È l’anno dei nuovi “mostri classici”

Sta uscendo una serie di film su Dracula, Frankenstein e l'uomo lupo, tutti parte di un franchise un tempo della Universal

(Universal)
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L’anno o poco più che va dall’inizio del 2025 ai primi mesi del 2026 sarà il più denso di film sui “mostri classici” dal 1944, quando ne uscirono quattro e sembrò un evento. “Mostri classici” – Universal Classic Monstersè un’etichetta inventata all’inizio degli anni ’90 che identifica un gruppo di creature della letteratura e non solo, adattate in film dalla Universal tra il 1913 e il 1956. Sono mostri classici Dracula, l’uomo lupo, il mostro di Frankenstein, la mummia, Dr. Jekyll e Mr. Hyde, l’uomo invisibile, il fantasma dell’opera e il mostro della laguna nera.

Nei decenni successivi, la Universal ha sfruttato estesamente questi personaggi in sequel, remake, serie tv, canzoni, parodie e altro ancora. Col tempo poi i romanzi da cui erano tratte molte di queste storie sono diventati di pubblico dominio, cioè non più protetti da copyright, e anche altri studi di produzione hanno cominciato a realizzare film su di loro. Quest’anno però si sono battuti tutti i record.

È già uscito Nosferatu di Robert Eggers, adattamento sotto mentite spoglie del Dracula di Bram Stoker; uscirà un Dracula di Luc Besson e un altro Dracula, più d’autore, di Radu Jude (regista romeno che ha vinto l’Orso d’oro nel 2021 con Sesso sfortunato o follie porno). È uscito Wolf Man di Leigh Whannell, arriverà su Netflix entro fine anno il Frankenstein di Guillermo del Toro e per l’inizio del 2026 è prevista l’uscita al cinema di The Bride di Maggie Gyllenhaal, remake di La moglie di Frankenstein. Sono film diversi per approccio, finalità e tono, ma condividono la stessa matrice: il successo e le storie nate da quei film Universal.

Di tutti questi personaggi la versione più nota e imitata è quella dei film e non quella dei romanzi. Per esempio nel primo film su Frankenstein (1931) si cambiò moltissimo la storia del romanzo, incluso il finale, imposto dal capo della Universal per lasciare spazio a dei sequel. Quattro anni dopo infatti fu realizzato La moglie di Frankenstein. In altri casi invece, come per Il mostro della laguna nera del 1954 (il più recente dei mostri classici), non esiste un romanzo di origine. L’obiettivo per ognuno di questi film era di realizzare cinema horror secondo la concezione della prima metà del Novecento, cioè unire contesto gotico e spaventoso a una narrazione di grande romanticismo.

Questo approccio, tra gotico e romantico, ha funzionato più o meno fino agli anni ’70. Poi il modello è entrato in crisi, nonostante vari nuovi tentativi. Tra i più noti: un Frankenstein degli anni ’90 con Robert De Niro, L’uomo senza ombra (2000) con Kevin Bacon e La mummia (1999) con Brendan Fraser. Già negli anni ’90 infatti i vampiri più moderni di Anne Rice in Intervista col vampiro e poi, nei Duemila, quelli di Stephenie Meyer in Twilight si rivelarono molto più in linea con i gusti del pubblico.

Le versioni di quest’anno, già uscite o in arrivo, sono un’altra cosa ancora e mostrano bene cosa sia cambiato nel mondo del cinema. Nosferatu è una versione “elevated horror” – cioè da horror d’autore – della storia di Dracula; il Dracula di Luc Besson si presenta come la versione più spettacolare e romantica; mentre il Dracula di Radu Jude sarà un pretesto per il cinema romeno per riappropriarsi di un personaggio e una storia ambientata in Romania, in un film dal budget modesto e più legato all’attualità che al romanzo di Stoker o ai film Universal.

