L’amministrazione Trump ha presentato nuove accuse contro Mahmoud Khalil, l’attivista per la Palestina arrestato due settimane fa

L’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump ha reso pubbliche delle nuove accuse contro Mahmoud Khalil, l’ex studente della Columbia University e attivista per la Palestina arrestato circa due settimane fa. Secondo le accuse, Khalil non avrebbe dichiarato alcuni suoi incarichi lavorativi nella domanda per ottenere la “green card”, un permesso di soggiorno permanente. Per esempio avrebbe omesso di aver lavorato per l’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi, e per l’ufficio della Siria all’ambasciata britannica di Beirut, in Libano.
Khalil era stato uno dei principali leader delle proteste pro-Palestina che si tennero in molte università statunitensi nella primavera del 2024. Inizialmente le autorità federali lo avevano accusato di aver partecipato a manifestazioni «a favore di Hamas», e in generale di essere un pericolo per la sicurezza nazionale. Al momento Khalil è in detenzione preventiva in un carcere della Louisiana: l’amministrazione Trump ha revocato la sua green card e sta cercando di espellerlo. Contro di lui non è però stata formalizzata alcuna accusa, e per ora la sua espulsione è stata bloccata da un giudice. L’amministrazione Trump sta cercando di espellerlo sulla base di una legge del 1952, usata molto raramente, che permette l’espulsione di persone straniere che si pensa possano danneggiare la politica estera degli Stati Uniti.
Queste accuse iniziali, che sono sempre rimaste vaghe e poco circostanziate, avevano causato estese proteste. Sono anche state ritenute poco solide da molti esperti legali e attivisti per i diritti civili, secondo cui partecipando alle proteste Khalil aveva esercitato il suo diritto alla libertà di opinione e di parola, protetto dal Primo Emendamento della Costituzione statunitense. Le nuove accuse (quelle relative ai documenti per la green card) sembrano quindi spostare l’attenzione altrove, su fatti più circoscritti e potenzialmente più solidi dal punto di vista legale. L’amministrazione Trump dovrà comunque dimostrare che Khalil abbia omesso volontariamente le informazioni sui suoi precedenti incarichi, e che l’abbia fatto perché pensava che presentarli avrebbe complicato l’ottenimento della green card.