L’economia che gira intorno alla camperizzazione
Sempre più officine e concessionarie hanno iniziato a sfruttare il ritrovato interesse per le vacanze all’aria aperta
di Marco Pili

Questo e gli altri articoli della sezione Capire il turismo di oggi sono un progetto del workshop di giornalismo 2025 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.
Negli ultimi anni sempre più persone hanno iniziato a condividere sui social fotografie e video che hanno spinto e alimentato una tendenza chiamata “van life” (cioè “vita in furgone” in inglese). Le foto mostrano solitamente giovani, molto spesso coppie, impegnate in lunghi viaggi in auto o furgoni adattati e di fatto trasformati in camper. La camperizzazione, ovvero la modifica di un furgone o di un’auto per renderli quasi abitabili, è una sorta di movimento iniziato negli anni Sessanta, nel periodo di massima diffusione della cultura hippie, e oggi tornato molto popolare grazie ai social. Come accade spesso con le mode, anche in questo caso la grande diffusione della tendenza ha contribuito a sviluppare un settore che dà lavoro a moltissime persone in Italia e nel mondo. C’è chi camperizza i furgoni con materiali di recupero e materassi vecchi, chi invece spende migliaia di euro per trasformarli in van pieni di accessori (ma anche di scomodità sottovalutate). Le visualizzazioni e le condivisioni sui social hanno favorito un’industria e un un nuovo mercato.
Per camperizzare un furgone e vivere un’avventura all’aria aperta (o en plein air, come si chiama tra gli appassionati del genere) ci sono diversi modi: molto dipende dalla disponibilità economica e dalla manualità di chi decide di andare in vacanza senza avere troppi punti d’appoggio. La prima opzione è il fai-da-te: occorrono buona tecnica, materiali nuovi o di recupero, tanto tempo e anche una certa quantità di soldi per omologare il tutto, cioè per rendere le modifiche conformi alla legge. Il secondo modo è anche il più semplice: sfogliare un catalogo, scegliere un van e andare in concessionaria. Il terzo è un compromesso tra i primi due: chiamare un’officina specializzata e chiedere di modificare un furgone, o magari comprarne uno già modificato, a volte importato dall’estero. In nessun caso è un processo semplice.
Il fai-da-te viene scelto ogni anno da molte persone, a volte non così consapevoli di quanto sia complesso e restrittivo il Codice della strada in merito alle omologazioni. Legali o meno, le modifiche che vengono fatte sono molte e riguardano ogni tipo di mezzo. Vecchie ambulanze, furgoni da 9 posti o van della Volkswagen, vengono riempiti con qualsiasi tipo di accessori: pannelli solari, letti, televisori, cucine. C’è anche chi monta zanzariere su misura. E c’è addirittura chi riesce a inserire frigoriferi, verande e letti a soffietto per guadagnare spazio. Un filo di lampade a incandescenza completa un’estetica hipster perfetta per le fotografie da condividere sui social.
Per godersi una bella vacanza, però, le modifiche non possono essere solo estetiche. I più abili realizzano un nuovo impianto elettrico, inseriscono un bagno completo, o isolano le lamiere per non avere troppo caldo d’estate o troppo freddo d’inverno. Tutte queste modifiche non rientrano sempre nei criteri delle leggi italiane ed europee, quindi i mezzi possono risultare irregolari, ma alcune persone ci provano comunque, scegliendo di accettare qualche compromesso al ribasso in comodità e sicurezza.
L’attenzione all’ambiente è un altro dei fattori tenuti molto in considerazione da chi sceglie di iniziare a fare vacanze di questo tipo, e su blog e siti specializzati come Yescapa è facile imbattersi in guide e articoli che spiegano passo per passo come rendere il proprio van vivibile e allo stesso tempo ecosostenibile. Sono consigli che portano a scegliere pannelli solari per l’energia elettrica per alimentare le batterie, vernici naturali a basso impatto per le finiture e tessuti naturali per i rivestimenti al posto di alternative più inquinanti.
Per chi sceglie il fai-da-te le decisioni da prendere sono tante, ma ci sono molti modi più semplici (e non per forza più economici) per risolvere i problemi legati all’omologazione. Alcuni scelgono di comprare dei moduli prefabbricati che vengono inseriti e agganciati con cavi e cinghie all’interno dei furgoni o delle auto, altri portano il van fino in Germania dove è possibile mettere in regola più facilmente le modifiche fatte.
