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  • Sabato 28 giugno 2025

Le foto del Pride di Budapest

Il governo Orbán voleva vietarlo, è finita che hanno partecipato decine di migliaia di persone venute da tutta Europa

(Janos Kummer/Getty Images)
(Janos Kummer/Getty Images)
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Sabato decine di migliaia di persone hanno preso parte al Pride di Budapest, in Ungheria, nonostante i molteplici tentativi di vietarlo da parte dal governo ungherese del primo ministro sovranista Viktor Orbán. Nelle ultime settimane c’era stata una grande mobilitazione internazionale in difesa della manifestazione, a cui hanno partecipato decine di eurodeputati, parlamentari di altri stati inclusa l’Italia – ci sono per esempio Elly Schlein e Carlo Calenda – ed ex ministri. La marcia è stata sostenuta ufficialmente da 33 paesi, principalmente membri dell’Unione Europea, e anche dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

C’era insomma grande attenzione sull’evento, e contestualmente anche preoccupazione per eventuali incidenti con le forze dell’ordine: non sono stati segnalati eventi particolari, tranne una piccola deviazione del percorso decisa per evitare un presidio di un gruppo di estrema destra.

Negli scorsi mesi il governo di Orbán, che dal 2010 ha smantellato progressivamente i diritti civili nel paese, aveva vietato la manifestazione per legge, poi la polizia ungherese non aveva autorizzato il corteo di Budapest. A quel punto è intervenuto il sindaco di Budapest Gergely Karácsony, patrocinando l’evento grazie all’ampia autonomia garantita ai comuni ungheresi e spiegando che in questo modo la polizia nazionale non avrebbe potuto vietarlo. Dopo queste dichiarazioni il ministro della Giustizia Bence Tuzson aveva minacciato di farlo arrestare. Karácsony era alla testa del corteo insieme a sua moglie.

Tutti questi divieti e minacce avevano avuto l’effetto di aumentare l’attenzione e l’importanza simbolica della marcia. Gli organizzatori e le organizzatrici rischiano comunque fino a un anno di carcere, mentre tutti i partecipanti una multa fino a 200mila fiorini (circa 500 euro). La polizia è stata anche autorizzata dal governo a usare dei software di riconoscimento facciale per identificarle a posteriori.