Sarà l’anno buono per le nuove guide turistiche?
Da anni migliaia di persone aspettano la certificazione introdotta da una riforma, ma dell’esame atteso per l’estate si sa ancora poco
di Pietro Cuccorese

Questo e gli altri articoli della sezione Capire il turismo di oggi sono un progetto del workshop di giornalismo 2025 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.
Migliaia di persone che da anni aspettavano di diventare guide turistiche pensavano che quest’estate sarebbe stata decisiva, invece la riforma del 2023 approvata per sbloccare l’accesso alla professione non ha ancora dato i risultati aspettati. La convocazione dell’esame nazionale al centro della riforma era attesa entro la fine di luglio, ma la ministra del Turismo Daniela Santanchè ha ipotizzato che si terrà entro la metà di settembre, senza però dare date precise. Le aspiranti guide turistiche dovranno aspettare ancora.
Le conseguenze di questa incertezza riguardano migliaia di persone che negli ultimi mesi si sono candidate al bando pubblicato dal ministero del Turismo per organizzare un unico test a livello nazionale, dopo anni in cui le procedure erano state gestite solo dalle regioni. I candidati ai test sono oltre 25mila: è un numero notevole, molto superiore alle previsioni del ministero. Basti pensare che le guide turistiche ora attive in Italia sono 18mila, secondo una stima del Sole 24 Ore.
L’elevato numero di candidati mostra quanto siano state difficili le condizioni delle aspiranti guide turistiche in questi anni. In quasi tutte le regioni italiane l’ultimo bando per accedere alla professione di guida turistica risale a prima della pandemia. Elena Ronca, vicepresidente di Assoguide, dice che «negli ultimi anni, chiunque avesse voluto accedere alla professione aveva due scelte: andare all’estero, in un paese dell’Unione Europea, per ottenere l’abilitazione e convertirla poi in Italia, oppure cambiare lavoro, come hanno fatto molte persone».
Il bando e l’esame nazionale sono la soluzione trovata dal ministero per risolvere un problema che dura da molti anni. Fino al 2013 le guide venivano selezionate a livello provinciale o regionale, e dovevano essere esperte del territorio in cui chiedevano l’abilitazione. Le cose cambiarono con una legge europea (la 97 del 2013) che ha introdotto l’obbligo di una preparazione più universale per le guide a livello europeo. Da quel momento chiunque – dopo aver superato un esame – può svolgere l’attività liberamente, in qualsiasi Stato.
Quando la responsabilità delle procedure passò poi alle regioni, rimase comunque molta confusione perché le guide continuavano a essere specializzate sull’arte e i monumenti del territorio di provenienza e quindi non potevano sfruttare la possibilità concessa dall’Europa di lavorare anche in altre regioni.
Solo nel 2023 il parlamento italiano approvò le nuove regole, dopo anni di discussioni che avevano di fatto bloccato quasi tutti i bandi regionali.
La riforma prevede un esame con tre prove: una scritta, con 80 domande a risposta multipla in 90 minuti; una orale, sulle materie della prova scritta e sulla conoscenza linguistica; e una tecnico-pratica, la simulazione di una visita guidata di una destinazione casuale, in lingua italiana e straniera. Per poter passare dalla prima prova alla seconda e dalla seconda alla terza, bisogna raggiungere in ciascuna il punteggio di 25 su 40. Le persone che superano tutte e tre le prove vengono iscritte all’Elenco nazionale. Alle nuove guide viene dato un tesserino di riconoscimento al costo di 30 euro, identico a quello già in uso alle guide certificate.
La riforma ha spinto migliaia di persone a iscriversi al bando del ministero per diventare guide turistiche, dopo anni di attesa. Tra le tante persone candidate c’è un’accompagnatrice turistica sessantenne toscana che preferisce restare anonima per timore di compromettere l’esame. «È dal 2014 che provo a diventare una guida turistica», ha raccontato al Post. «Il disagio più grande di questo esame è legato allo studio. Conosciamo le materie generali, ma non gli argomenti precisi delle prove». L’aspirante guida frequenta corsi di formazione a pagamento per prepararsi e si aspettava che la data dell’esame sarebbe stata comunicata all’uscita del bando, a gennaio. Alla fine di maggio il ministero aveva ipotizzato di convocare l’esame entro la fine di luglio, una previsione smentita dopo poco dalla ministra Santanchè che ha ipotizzato di spostare la scadenza alla metà di settembre.
Molte persone candidate all’esame sono preoccupate soprattutto per i tempi. Avevano già criticato la scelta di organizzare le prove a fine luglio, un periodo molto impegnativo per chi fa l’accompagnatore turistico. Lo stesso problema si avrà a settembre, un altro mese in cui gli accompagnatori turistici lavorano molto.
L’incertezza è dovuta anche al ricorso contro il bando presentato da una delle associazioni di rappresentanza delle guide turistiche, l’ANGT (Associazione Nazionale Guide Turistiche), al tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio, che non si è ancora espresso e ha fissato un’udienza per ottobre.
In un’intervista con il giornale specialistico TTG Italia, la presidente di ANGT Anna Bigai ha detto che il bando ha principalmente due debolezze, una tecnica e una economica. Da un lato, alcuni dei requisiti minimi per presentare la domanda – il livello B2 di una lingua straniera e il diploma di scuola superiore – rischierebbero, secondo l’associazione, di creare figure non abbastanza preparate; dall’altro, l’alto numero di candidature causerebbe un’inflazione sul mercato, ovvero un aumento dei prezzi generalizzato, sempre secondo l’ANGT.
Questa posizione è in contrasto con quella di diverse altre associazioni come Assoguide, ConfGuide e Federagit, alcune delle quali avevano anche chiesto ad ANGT di ritirare il ricorso al TAR.
Il bando prevede che le guide turistiche debbano frequentare almeno 50 ore di aggiornamento ogni tre anni, oltre a essere iscritte in un elenco nazionale disponibile online dallo scorso dicembre: sul portale si possono consultare informazioni come titolo di studio, conoscenze linguistiche e l’eventuale abilitazione conseguita all’estero. Con queste misure le associazioni a favore dell’esame nazionale vorrebbero rafforzare il riconoscimento delle guide turistiche per proteggersi dall’abusivismo e garantire trasparenza ai turisti, ma l’obiettivo principale è sbloccare la riforma dopo anni di attesa.




