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  • Mercoledì 9 luglio 2025

Un altro piano di Israele per trasferire forzatamente la popolazione di Gaza

Il governo vuole creare quella che ha definito una «città umanitaria» nel sud della Striscia: un piano che ha obiettivi militari precisi

Palestinesi durante un funerale in un campo per sfollati a Deir el Balah, 2 luglio 2025 (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
Palestinesi durante un funerale in un campo per sfollati a Deir el Balah, 2 luglio 2025 (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
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Israele vuole costringere l’intera popolazione palestinese della Striscia di Gaza a spostarsi in un’area circoscritta vicino alla città di Rafah, nel sud. Il piano è stato presentato dal ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, che ha definito la zona una «città umanitaria». In realtà l’iniziativa non risponde a scopi umanitari, come vorrebbe suggerire il nome; risponde a precisi obiettivi militari di Israele, che da tempo sta svuotando forzatamente il nord della Striscia trasferendo i civili in altre parti del territorio.

Katz ha chiarito che una volta entrati nella “città”, i palestinesi non potranno più uscire per spostarsi altrove.

Secondo Katz, in una prima fase nell’area individuata da Israele dovrebbero essere trasferite forzatamente circa 600mila persone palestinesi che ora si trovano ad al Mawasi, una zona sulla costa meridionale dove negli ultimi mesi si sono radunati molti civili. L’area di al Mawasi è gravemente sovraffollata, con scarsissime condizioni igieniche e assenza di beni essenziali (come ovunque nella Striscia).

Gradualmente il piano prevede di spostare forzatamente nella “città umanitaria” l’intera popolazione della Striscia di Gaza, quindi circa 2 milioni di persone. Prima di entrare nella zona circoscritta, i palestinesi dovranno essere sottoposti a dei test per accertare che non siamo membri di Hamas (Katz non ha specificato che tipo di test).

Non è chiaro quandocome la “città” dovrebbe essere costruita. Katz ha detto che non sarà gestita direttamente dall’esercito israeliano ma da alcuni enti internazionali, senza specificare quali. L’esercito dovrebbe invece garantire la sicurezza della zona da una certa distanza: è quello che succede da mesi con la Gaza Humanitarian Foundation, l’organizzazione voluta da Israele per controllare la distribuzione di cibo nella Striscia e usare la fame come ulteriore arma contro i palestinesi. Questo sistema ha creato le condizioni per una serie di stragi e massacri tra le persone palestinesi che vanno ai centri per cercare di ottenere del cibo.

– Leggi anche: Perché la distribuzione del cibo nella Striscia di Gaza è diventata così pericolosa

Il piano prevede che in futuro i palestinesi possano uscire dalla “città” solo per essere trasferiti in altri paesi, una cosa che era già stata proposta dal presidente statunitense Donald Trump lo scorso febbraio. Come già successo in quell’occasione, alcuni paesi arabi della regione si sono detti contrari alla possibilità di accogliere eventuali profughi palestinesi.

Dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, a ottobre del 2023, Israele usa spesso una retorica ingannevole per presentare come “umanitarie” operazioni principalmente militari. È successo come detto con la Gaza Humanitarian Foundation, che di fatto ha sostituito tutte le ong che distribuivano cibo nella Striscia. Da tempo inoltre Israele indica alcune aree della Striscia come “zone umanitarie”, in cui teoricamente non dovrebbero essere fatte operazioni militari, come al Mawasi. Ci sono però stati frequenti bombardamenti anche in quelle aree.

In un editoriale, il quotidiano israeliano Haaretz, di orientamento progressista, ha scritto che definire il nuovo piano una soluzione umanitaria «non è altro che un’inquietante distorsione del linguaggio».