La ferrovia ferma da quarant’anni, tra Campania e Basilicata
Un comitato di cittadini vuole sfruttare l'arrivo dell'alta velocità per riattivare la Sicignano-Lagonegro, con poche speranze
di Angelo Mastrandrea

All’esterno della stazione ferroviaria di Polla, all’estremo sud della provincia di Salerno, ci sono un paio di panchine, un pannello con l’annuncio di un funerale e un cestino vuoto. All’interno la biglietteria è chiusa, nella sala d’attesa l’unico arredo sono alcune panche, mentre le porte delle altre sale e degli uffici sono murate. Fuori, in fondo alla banchina, su un binario morto è ferma una vecchia locomotiva. In questa stazione i treni non passano da quasi quarant’anni, quando la linea ferroviaria che andava da Sicignano degli Alburni a Lagonegro, in Basilicata, fu sospesa per lavori di ammodernamento. Non riaprì più.

La stazione di Polla (Angelo Mastrandrea/il Post)
Al comitato che da molti anni si batte per riattivarla ricordano bene la data dell’ultimo viaggio: era il primo aprile del 1987 e il treno, con soli due vagoni, partì dalla vicina Atena Lucana e si fermò proprio a Polla.

La sala d’attesa della stazione di Polla (Angelo Mastrandrea/il Post)
Da allora i treni sono stati sostituiti da un servizio di autobus, che fermano tuttora nel piazzale davanti alla stazione. Nei giorni feriali se ne contano una decina al giorno in direzione di Salerno e altrettanti verso Lagonegro, concentrati soprattutto al mattino presto e nel tardo pomeriggio, negli orari in cui le persone vanno al lavoro o rientrano. La maggior parte delle persone non viaggia però con i bus del servizio sostitutivo ma con alcune compagnie private di trasporti, che hanno sfruttato il vuoto lasciato dall’assenza del treno. Sono stati costruiti dei terminal da dove partono decine di corse giornaliere verso le maggiori città italiane ed europee.

Il terminal bus di Sala Consilina (Angelo Mastrandrea/il Post)

Viaggiatori al terminal bus di Sala Consilina (Angelo Mastrandrea/il Post)
La ferrovia Sicignano-Lagonegro fu inaugurata nel 1895 ed è lunga 78 chilometri. Attraversa i monti Alburni, il Vallo di Diano – una vasta area pianeggiante all’estremità meridionale della Campania – e un tratto di Basilicata.
Il percorso è suggestivo, tanto che ambientalisti e amanti del trekking spesso organizzano escursioni e passeggiate lungo i binari. La società Rete Ferroviaria Italiana (RFI), che è proprietaria dei binari e delle stazioni, e la Regione Campania hanno stimato in 260 milioni di euro il costo per la riapertura «ai soli fini turistici» e in 700 milioni di euro quello «a fini commerciali». Nel 2022 un decreto interministeriale del governo di Mario Draghi la inserì in un elenco di 26 ferrovie da riattivare a fini turistici. Nel 2024 RFI l’ha inserita tra le «reti complementari» non a scarso traffico, come ad esempio la Battipaglia-Metaponto.
Una decina di anni fa il comune di Polla fece una convenzione con RFI per riaprire la stazione. Pulì la sala d’aspetto, verniciò la locomotiva abbandonata, e per un periodo aprì anche un punto informazioni per i turisti. RFI propose anche di dare in comodato d’uso le altre 13 stazioni della linea, ma non se ne fece nulla e ora sono tutte chiuse e abbandonate. Alcune fermate sono state cancellate e altre sono state spostate lungo le strade principali o vicino agli svincoli autostradali. I binari in alcuni punti sono ricoperti di vegetazione cresciuta spontaneamente, in altri sono stati asfaltati o costeggiano abitazioni e attività commerciali. Nel 2020 il comune di Sala Consilina è stato condannato dal tribunale di Lagonegro perché aveva costruito una strada larga 5 metri sui terreni delle ferrovie e per aver divelto un passaggio a livello. Alla stazione di Montesano, sui binari, c’è un vagone che è utilizzato come ristorante grazie a un accordo con RFI.

