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  • Giovedì 10 luglio 2025

Il nuovo divieto della cannabis in Thailandia è un pasticcio

Migliaia di negozi rischiano di chiudere dopo che l'uso ricreativo è tornato a essere un reato

L'addetto di un negozio prepara della marijuana per un cliente a Bangkok, Thailandia, 27 giugno 2025 (AP Photo/Sakchai Lalit)
L'addetto di un negozio prepara della marijuana per un cliente a Bangkok, Thailandia, 27 giugno 2025 (AP Photo/Sakchai Lalit)
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Nel 2018 la Thailandia fu il primo paese del sudest asiatico a legalizzare l’uso della cannabis per scopi terapeutici, e nel 2022 decriminalizzò anche l’uso ricreativo, una decisione dopo la quale aprirono migliaia di posti in cui si vende marijuana, soprattutto nelle zone più frequentate dai turisti. Adesso però molti di questi negozi rischiano di chiudere per via delle nuove regole decise dal governo thailandese, che hanno reso di nuovo un reato il consumo per scopi ricreativi. Un settore che era in grande crescita rischia così di subire un drastico crollo, cosa che trasformerebbe aree oggi molto popolari come la Khao San Road, in centro a Bangkok, o Pattaya, sul mare.

In base a un decreto firmato a fine giugno dal ministro della Salute Somsak Thepsuthin, il consumo di cannabis sarà permesso solo per scopi terapeutici, e per qualsiasi acquisto sarà sempre necessaria una prescrizione medica. I dettagli, comprese le linee guida per le prescrizioni, devono ancora essere stabiliti, ma in caso di violazioni si rischia fino a un anno di carcere o una sanzione di 20mila baht, circa 520 euro. Sempre Thepsuthin ha annunciato che a breve la cannabis tornerà a essere classificata come narcotico, al pari di cocaina, eroina o metanfetamine.

Il ministero della Salute thailandese sostiene che queste misure servano a tutelare la sicurezza della popolazione, in particolare quella di giovani, bambine e bambini. La decisione però ha già cominciato ad avere conseguenze concrete su un settore che secondo la Camera di commercio thailandese entro il 2025 avrebbe fatto guadagnare l’equivalente di oltre 1 miliardo di euro ogni anno.

La decriminalizzazione della cannabis per uso ricreativo fu una decisione significativa, soprattutto per un paese storicamente molto rigido sull’uso di droghe, e fu sostenuta in particolare dal partito Bhumjaithai. Da un lato, fece uscire dal carcere migliaia di persone detenute per reati legati al consumo o al possesso di cannabis; dall’altro ha permesso l’apertura di circa 18mila dispensari, che con le loro insegne colorate, i neon e i gonfiabili a tema marijuana hanno contribuito ad attirare ancora più turisti sia in certe vie della capitale Bangkok, sia in località turistiche come Phuket o l’isola di Ko Phi Phi Don.

Il nuovo governo, in carica dal 2023, ha però attribuito alla decriminalizzazione della cannabis una serie di problemi, tra cui guai di salute ad adolescenti e bambini, casi di contrabbando di marijuana in paesi dove è illegale e, almeno in parte, il declino del turismo in certe zone.

Il decreto per criminalizzarla di nuovo è stato firmato pochi giorni dopo che il Bhumjaithai era uscito dalla coalizione di governo per via del caso che riguarda la prima ministra Paetongtarn Shinawatra, accusata di essersi prostrata alla Cambogia nelle discussioni su una vecchia disputa territoriale. Molti agricoltori e proprietari di negozi lo considerano una ritorsione proprio contro il Bhumjaithai, che prima di abbandonare la coalizione stava discutendo con il Pheu Thai della prima ministra per il controllo del ministero dell’Interno. Somsak ha negato.

Alcuni negozianti hanno raccontato ad Al Jazeera che, con le nuove regole, non sono riusciti a vendere praticamente niente, mentre altri sostengono che investire non conviene più, e che il divieto potrebbe peraltro scoraggiare l’afflusso di turisti stranieri. Rattapon Sanrak, titolare di due negozi e coltivatore di cannabis, dice che è troppo presto per capire se la sua attività riuscirà a sopravvivere, ma secondo i suoi calcoli potrebbe non valerne più la pena.

Per Chokwan Kitty Chopaka, imprenditrice e attivista in favore della cannabis, le nuove regole non miglioreranno gli standard di sicurezza nel paese perché ad avere guai saranno soprattutto i proprietari dei piccoli negozi che si vogliono adeguare alle regole: per esempio, difficilmente potranno permettersi di richiedere i servizi di un medico che faccia le prescrizioni. Il problema vero, secondo le persone del settore, è che dopo aver decriminalizzato la cannabis il governo comunque non aveva introdotto leggi chiare per regolamentare il nuovo mercato.

Chopaka sostiene che i problemi segnalati dal governo avrebbero potuto essere mitigati, se solo fosse riuscito a far rispettare le regole che aveva imposto. Lei stessa, per esempio, aveva già dovuto chiudere il suo negozio in centro a Bangkok perché non era in grado di competere con altri che già operavano al limite della legalità, come quelli senza licenza che vendono caramelle e altro cibo a base di cannabis, tecnicamente illegali, ma molto diffusi. Sanrak prevede che tutta la marijuana che continuerà a essere consumata a scopi ricreativi tornerà a provenire dal mercato nero, dove tenerla sotto controllo sarà ancora più difficile.

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