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  • Martedì 1 luglio 2025

Il sogno di Trump di finire sul monte Rushmore resterà un sogno

Lo chiedono alcuni Repubblicani – e lo vorrebbe lo stesso Trump – ma è una proposta complicata politicamente e irrealizzabile concretamente

Donald Trump davanti al monte Rushmore, South Dakota, nel 2020. (REUTERS/Tom Brenner)
Donald Trump davanti al monte Rushmore, South Dakota, nel 2020. (REUTERS/Tom Brenner)
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L’agenzia federale statunitense che si occupa della gestione delle risorse naturali e del patrimonio storico del paese sta valutando una inusuale proposta di legge che vorrebbe far incidere anche il volto del presidente Donald Trump nell’iconica e monumentale scultura modellata sulla parete del monte Rushmore, nel South Dakota. La scultura, alta 18 metri e famosa anche al di fuori degli Stati Uniti, raffigura i volti di quattro grandi presidenti americani che hanno rappresentato i valori democratici e dell’unità nazionale: George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln.

La proposta è in parte una provocazione in parte una cosa seria: mostra quanto Trump sia diventato influente e celebrato dalla stragrande maggioranza del suo partito, il Partito Repubblicano, che cerca insistentemente di ingraziarselo con idee come questa. Oggi infatti l’espressione “Who’s on your Mount Rushmore” (“Chi c’è sul tuo monte Rushmore”) viene usata anche al di fuori della politica per fare una classifica delle quattro persone più importanti, influenti o rappresentative in un determinato ambito (per esempio nei dibattiti sui migliori giocatori di sempre di un certo sport). Entrarci significa essere considerati quindi tra i migliori in assoluto.

La proposta, che è stata presentata da una deputata Repubblicana della Florida, è però assai problematica, sia per ragioni politiche – Trump non è certo considerato tra i migliori presidenti della storia degli Stati Uniti: anzi – sia per ragioni che dipendono dalle caratteristiche stesse del monte Rushmore.

Visitatori davanti al monte Rushmore, nel 2023. (AP/David Zalubowski)

La prima cosa da dire è che l’idea di aggiungere un volto alla scultura nel monte Rushmore non è inedita. Nei decenni successivi alla conclusione del progetto, portato avanti dal 1927 al 1941 dallo scultore Gutzon Borglum e dal figlio Lincoln, l’idea era già stata espressa per presidenti molto apprezzati (anche se da pubblici diversi) come John F. Kennedy e Ronald Reagan, ed era stata presentata una proposta di legge al Congresso per includere l’attivista per i diritti delle donne Susan B. Anthony. Non si era arrivati però a nulla di concreto.

Anche la proposta di aggiungere il volto di Trump era già stata fatta. L’aveva suggerita nel 2020 Kristi Noem, l’allora governatrice del South Dakota (Repubblicana), che aveva regalato al presidente una replica del monte Rushmore in miniatura in cui era scolpito anche il suo volto. Il regalo, aveva detto Noem, rispecchiava il grande desiderio di Trump di essere incluso nel monumento.

Oltre al dibattito politico attorno all’opportunità di aggiungere il volto di Trump ai quattro presidenti già scolpiti, la proposta ha il grande limite di essere concretamente irrealizzabile, come avevano già sottolineato nel 2020 gli esperti nel campo della conservazione del patrimonio culturale e il National Park Service, l’ente federale che gestisce i parchi nazionali statunitensi.

Il motivo è che non ci sono altre pareti utilizzabili. Già nel 1934 Gutzon Borglum si accorse che la parete alla destra del presidente Washington non era lavorabile a causa della sua friabilità, e durante i lavori dovette spostare la scultura del presidente Jefferson alla sinistra di quella di Washington.

Il monte Rushmore durante la realizzazione delle sculture, con Thomas Jefferson alla destra di George Washington, anziché alla sinistra. (Public domain, via Wikimedia Commons)

Anche la porzione al di sotto dei volti dei presidenti – quella che Borglum aveva inizialmente pensato di usare per scolpire i busti – non è lavorabile: è fatta da un tipo di roccia diversa dal granito, lo scisto, che si sfalda facilmente. Ci sono poi delle profonde fratture scure nella roccia che sembrano sfregiare i visi dei presidenti: in quei punti è molto probabile che la roccia si muova se dovesse essere toccata ancora, e questo inevitabilmente deteriorerebbe il monumento.

Il modello in gesso utilizzato per scolpire il monte Rushmore. (Photo courtesy of the National Park Service, Lincoln Borglum Collection)

Se si guarda alla sinistra dell’ultimo presidente raffigurato, cioè Lincoln, potrebbe sembrare che ci siano ancora molte pareti disponibili. È però un’illusione ottica dovuta alla bidimensionalità delle fotografie: le tre creste rocciose vicine al volto di Lincoln sono in realtà molto strette e separate da profonde gole incassate nella montagna. Anche Lincoln Borglum, al momento della chiusura del progetto nel 1941, disse che tutte le pareti intorno alle sculture già presenti non erano utilizzabili. Lo ribadì anche un rapporto del 1989 del National Park Service e di un’azienda di ingegneria che si occupa di monitorare le rocce del monte Rushmore.

La condizione piuttosto fragile e difficilmente lavorabile della roccia escluderebbe infine altre soluzioni che non richiedono di inciderla. Una scultura di granito pre-incisa, issata e bloccata sulla roccia avrebbe un peso eccessivo e crollerebbe. Anche l’utilizzo di un materiale più leggero non sarebbe la soluzione, perché la scultura potrebbe degradarsi in modo non uniforme al resto della montagna.

Il volto di Abraham Lincoln in fase di realizzazione sul monte Rushmore, 1938. (Charles d’Emery/Per gentile concessione di Everett Collection/Contrasto)

In generale le resistenze ad aggiungere il volto di un altro presidente al monte Rushmore sono parecchie. Molti considerano il monumento un’opera d’arte completa, finita, ideata per celebrare i primi 150 anni degli Stati Uniti come nazione, e i presidenti che hanno contribuito significativamente alla sua storia. «Non aggiungeresti un altro volto al monte Rushmore di Borglum, così come non ne aggiungeresti uno all’Ultima Cena di Leonardo da Vinci» ha detto Dan Wenk, ex sovrintendente del Mount Rushmore National Memorial.