La stazione di Montesano, con il ristorante sui binari (Angelo Mastrandrea/il Post)

Il vagone ristorante sui binari della stazione di Montesano (Angelo Mastrandrea/il Post)
«Qui se chiedi a un adolescente qual è l’ultimo treno che ha preso non sa cosa risponderti, perché non ne ha mai visto uno», dice il presidente del comitato per la riattivazione della ferrovia, Rocco Panetta.
Tra non molto però inizieranno i cantieri dell’alta velocità Salerno-Reggio Calabria: lo studio di fattibilità del lotto 1/b, tra Romagnano al Monte e Buonabitacolo, prevede che proprio a Polla la nuova linea veloce passi molto vicino a quella storica. Il comitato ritiene che questa possa essere l’occasione per riaprire anche la vecchia ferrovia chiusa: ha proposto a RFI di riattivarla con i finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), collegandola con treni veloci all’aeroporto di Salerno e alla nuova stazione dell’alta velocità che sarà costruita nel Vallo di Diano. Anche diversi comuni della zona e della vicina Basilicata hanno approvato delibere che chiedono la riapertura della Sicignano-Lagonegro, e la connessione con l’alta velocità. Unioncamere, l’organizzazione che rappresenta le Camere di commercio, in un rapporto sulle infrastrutture in Campania ha indicato come «prioritaria» la riattivazione della vecchia linea.

La vecchia stazione delle ferrovie calabro-lucane ad Atena Lucana (Angelo Mastrandrea/il Post)

La stazione abbandonata di Atena Lucana (Angelo Mastrandrea/il Post)
Secondo le prime ipotesi, la nuova stazione dell’alta velocità avrebbe dovuto essere costruita ad appena 200 metri dai binari della Sicignano-Lagonegro, poco lontano dalla stazione di Atena Lucana, dove ora ci sono anche un deposito, magazzini abbandonati e un’altra stazione delle ferrovie calabro-lucane, dismessa nel 1966. Per il comitato per la riattivazione della Sicignano-Lagonegro sarebbe la soluzione ideale, perché consentirebbe di connettere le due linee: ne avrebbero beneficio i 60mila abitanti del Vallo di Diano e altri 100mila della vicina Val d’Agri e degli Alburni.
Lo studio di fattibilità definitivo presentato a febbraio del 2024 da RFI e Italferr, la società del gruppo Ferrovie dello Stato che dirigerà i lavori, ha previsto invece che lo scalo sarà costruito una ventina di chilometri più a sud, nelle campagne di Padula, lontano dal tracciato della vecchia ferrovia. Nel progetto, che ora dovrà essere approvato dalle Regioni Basilicata e Campania, si legge che lo scalo è concepito per incrementare il turismo nel Parco Nazionale degli Alburni, del Cilento e del Vallo di Diano. «La scelta risponde a esigenze di trasporto e mira a creare un hub intermodale che colleghi il nuovo sistema ad alta velocità alle aree del sud della Campania e della Lucania, valorizzandone il potenziale», fa sapere il ministero.

(Angelo Mastrandrea/il Post)

Una fermata del servizio sostitutivo vicino alla stazione di Sassano-Teggiano (Angelo Mastrandrea/il Post)
Non sono previste connessioni con nessun altro treno, ma con gli svincoli dell’autostrada A2 e con le strade che portano verso il Cilento e la Basilicata, e con servizi di bus e piste ciclabili. Il ministero dice che «il progetto punta a integrare la nuova stazione con altri mezzi di trasporto pubblici e privati per migliorarne l’accessibilità» e che «questa posizione consente un’interconnessione verso importanti destinazioni turistiche come il Parco Nazionale del Cilento, la Certosa di San Lorenzo e il Parco Archeologico di Grumentum». Aggiunge inoltre che «il tracciato della nuova linea alta velocità Salerno-Reggio Calabria è stato progettato in modo da non interferire» con la linea storica Sicignano-Lagonegro, e «non pregiudicarne un’eventuale futura riattivazione ad uso turistico, in coerenza a quanto riportato anche nel decreto interministeriale».
L’associazione Legambiente, nel rapporto Pendolaria 2025, ha scritto che la costruzione della stazione a Padula viola un regolamento europeo che stabilisce che le nuove stazioni da costruire, tra cui la Battipaglia-Praia a Mare, devono consentire il trasferimento di passeggeri da un treno ad altri treni. A febbraio la senatrice del Movimento 5 Stelle Felicia Gaudiano ha presentato un’interrogazione al ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che non ha ancora risposto, chiedendo come intende rispettare il regolamento. Il ministero ha detto al Post che lungo la linea sono già previste due interconnessioni: una a nord con la linea Battipaglia-Potenza e un’altra a sud, a Praia a Mare, con la «linea storica» Battipaglia-Reggio Calabria, dove l’alta velocità si fermerà, in attesa di progetti e finanziamenti che per ora non ci sono.
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