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  • Giovedì 10 luglio 2025

I cento anni del politico più longevo del mondo

Mahathir li compie oggi: ha trasformato la Malaysia governando per decenni con metodi anche discutibili, e fino al 2020 era ancora primo ministro

Mahathir Mohamad in una foto di marzo 2025 (EPA/FAZRY ISMAIL)
Mahathir Mohamad in una foto di marzo 2025 (EPA/FAZRY ISMAIL)
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Mahathir Mohamad, il politico più longevo del mondo, ha compiuto oggi 100 anni. È stato capo del governo in Malaysia in 24 degli ultimi 44 anni, dimettendosi l’ultima volta nel 2020, a 95 anni: due anni fa ha provato a tornare in parlamento, perdendo le elezioni, ancora oggi è attivo quasi quotidianamente sui social, dove perlopiù attacca in modo sarcastico i suoi avversari politici, a partire dall’attuale primo ministro Anwar Ibrahim.

Mahathir non è solo particolarmente longevo (nel 2018 a 92 anni diventò il capo di governo più anziano del mondo), ma è anche una figura centrale nella storia della Malaysia. Fu primo ministro per la prima volta dal 1981 al 2003, periodo in cui il paese ebbe un’enorme crescita economica e acquisì rilevanza nel panorama internazionale. La sua eredità politica però è controversa: favorì le divisioni etniche all’interno del paese, sostenendo i malesi a scapito delle minoranze; costruì un sistema che si rivelò piuttosto clientelare e corrotto; usò mezzi da regime autoritario per screditare gli avversari politici e mantenere il potere.

Nonostante questo – e a conferma della sua rilevanza in Malaysia – oggi i suoi 100 anni sono stati festeggiati quasi da tutti, compresi gli avversari politici del passato.

In Malaysia non ci sono cognomi, Mohamad è un patronimico, ma tutti conoscono Mahathir per il suo nome proprio, oppure come Dr. M. (dottor M.). Fu il primo primo ministro nel paese a non arrivare da una famiglia aristocratica o dell’alta borghesia cittadina: veniva da un quartiere piuttosto povero di Alor Setar, una città del nord lontana dalla capitale e politicamente poco rilevante. Crebbe politicamente all’interno del principale partito conservatore del paese (UMNO), che poi avrebbe fondato l’alleanza del Fronte nazionale (Barisan Nasional in malese). Aveva 56 anni quando nel 1981 divenne il quarto primo ministro del paese (la Malaysia è indipendente dal 1957), ne aveva 78 quando si dimise nel 2003, annunciando che sarebbe andato in pensione.

Mahathir Mohamad festeggia una vittoria elettorale nel 1982 (AP Photo)

In mezzo c’era stato un ventennio di crescita notevole degli indicatori macroeconomici, con un aumento medio del Prodotto interno lordo fra il 6 e il 7 per cento l’anno. Favorito dalla scoperta e dallo sfruttamento di giacimenti di petrolio, Mahathir trasformò la Malaysia in una grande forza economica e commerciale del Sudest asiatico, attirando capitali stranieri e investendo in infrastrutture, come l’aeroporto internazionale di Kuala Lumpur, il Penang Bridge, ponte lungo 13 chilometri, o le Petronas Towers, grattacieli diventati famosi in tutto il mondo.

Fu definito in seguito “l’architetto della Malaysia moderna” e non solo per le grandi opere, ma anche per il consolidamento delle strutture dello stato. Descrivendo i suoi progetti ambiziosi per creare un paese completamente sviluppato entro il 2020 (non totalmente realizzati) disse: «Dobbiamo puntare a essere non solo un paese ricco, ma un grande paese, rispettato, ammirato e amato dal nostro popolo e dagli altri».

I risultati economici si trasformarono solo parzialmente in un miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti della Malaysia, ma gli garantirono comunque un certo sostegno politico. Mahathir si propose quasi subito come difensore dei diritti dei malesi, maggioranza etnica che sosteneva fosse stata marginalizzata dai precedenti governi. Per questo creò dei programmi che li favorivano apertamente, discriminando i gruppi indigeni e i malaysiani di origine cinese o indiana. Scelse anche un numero ristretto di imprenditori a lui fedeli a cui affidò molte commesse statali.

Con il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan nel 1984 (AP Photo/Barry Thumma)

In politica internazionale inserì la Malaysia fra i paesi “non allineati”, cioè non schierati con le due superpotenze protagoniste della Guerra Fredda, ossia gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Presentò il paese come modello di “Islam moderato”, aperto al dialogo e agli affari con il mondo occidentale, nonostante frequenti critiche ai paesi europei per atteggiamenti che definiva “post-coloniali”.

Nel corso dei 22 anni del suo primo lungo mandato l’indipendenza del parlamento, del settore giudiziario e delle altre istituzioni dello stato si ridusse progressivamente, mentre nel 1987 promulgò una legge per la Sicurezza interna con cui furono arrestati attivisti, politici e studenti, ufficialmente per prevenire «disordini razziali».

Scelse personalmente almeno due dei suoi successori, Abdullah Ahmad Badawi (al governo fra il 2003 e il 2009) e Najib Razak (2009-2018), su cui continuò ad avere un’enorme influenza e che riuscì a far dimettere quando riteneva non seguissero a sufficienza i suoi “consigli”. Nel 2018, a 92 anni, tornò dalla pensione proprio per mettere fine al governo di Najib e si candidò nuovamente a primo ministro.

Nel 1998 con l’allora vice primo ministro Anwar Ibrahim, che poi avrebbe fatto arrestare (AP Photo/Vincent Thian)

Lo fece sorprendentemente come capo dell’opposizione, l’Alleanza della Speranza, erede delle varie coalizioni che avevano provato a contrastare i suoi governi e quelli dei suoi successori. Sfruttò un momento in cui il leader dell’opposizione, Anwar Ibrahim, non era candidabile perché in carcere. Anwar era stato il suo vice negli anni di governo, nel 1998 Mahathir lo aveva fatto arrestare con accuse di “sodomia” e corruzione: da allora era passato all’opposizione.

Nel 2015 Anwar fu nuovamente accusato e condannato per “sodomia” (il reato ancora esiste in Malesia, ed è perseguibile chi pratica sesso anale o orale anche se consensuale, sia omosessuale che eterosessuale). Mahathir assicurò che se eletto gli avrebbe lasciato il posto quando questi fosse uscito di prigione. Non lo fece mai veramente, ma anzi tentò una manovra per cambiare la maggioranza che lo sosteneva. Non funzionò e fu costretto a dimettersi. Nel 2022 Anwar fu infine eletto primo ministro.

Mahathir Mohamad durante l’ultima campagna elettorale nel 2022 (AP Photo/Vincent Thian)

Nonostante un tentativo nel 2022 di candidarsi a un seggio parlamentare con una coalizione creata per l’occasione, la sua carriera politica è finita. Ma anche a 100 anni Mahathir resta molto attivo, fa interviste, partecipa a podcast, commenta la vita politica e partecipa a eventi pubblici (comprese manifestazioni per il sostegno della causa palestinese) durante i quali mostra anche uno stato fisico molto buono, per la sua età.