Vent’anni per non fare un film
Dopo molti tentativi falliti Warner Bros. ha rinunciato ai diritti di “Akira”, uno dei film d'animazione giapponesi più importanti di sempre

Dopo più di vent’anni e molti tentativi falliti, la società cinematografica Warner Bros. non ha rinnovato i diritti per la realizzazione di una trasposizione in live action – cioè con attori veri – di Akira, uno dei film d’animazione giapponesi più importanti e apprezzati di sempre. I diritti sono quindi tornati in possesso della casa editrice giapponese Kodansha, che nelle prossime settimane valuterà le proposte di altri produttori interessati al progetto.
Uscito nel 1988, Akira fu diretto da Katsuhiro Otomo, che per la realizzazione si basò sull’omonima serie a fumetti da lui stesso scritta e disegnata tra gli anni Ottanta e Novanta. Sintetizzando molto, la trama ruota attorno a un gruppo di ragazzi di Neo Tokyo, una versione postapocalittica della capitale giapponese: i protagonisti fanno parte di una gang criminale che si scontra con altre bande in un contesto di violenza e degrado e nell’indifferenza delle forze dell’ordine. Quando uno di loro, Tetsuo, sviluppa strani poteri che non riesce a controllare, la situazione degenera e l’intera città si ritrova in pericolo.
Dentro alla storia ci sono influenze prese da altre produzioni giapponesi, principalmente dalle storie di Hayao Miyazaki e da Super Robot 28, il precursore delle storie di robottoni giapponesi. Ma anche molta fantascienza occidentale per ammissione dello stesso Otomo, da Guerre stellari (che a sua volta deve molto ai film giapponesi degli anni Cinquanta e Sessanta di Akira Kurosawa) a Blade Runner, uscito solo sei anni prima, di cui rilanciava e potenziava l’estetica urbana futura, fino alle opere del fumettista francese Moebius.
Warner Bros. aveva acquisito i diritti per la trasposizione di Akira nel 2002, e da allora aveva affidato il progetto a vari registi, senza però mai avviare concretamente la produzione.
Inizialmente fu scelto Stephen Norrington, che ai tempi aveva già diretto alcuni film di fantascienza di buon successo come Death Machine (1994), Blade (1998) e The Last Minute (2001). Le riprese sarebbero dovute cominciare subito dopo l’uscita del quarto film di Norrington: La leggenda degli uomini straordinari (2003), tratto da una popolare serie a fumetti di Alan Moore. Il film ottenne però incassi piuttosto deludenti, e per questo motivo Warner Bros. decise di interrompere i suoi accordi con Norrington.
Due anni dopo Warner Bros. si rivolse a Ruairí Robinson, un regista irlandese che fino a quel momento aveva diretto soltanto un paio di cortometraggi molto apprezzati dalla critica: il film avrebbe dovuto essere prodotto insieme alla Appian Way Productions, la casa di produzione fondata da Leonardo DiCaprio.
In quel periodo furono resi pubblici anche alcuni dettagli relativi alla distribuzione, tra cui l’intenzione di dividere il film in due parti. Alla fine però Robinson rinunciò per via di alcuni dissidi creativi con Warner Bros., che non era particolarmente convinta da alcune sue intuizioni.
Tra queste, la più discussa fu la scelta di ambientare la storia a New Manhattan, una città futuristica ricostruita sopra le rovine di New York dopo una crisi economica globale, e non a Neo Tokyo, la città in cui si svolge la storia di Otomo. Nella sceneggiatura sviluppata insieme a Gary Whitta, si ipotizzava che gli Stati Uniti avessero venduto Manhattan al Giappone per fronteggiare un collasso finanziario, creando una metropoli multietnica ma controllata da affaristi asiatici. Sebbene pensata per spiegare narrativamente il legame con l’opera originale giapponese, l’idea fu giudicata troppo forzata e rischiosa, dato che rischiava di snaturare il contesto sociopolitico dell’opera di Otomo.
A un certo punto si parlò anche del possibile coinvolgimento degli attori Joseph Gordon-Levitt e Chris Evans, che avrebbero dovuto interpretare rispettivamente Tetsuo e Kaneda, i due protagonisti della storia. Queste indiscrezioni, mai confermate né smentite dai diretti interessati, circolarono a causa di alcuni disegni e materiali di prova condivisi dallo stesso Robinson, in cui erano raffigurati per l’appunto i volti di Gordon-Levitt ed Evans.
Negli anni successivi alcuni critici cinematografici hanno ipotizzato che, probabilmente, Warner interruppe la collaborazione con Robinson perché temeva che le sue scelte (l’ambientazione a New York, la scelta di attori non giapponesi) potessero esporre il film ad accuse di eurocentrismo e whitewashing, ovvero la pratica di far interpretare personaggi non bianchi ad attori bianchi.
Dopo Robinson, nel 2010 la direzione di Akira fu assegnata ai fratelli Albert e Allen Hughes, che avevano intenzione di far revisionare la sceneggiatura di Robinson e Whitta a Mark Fergus e Hawk Ostby, noti per Iron Man (2008) e la serie tv di fantascienza The Expanse.
Nel 2011 una bozza della sceneggiatura fu pubblicata online, facendo emergere alcuni potenziali problemi, come per esempio la presenza di riferimenti piuttosto espliciti agli attentati dell’11 settembre. Non era chiaro se quella versione della sceneggiatura fosse precedente o successiva alle riscritture di Fergus e Ostby, ma in ogni caso contribuì compromettere ulteriormente l’immagine del film, generando forti perplessità tra i critici e i fan dell’opera originale.
Gli ultimi due registi a occuparsi di abbozzare una versione in live action di Akira furono lo spagnolo Jaume Collet-Serra, che lavorò al progetto tra il 2012 e il 2015, quando decise di ritirarsi per via dei continui contrasti con Warner, e il neozelandese Taika Waititi, che fu accostato al film tra il 2017 e il 2021.
Durante il periodo in cui lavorò ad Akira, Collet-Serra fu criticato per alcune sue prese di posizione piuttosto controverse che generarono una certa indignazione tra i fan del film. Per esempio, in un’intervista data nel 2014 al sito specializzato ComingSoon, disse che in Akira «nessun personaggio è interessante […]. Fa parte della cultura giapponese, non hanno mai personaggi forti. Li usano più che altro come un espediente per far progredire la storia e la filosofia dell’opera».
Secondo le informazioni disponibili, Waititi aveva in mente di abbandonare l’idea di ambientare la storia a New York e riprendere la storia originale di Otomo, basandosi in particolare sulla serie a fumetti. I suoi rapporti con Warner si interruppero però nel 2021, per cause mai chiarite.
Parlando del travaglio produttivo di Akira, il critico cinematografico Jordan Ruimy ha scritto che «parte del problema è che Akira è semplicemente troppo bizzarro, troppo complesso e troppo legato alla cultura giapponese perché gli studios americani riescano a comprenderlo», e che per questo motivo «non può essere americanizzato senza correre il rischio di neutralizzarlo».
Tuttavia l’Hollywood Reporter e Deadline, due tra le più autorevoli testate di cinema al mondo, hanno scritto che diversi produttori si stanno già facendo avanti per aggiudicarsi i diritti.
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