Cosa sappiamo delle cause delle esplosioni del distributore a Roma
È molto probabile che la prima, più piccola, abbia provocato la seconda, facendo aumentare la temperatura del GPL in un'autocisterna

La procura di Roma sta indagando sulle due esplosioni che venerdì hanno distrutto un distributore di carburante nel quartiere Prenestino e causato il ferimento di 45 persone. Non si sa ancora con certezza cosa sia successo. Tuttavia in base alle ricostruzioni iniziali dei vigili del fuoco è noto come è avvenuta la seconda esplosione, quella che ha causato la maggior parte dei danni.
Sappiamo che tutto è cominciato con una dispersione di GPL durante l’operazione di rifornimento del serbatoio della stazione di servizio. Questa dispersione, le cui cause sono ancora da chiarire, ha causato una prima piccola esplosione e alcuni incendi di dimensioni ridotte, per cui sono stati chiamati i vigili del fuoco. Pochi minuti dopo il loro arrivo però è avvenuta un’altra esplosione, quella di dimensioni maggiori.
È di questa che si è capito meglio lo sviluppo: le sue modalità sono descritte da un’espressione tecnica in inglese, BLEVE. È una sigla che in italiano significa “esplosione causata dall’espansione del gas prodotto da un liquido pressurizzato che ha raggiunto il suo punto di ebollizione”. In questo caso il BLEVE è stato causato dal GPL nell’autocisterna che stava rifornendo il serbatoio del distributore.
Il GPL, cioè il gas di petrolio liquefatto, viene trasportato e stoccato a una pressione tale da rimanere allo stato liquido, in modo che occupi meno spazio: dunque all’interno dell’autocisterna era allo stato liquido. A un certo punto il sistema che regolava la pressione dell’autocisterna deve aver smesso di funzionare, facendo passare il GPL allo stato gassoso e quindi provocandone l’espansione, e conseguentemente la rottura della cisterna.
Perché si verifichi un BLEVE non è necessaria una scintilla o del fuoco: basta che la temperatura del gas liquefatto aumenti. In questo caso è verosimile che l’esplosione della cisterna sia stata causata dai piccoli incendi dovuti alla prima esplosione, quelli per cui i vigili del fuoco si trovavano già sul posto. Proprio per via del loro intervento quando c’è stata la seconda esplosione l’evacuazione dell’area attorno al distributore era già iniziata, ma il tutto è accaduto in pochi minuti.
Con la rottura dell’autocisterna tutto il GPL è fuoriuscito ed è passato improvvisamente allo stato gassoso, incendiandosi e generando la forte onda d’urto che ha causato i danni nella zona intorno al distributore.
Per prevenire i BLEVE le autocisterne hanno dei sistemi di raffreddamento e delle valvole di sicurezza che servono a tenere sotto controllo temperatura e pressione: nel caso dell’esplosione di venerdì però devono essere stati insufficienti per qualche ragione.
Sabato l’azienda sanitaria ASL Roma 2 ha diffuso un aggiornamento sulle condizioni dei due uomini feriti più gravemente, l’autista dell’autocisterna e un dipendente della stazione di servizio. Sono ricoverati nel reparto dei grandi ustionati dell’ospedale Sant’Eugenio e sono in condizioni stazionarie, sotto sedazione e ventilazione meccanica. Il dipendente della stazione di servizio, che ha 67 anni, ha ustioni di terzo grado sul 55 per cento del corpo; l’autista dell’autocisterna invece ha ustioni sul 25 per cento del corpo. Entrambi hanno risentito dell’inalazione di fumo e hanno traumi causati dall’onda d’urto dell’esplosione maggiore.
Un terzo uomo ferito dall’esplosione e inizialmente ricoverato all’ospedale San Giovanni è stato trasferito al Sant’Eugenio, ma è in condizioni migliori e cosciente: nel suo caso le ustioni riguardano meno del 10 per cento del corpo.