Il Frankenstein di Guillermo del Toro invece sarà gotico, stile a cui il regista è da sempre affezionato, e sarà quindi una versione più fedele del solito al libro di Mary Shelley. L’adattamento Universal, benché lontano dal romanzo, è tuttavia quello che ha imposto l’immagine più nota del personaggio, con gli elettrodi sul collo e l’andatura rigida con le mani protese in avanti, dunque questa versione più fedele (come già fu quella del 1994) sembra “nuova”.

La regista Maggie Gyllenhaal ha parlato invece di The Bride al CinemaCon (evento in cui si presentano i film della prossima stagione), raccontando di essersi interessata al film La moglie di Frankenstein dopo aver visto una sola immagine e aver scoperto (vedendo tutto il film) che il personaggio del titolo compare per appena tre minuti e mezzo. Da lì è nata la volontà di farne una propria versione, in cui come nell’originale la creatura di Frankenstein desidera una moglie e trova chi può “costruirgliela”.

Stavolta però il risultato è una donna «oltre ogni sua immaginazione», per usare le parole promozionali della regista. L’impressione riportata da molti giornalisti presenti al CinemaCon è che si tratti di un’operazione simile a quella di Barbie, cioè costruire un film molto commerciale che parte da un’idea femminista per rivedere certi stereotipi. In The Bride recitano Jake Gyllenhaal (che è fratello di Maggie), Peter Sarsgaard, Annette Bening, Penélope Cruz e Christian Bale.

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Di tutti questi film usciti quest’anno solo uno è della Universal: Wolf Man. Uscito a gennaio, è una versione completamente ribaltata della storia dell’uomo lupo, in cui viene raccontato il protagonista morso da un licantropo nella notte della sua prima trasformazione, mentre lentamente perde coscienza umana e comincia a non capire più la moglie e la figlia, si sente una minaccia e si prepara ad abbandonare il mondo degli esseri umani. È una versione molto innovativa e audace, che viene dalla Blumhouse, la società che ha cambiato l’horror contemporaneo, e che per la Universal già aveva rivisto l’uomo invisibile in un film del 2020, anche quello molto innovativo.

Nel corso della sua storia infatti la Universal ha provato più volte a rilanciare quei personaggi, rifare quei film o far partire una serie che consentisse di sfruttarli a lungo termine, senza mai riuscirci pienamente. Solo considerando gli ultimi anni il tentativo maggiore fu quello iniziato nel 2014, quando tentò di creare un Dark Universe. Era il periodo in cui la Marvel otteneva enormi incassi con i suoi film di supereroi collegati tra loro, e la Universal pensò di fare qualcosa di simile con i mostri classici.

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Iniziò con Dracula Untold, una versione modernizzata delle origini di Dracula. Proseguì nel 2017 con La mummia, pensata per impostare tutto quell’universo narrativo. Il protagonista era Tom Cruise, nei panni di un militare che risveglia accidentalmente il cadavere maledetto e mummificato di un principe egizio. Nel film compariva anche il Dr. Jekyll, interpretato da Russell Crowe. L’idea era di introdurre ogni personaggio in un film collettivo e poi svilupparli singolarmente, ma l’operazione si interruppe per insufficienza di incassi.

Nel frattempo la Universal ha anche provato una versione più giovane e comica di Dracula con Renfield, nel 2023, in cui Dracula è interpretato da Nicolas Cage, ma il protagonista è il suo servo Renfield, che si rende conto di avere un padrone terribile e cerca di liberarsene. Quello delle parodie è un filone che la Universal ha sempre portato avanti, a partire dal 1948 con Il cervello di Frankenstein, in cui i comici Abbott e Costello (in Italia Gianni e Pinotto) incontrano il mostro. Il successo di quel film ne generò molti altri con i due comici e poi stimolò la Universal a creare la serie televisiva I mostri o anche a editare il brano musicale “Monster Mash” di Bobby Pickett nel 1962.