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  • Mercoledì 2 luglio 2025

C’è una strana e importante alleanza tra narcotrafficanti messicani prima nemici

È come se durante la Guerra fredda un pezzo di Stati Uniti si fosse alleato con l'Unione Sovietica

Un poliziotto nella cittadina messicana di Parangaricutiro, marzo 2022
Un poliziotto nella cittadina messicana di Parangaricutiro, marzo 2022 (AP Photo/Armando Solis)
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In Messico una fazione del cartello di Sinaloa, il gruppo di narcotrafficanti più potente del mondo, si è alleata con un gruppo ex rivale, il cartello di Jalisco Nueva Generación: è uno sviluppo che sta cambiando il sistema della criminalità organizzata e potrebbe avere conseguenze sul traffico della droga verso gli Stati Uniti e in tutto il mondo.

Questa alleanza è a tal punto inusuale e piena di conseguenze che sono stati usati paragoni piuttosto creativi per descriverla: in un articolo sul New York Times un’esperta ha detto che «è come se la costa est degli Stati Uniti si fosse staccata dal resto del paese durante la Guerra fredda e si fosse alleata con l’Unione Sovietica». Un altro esperto, parlando della fazione del cartello di Sinaloa che si è alleata con Jalisco Nueva Generación, ha usato una metafora calcistica: «È come portare Messi nella propria squadra».

Questa alleanza avviene nel contesto di una violenta guerra interna al cartello di Sinaloa, che è stata paragonata a «una guerra civile». La guerra è cominciata quando circa un anno fa, alla fine di luglio del 2024, gli Stati Uniti arrestarono Ismael Zambada García, detto “El Mayo”, uno dei più importanti capi del cartello di Sinaloa.

Zambada García, si scoprì in seguito, era stato arrestato grazie al tradimento di uno dei suoi principali soci in affari, Joaquín Guzmán López, un altro dei capi del cartello. Joaquín Guzmán López aveva fatto un accordo di resa con le autorità statunitensi, e aveva promesso di consegnarsi in cambio di una riduzione di pena. Per convincere le autorità statunitensi, oltre a consegnare se stesso fece arrestare anche “El Mayo”.

Ismael Zambada García detto “El Mayo”, a destra, e Joaquín Guzmán López

Ismael Zambada García detto “El Mayo”, a sinistra, e Joaquín Guzmán López (U.S. Department of State via AP)

Joaquín Guzmán López e i suoi tre fratelli e fratellastri sono chiamati “Los Chapitos” perché tutti figli di Joaquín “El Chapo” Guzmán, il più famoso narcotrafficante messicano arrestato nel 2016 (“chapitos” significa in spagnolo “i piccoli Chapo”). Oggi ci sono due “Chapitos” in libertà: Ivan Guzmán Salazar e Jesus Alfredo Guzmán Salazar, che sono capi della fazione, appunto, dei “Chapitos”. L’altra fazione è quella dei narcos rimasti fedeli a “El Mayo”, noti come i “Mayiza”.

Sono queste due fazioni che, in autunno, hanno cominciato la guerra civile dentro al cartello di Sinaloa.

La guerra ha provocato un aumento della violenza in Messico, dove da vent’anni ogni anno decine di migliaia di persone sono uccise negli scontri tra narcotrafficanti e forze di polizia. Per esempio domenica a Culiacán (la capitale dello stato messicano di Sinaloa, dove il cartello omonimo è più forte) sono state uccise 20 persone; cinque sono state decapitate.

Nella guerra civile del cartello di Sinaloa si sono inseriti anche lo stato messicano e l’amministrazione statunitense di Donald Trump. Su pressione di Trump, il Messico ha cominciato a reprimere con maggiore durezza i cartelli del narcotraffico: soprattutto quelli, come il cartello di Sinaloa, che portano negli Stati Uniti il fentanyl, un oppiaceo responsabile da anni di una grossa crisi di dipendenza nel paese.

Questo aumento dell’attività contro il cartello di Sinaloa ha penalizzato soprattutto la fazione dei “Chapitos”, che è più forte nelle aree urbane, dove è più facile fare retate e arresti. Secondo un conteggio fatto dal giornale messicano El Universal, il governo arresta due membri dei “Chapitos” per ogni “Mayiza”.

L’attività del governo, unita al fatto che i “Mayiza” sono generalmente meglio armati e organizzati, ha progressivamente indebolito i “Chapitos” che, in difficoltà, hanno provato a cercare alleanze esterne: l’hanno trovata nel cartello di Jalisco Nueva Generación (CJNG), nato nel 2006 inizialmente come gruppo paramilitare. Il CJNG per anni è stato uno dei più forti rivali del cartello di Sinaloa, e il fatto che i “Chapitos” ci abbiano stretto un’alleanza è decisamente straordinario.

Un muro nello stato di Michoacán con scritte che inneggiano al cartello Jalisco Nueva Generación (CJNG)

Un muro nello stato di Michoacán con scritte che inneggiano al CJNG (AP Photo/Eduardo Verdugo, File)

L’alleanza non è ancora ufficiale (e nel mondo del narcotraffico messicano i tradimenti sono frequenti), ma ormai praticamente tutti la danno per fatta: la Drug Enforcement Administration (DEA), l’agenzia antidroga degli Stati Uniti, ne parlava già mesi fa. A maggio era inoltre circolato un video in cui alcune decine di persone armate – con due ostaggi bendati e in ginocchio davanti a loro – annunciavano l’alleanza tra i “Chapitos” e il CJNG. Più di recente fonti dentro al cartello di Sinaloa hanno confermato l’alleanza al New York Times.

Benché i “Chapitos” siano in difficoltà, gestiscono ancora una rete estremamente efficiente nel traffico e nella distribuzione della droga, e la loro unione con il CJNG potrebbe rendere più complicato contrastarli. Potrebbe inoltre sconvolgere il sistema dei cartelli della droga messicani, che sono decine e molto frammentati. Se due gruppi molto potenti si alleano tra di loro, è probabile che altri cercheranno di fare lo stesso. Questo potrebbe provocare instabilità e nuova violenza.