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  • Venerdì 20 giugno 2025

L’attivista per la Palestina Mahmoud Khalil è stato liberato

Dopo 104 giorni di carcere negli Stati Uniti: secondo un giudice le accuse di aver violato le leggi sull'immigrazione sarebbero state pretestuose

Mahmoud Khalil parla dopo la sua liberazione a Jena, in Louisiana, 20 giugno 2025 (AP Photo/Matthew Hinton)
Mahmoud Khalil parla dopo la sua liberazione a Jena, in Louisiana, 20 giugno 2025 (AP Photo/Matthew Hinton)
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Mahmoud Khalil, l’attivista per la Palestina ed ex studente della Columbia University arrestato lo scorso marzo negli Stati Uniti e detenuto da allora, è stato scarcerato per ordine di un giudice. Si trovava nel carcere di Jena, in Louisiana, a più di 2mila chilometri dalla sua famiglia a New York. Era detenuto da 104 giorni, senza che contro di lui fosse mai stata formulata alcuna accusa formale.

Il giudice ha detto che c’è almeno un motivo per credere che il carcere sia stato un modo per «punire» Khalil per la sua partecipazione alle proteste a favore della Palestina organizzate nel campus a inizio anno. «E questo, ovviamente, sarebbe incostituzionale», ha aggiunto.

Khalil era stato uno dei volti principali di quelle proteste, ed era stato arrestato con l’accusa di aver partecipato a manifestazioni in «favore di Hamas». In seguito era stato accusato anche di aver omesso alcune informazioni importanti nella domanda per ottenere la green card, il permesso di soggiorno permanente. In seguito l’amministrazione del presidente Donald Trump avevano giustificato la sua detenzione appellandosi a una vecchia norma per cui una persona può essere espulsa se si ritiene che possa in qualche modo ledere la politica estera degli Stati Uniti.

L’amministrazione Trump si era esposta molto sul suo caso, provando in vari modi a farlo espellere nonostante si trovasse negli Stati Uniti legalmente (Khalil è nato in Siria da genitori palestinesi). Ha già presentato un ricorso contro la sua scarcerazione e una portavoce del dipartimento della Sicurezza nazionale ha detto che dovrà essere un giudice per l’immigrazione ad avere l’ultima parola sul caso (non un giudice distrettuale, che tratta casi civili e penali, come in questo caso). In questi mesi altri attivisti arrestati nell’ambito delle manifestazioni in sostegno della Palestina sono stati liberati su ordine di un giudice.

Ora Khalil potrà attendere il processo per la sua eventuale espulsione ma rimanendo in libertà, dal momento che il giudice ha stabilito che non è un pericolo per la comunità e non c’è il rischio che scappi. Durante questi tre mesi di carcere si è svolta la cerimonia di laurea alla Columbia, alla quale avrebbe dovuto partecipare, ed è nato suo figlio.

Il suo caso aveva generato grosse proteste e diversi esperti legali e attivisti per i diritti civili avevano sostenuto che Khalil fosse stato arrestato per aver esercitato il suo diritto di opinione e di parola, protetto dal primo emendamento della Costituzione statunitense.