È morto Goffredo Fofi

Lo scrittore e critico cinematografico e letterario aveva 88 anni

(LaPresse)
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Goffredo Fofi, critico cinematografico e scrittore tra i più conosciuti della cultura e dell’editoria italiane, è morto a 88 anni. Intellettuale con una lunga militanza novecentesca nella sinistra italiana, da molto tempo scriveva regolarmente le sue recensioni su Internazionale. A partire dagli anni Sessanta aveva fondato o animato diverse importanti riviste, come quella di cinema Ombre Rosse, pubblicata tra il 1967 e il 1981, e i Quaderni piacentini, insieme a Piergiorgio Bellocchio e Grazia Cherchi. In tempi più recenti, tra il 1997 e il 2016, aveva diretto Lo Straniero, che si occupava di letteratura.

Fofi era nato a Gubbio, in Umbria, nel 1937, e aveva vissuto principalmente tra Roma e Napoli. Da giovane lavorò come maestro elementare e poi si trasferì a Palermo per collaborare come assistente sociale con il filosofo e attivista contro la mafia Danilo Dolci. Tra gli anni Sessanta e Settanta Fofi fu poi vicino ai movimenti studenteschi e della sinistra extraparlamentare, e in quel periodo diventò uno dei più conosciuti intellettuali e critici italiani, tra le altre cose per i suoi studi e per le sue rivalutazioni di Totò, a cui dedicò nel 1977 il saggio Totò, l’uomo e la maschera.

Di film Fofi scrisse a lungo con una sensibilità e un’attenzione particolare all’influenza del cinema sull’azione politica e sul pensiero collettivo: influenza diminuita man mano che il cinema diventava una forma di produzione culturale meno ambiziosa. In uno dei suoi libri più recenti, Breve storia del cinema militante, uscito nel 2023, Fofi scriveva di come i film dei registi impegnati più famosi degli anni Sessanta, tra cui il francese Chris Marker, si rivolgessero a un pubblico di giovani «che hanno sete di sapere e capire», militanti e non.

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Oltre che autore di saggi molto apprezzati e di recensioni, Fofi è stato per decenni uno dei più stimati e lucidi commentatori della politica, della cultura e della società italiane. Nel 2010, a fronte della popolarità e del successo della cultura di centrodestra in Italia, scrisse che la sinistra doveva rinunciare all’idea di compiacere la massa, e doveva piuttosto «dispiacerla», se necessario, per costruire un pensiero in grado di guidare l’azione politica.

Della funzione delle riviste, a cui dedicò la maggior parte della sua vita professionale, disse che era «interpretare il tempo dal punto di vista di una minoranza esigente e attiva». E descrisse la sua passione per le riviste come «un modo di fare politica per uno che non sa fare politica. Un rifornimento di energia».

Nel 2016, annunciando la chiusura della rivista Lo Straniero dopo vent’anni, scrisse di avere sempre preferito tra i lettori della rivista «i più reattivi, quelli che, in qualche modo, sanno meglio tramutare le letture (le idee) in comportamenti e in azioni». E rivendicò la «fedeltà a un’idea di rivista che aiutasse noi, e i collaboratori, e i lettori, a capire la nostra società e questo tempo e questo mondo e ad agirvi con onestà e coerenza secondo principi chiari, senza megalomanie e narcisismi», «con le sole incertezze originate dalla difficoltà di riuscire a capire il nuovo e le sue direzioni, i suoi effetti a breve e lunga scadenza, e a scegliere al suo interno quanto si muove nella direzione del giusto e non dell’ingiusto e del manipolato, non del superficiale e del transitorio».

Il libro più recente di Fofi è Ciò che era giusto. Eredità e memoria di Alexander Langer, una raccolta di scritti del politico e intellettuale italiano morto trent’anni fa, con interviste e brevi testi di altri autori. In precedenza Fofi aveva scritto anche una prefazione per la prima e più estesa raccolta di scritti di Langer, Il viaggiatore leggero, curata da Adriano Sofri ed Edi Rabini. Cari agli dei, del 2022, è invece il suo libro più recente tra quelli pubblicati da Edizioni E/O, casa editrice con cui Fofi collaborò a lungo come autore e curatore, oltre che come direttore della collana Piccola Biblioteca Morale.

Tante persone che lo hanno conosciuto e hanno lavorato con lui gli attribuiscono, tra i molti meriti, quello di aver favorito per tutta la vita l’incontro di persone diverse tra loro, anche per età, ma tutte accomunate da curiosità e vivacità intellettuale: registi, artisti, scrittori, militanti, operai, giornalisti. «Piccoli gruppi di amici, sparsi in giro per l’Italia […], si frequentano ancora, e si vogliono bene, perché li ha messi per la prima volta insieme lui», ha raccontato lo scrittore Nicola Lagioia, direttore editoriale di Lucy, la rivista per cui Fofi scriveva regolarmente da qualche anno, dopo aver collaborato a lungo anche con Internazionale.

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