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  • Giovedì 3 luglio 2025

Cosa sta succedendo a Valentino?

Perché si parla di imminenti dimissioni del CEO e del direttore creativo Alessandro Michele, arrivato poco più di un anno fa

(Francois Durand/Getty Images)
(Francois Durand/Getty Images)
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Negli ultimi giorni alcuni giornali di moda hanno ripreso, dandola per credibile, un’indiscrezione pubblicata dal sito italiano The Platform secondo cui l’amministratore delegato di Valentino, Jacopo Venturini, starebbe per dimettersi a causa del calo delle vendite dell’azienda. Interpellata dall’agenzia Reuters, l’azienda non ha commentato le voci sulle dimissioni, e ha detto che Venturini al momento è in congedo per malattia.

Insieme alle voci sulle dimissioni di Venturini, ne stanno circolando anche sul direttore creativo Alessandro Michele, assunto da poco più di un anno per sostituire Pierpaolo Piccioli, che aveva avuto quel ruolo per 25 anni. Sul Foglio Fabiana Giacomotti ha scritto che la sua uscita dall’azienda si dà «per molto possibile e prossima». C’entrerebbero gli scarsi risultati economici degli ultimi mesi e i rapporti tesi all’interno della società di moda.

Michele era stato assunto a marzo del 2024: è una delle personalità più influenti del mondo della moda e aveva già lavorato con Venturini da Gucci. La speranza di Valentino era che potesse portare un po’ di novità dopo anni di direzione creativa di Piccioli e risollevare le vendite dopo un lieve calo all’inizio dell’anno scorso. Da allora però la situazione è peggiorata: nel 2024 il marchio ha registrato il 22 per cento in meno dei profitti rispetto al 2023.

Valentino, fondato nel 1960 da Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti, è attualmente controllata dal fondo di investimenti del Qatar Mayhoola. Nel 2023 il gruppo Kering, uno dei più importanti gruppi del lusso al mondo, che possiede molti marchi di alta moda come Gucci, Saint Laurent e Bottega Veneta, ne aveva comprato il 30 per cento, e aveva fatto sapere che il suo obiettivo era di acquisirlo completamente nei prossimi anni. Come scrive Business of Fashion però le tempistiche dell’acquisizione non sono chiare e non si sa che effetto possa avere sull’azienda un eventuale ritardo, viste le difficoltà attuali.

La sfilata Valentino “Le Méta-Théâtre des Intimités” (Daniele Venturelli/Getty Images)

Prima di arrivare da Valentino, Michele era stato il direttore creativo di Gucci per sette anni, dal 2015 al 2022, e nei primi quattro era riuscito a triplicare i ricavi del marchio (nel 2019 il fatturato fu di 9,6 miliardi di euro). Nei suoi anni da Gucci aveva avuto una grossa influenza sul pubblico con il suo stile massimalista ed eccentrico, caratterizzato da accostamenti stravaganti al limite del kitsch e abiti pensati per essere indossati sia da uomini sia da donne.

«Quando me ne sono andato (da Gucci, ndr), ho avuto la sensazione che la maggior parte delle persone che mi hanno contattato mi vedesse come Re Mida», aveva detto Michele in un’intervista, «Qualcuno che tocca le cose e queste diventano oro». Gucci però era un marchio molto grosso, aveva aggiunto, mentre «quando sono venuto qui da Valentino, ho sentito che era un posto sicuro», più piccolo, «da proteggere», dove non c’era l’aspettativa di raggiungere numeri altissimi.

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Da Valentino però Michele è stato abbastanza criticato per le scelte fatte come direttore creativo: principalmente per aver riproposto la stessa estetica adottata da Gucci, creando una sorta di ibrido tra i due marchi. Lui aveva risposto difendendo la propria cifra stilistica: «forse è un complimento, vuol dire che sono proprio io».

L’ultima sfilata, quella della collezione Autunno-Inverno 2025/26 alla settimana della moda di Parigi, intitolata Le Méta Théâtre des Intimités, ha confermato la direzione che Michele ha dato alle collezioni di Valentino. Nelle sue collezioni ci sono in realtà molti elementi tipici della storia del marchio, come volant, ricami, pois, perle e turbanti, che non sono distanti dall’estetica di Michele. In un’intervista a Business of Fashion aveva detto di lavorare chiedendosi sempre se il suo prodotto sarebbe piaciuto a Garavani.

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Valentino è un marchio molto diverso da Gucci, sia per il tipo di clienti a cui si rivolge, sia per dimensioni e tipo di produzione. Gucci era nata come azienda specializzata in pelletteria e aveva fatto degli accessori il suo prodotto di punta (tranne in certe fasi, come quando il direttore creativo era Tom Ford), attirando un pubblico ampio, giovane e attento alle tendenze, ma anche moltissimi personaggi famosi, come Harry Styles e Jared Leto. Valentino è un marchio più piccolo e ha una storia diversa, più incentrata sugli abiti e sulla loro fattura, anche se negli ultimi anni Piccioli era riuscito a conquistarsi uno spazio anche nell’ambito degli accessori e una clientela più giovane. A differenza di Gucci, Valentino ha una tradizione anche di vestiti di haute couture, di alta sartoria, destinati a un pubblico estremamente esclusivo.

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Valentino è stato per tanti anni sotto la direzione creativa del fondatore Valentino Garavani, con uno stile molto definito legato a capisaldi come il Rosso Valentino, la classica sfumatura di rosso scelta da Garavani per moltissime delle sue creazioni. A Roma Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti hanno da poco anche inaugurato la sede della loro fondazione culturale, dove sono esposti anche alcuni vestiti storici del marchio.

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Come scrive il Foglio è evidente che alcune novità introdotte da Michele non hanno convinto i clienti più abbienti e affezionati, che infatti hanno in buona parte disertato la presentazione della sfilata di alta sartoria a Parigi. Tra gli accessori della direzione creativa di Michele più criticati sui social da chi è rimasto legato ai canoni classici di Valentino c’è per esempio la borsa Le chat de la Maison: una pochette a tracolla a forma di gatto un po’ cartoonesca, in nylon con dettagli dipinti a mano e dal costo decisamente proibitivo (4.500 euro). Uno stile probabilmente più apprezzato da un nuovo pubblico giovane e meno dai clienti storici del marchio.

Delle possibili tensioni personali tra Michele e la direzione di Valentino si era parlato anche il mese scorso, quando l’account Instagram Fashioncricket aveva condiviso il video di un’intervista a Michele in cui diceva che «c’era un’aderenza assoluta» tra Valentino Garavani e l’azienda che aveva fondato, e che lo stilista aveva preso la sua vita e l’aveva «trasferita dentro a un brand». La didascalia del video fatta dall’account aggiungeva che quella di Michele è «una bellezza che tradisce Valentino». Sotto a questo video Giammetti aveva risposto: «parole tristi, se sono vere», ma non è chiaro se fossero riferite a quello che diceva Michele o al testo della didascalia.