nel periodo post-bellico. Il memoriale si trova dentro l’ex base delle Nazioni Unite: nel 1995, gli agenti dell’ONU presidiavano quei territori e assistettero ai massacri compiuti dai soldati serbi bosniaci nei confronti dei bosgnacchi, ma decisero di non intervenire.
Oltre alle sale dedicate al ricordo delle vittime del genocidio, nel complesso si trova un’esibizione permanente sul “fallimento della comunità internazionale”. In questi spazi sono state riprodotte le stanze della sede in cui nel 1995 vivevano e lavoravano gli agenti dell’ONU: l’obiettivo è rendere i visitatori consapevoli delle negligenze delle Nazioni Unite durante il genocidio di Srebrenica.
Prima degli anni Novanta, Srebrenica era una stazione turistica e ospitava un centro termale piuttosto frequentato nella zona, la Guber Spa. Il turismo a Srebrenica si interruppe a causa della guerra, ma i viaggi della memoria hanno dato un nuovo slancio all’economia locale. Se fino a poco tempo fa i turisti potevano alloggiare solo in camere e appartamenti gestiti da privati, nel 2023 è stato inaugurato a Srebrenica il Potocari Han Hotel, il primo dopo la guerra.
Il patrimonio storico e culturale della Bosnia-Erzegovina non è l’unica fonte di attrattività per i visitatori internazionali: dagli anni Ottanta, Medjugorje è diventata una meta del turismo religioso e oggi riceve circa un milione di pellegrini l’anno. Il 24 giugno 1981 sei giovani dissero di aver visto apparire la Madonna a Medjugorje; da quel momento, moltissimi pellegrini in visita al santuario sostengono di avere avuto delle apparizioni. Secondo un dato pubblicato da Euronews, oggi a Medjugorje tutta l’industria del turismo religioso produce un profitto di 270 milioni di euro all’anno.