C’è anche chi preferisce consultare i cataloghi delle aziende produttrici di furgoni camperizzati, il modo più semplice ma più costoso per averne uno pronto al viaggio. La spesa non è indifferente: i modelli California, tra gli eredi del T2 della Volkswagen, emblema del movimento hippie, possono arrivare a costare oltre 100mila euro. Per comprare un van camperizzato nuovo, ad ogni modo, è difficile scendere sotto i 60mila euro. È una spesa elevata se si pensa che la moda di oggi è considerata sui social l’erede del movimento hippie.
È molto complicato stimare con precisione l’andamento delle vendite, ma per Ludovica Sanpaolesi, direttrice dell’Associazione produttori caravan e camper, in Italia questo settore vale centinaia di milioni di euro l’anno solo per le nuove immatricolazioni. Accessoristica e usato completano il quadro di un mercato particolarmente vivace. Le uniche certezze riguardano le nuove immatricolazioni, con 3mila nuovi van immatricolati in Italia nel 2024: rappresentano il 42 per cento circa dei cosiddetti veicoli ricreativi, se escludiamo le roulotte. «In Italia, il mercato dell’en plein air è fatto principalmente dalla vendita di veicoli nuovi e dai passaggi di proprietà dell’usato. Il fai-da-te è ancora una nicchia, sia in Italia che all’estero», dice Sanpaolesi.
L’ultima possibilità è anche quella che sta dando vita a un settore nel quale sono coinvolti sempre più artigiani. Negli ultimi anni si sono affermate molte officine specializzate che modificano le caratteristiche del mezzo in accordo col cliente, ma anche in grado di produrre intere linee di accessori dedicati. È una via di mezzo tra il fai-da-te e l’acquisto in concessionaria e che si sta espandendo sempre di più, specialmente nel nord Italia. Per Enrico Saggi, socio della VTS di Pisa, un’azienda che si occupa di modificare mezzi su richiesta dei clienti con circa 40 dipendenti, in Italia le officine specializzate di questo tipo sono in costante crescita. La VTS cura ogni passaggio, dall’acquisto del mezzo per conto del cliente, alle modifiche, fino all’omologazione.
Negli ultimi due anni l’azienda con sede in Toscana ha visto aumentare in modo significativo il numero di ordini di van e mezzi speciali, e nel luglio del 2025 sta portando a termine gli ordini delle fiere del 2024. Questo tipo di lavoro deve essere fatto a stretto contatto col cliente, e questo allunga molto i tempi di lavorazione. «Tra le richieste più strane che mi sono state fatte ci sono sicuramente l’installazione di una macchina per l’acqua gassata oppure di cucce per cani e gatti, ma abbiamo anche costruito un van a larghezza variabile con le pareti laterali a soffietto. Poi spetta a noi omologare tutto», dice Saggi.
La spesa, anche in questo caso, non è irrisoria, e sono molti i clienti che scelgono di rivolgersi ad aziende come questa dopo aver deciso non solo di andare in vacanza ma addirittura di iniziare a vivere a bordo del proprio van: «Molti manager partono lavorando da remoto o prendendosi un periodo di pausa», continua Saggi. «Un dirigente d’azienda italiano ci ha contattati nei mesi scorsi per allestire un van col quale trascorrerà i prossimi anni tra la Terra del fuoco, in Sudamerica, e l’Alaska».
Il futuro di questo settore sembra essere ancora più promettente. L’interesse nei confronti della camperizzazione è in crescita, come si può intuire dalle presenze al salone del camper di Parma, la più grande fiera di settore in Italia, la seconda in Europa: i visitatori con meno di 45 anni sono aumentati del 21 per cento dal 2022 al 2024. Lo scorso anno, quattro persone su dieci hanno raggiunto la fiera con l’intenzione farsi un’idea più precisa in vista di un acquisto, e di queste due su dieci hanno detto agli organizzatori di voler completare l’acquisto di un mezzo tra van, camper e roulotte entro il 2025. In Europa, secondo la direttrice dell’Associazione produttori caravan e camper Ludovica Sanpaolesi, il movimento è ancora più diffuso rispetto all’Italia con oltre tre milioni di camper e van circolanti, e i numeri delle immatricolazioni sono ancora più in crescita.
A trainare il mercato sono paesi come Francia e Germania, con una propensione per l’outdoor superiore a quella italiana. Se in Italia i van rappresentano poco più del 40 per cento sul totale dei cosiddetti mezzi ricreativi, in Germania il rapporto è di uno a uno. Chi sceglie un van al posto di un camper lo fa spesso per fattori come maggiore mobilità, costi e ingombro inferiori. Oltre a questi vantaggi più pratici, come le spese più contenute, ogni anno centinaia di migliaia di persone decidono di trascorrere le vacanze in camper o van solo perché hanno una grande passione nei confronti di questo modo di viaggiare.




