I puristi del metal detestano questa band
Gli Sleep Token «o li ami, o ami odiarli, o non ne hai mai sentito parlare»

Il Download Festival è uno dei grandi eventi di musica metal, rock e punk più noti del Regno Unito, e quest’anno sul palco principale si sono esibiti come headliner Green Day, Korn e Sleep Token. Se le prime due band sono conosciute ormai da decenni, l’altra ha avuto un’affermazione molto recente, ma non è stata un’affermazione indolore: è infatti la band più divisiva del momento tra chi ascolta metal, e la loro partecipazione come gruppo di punta al Download Festival ha accresciuto un dibattito tra appassionati che va avanti da un po’ e in particolare da quando, a inizio maggio, è uscito il loro ultimo disco.
«O li ami, o ami odiarli, o non ne hai mai sentito parlare», ha detto la giornalista musicale Allison Hagendorf degli Sleep Token, che sono inglesi e hanno decine di milioni di ascolti su Spotify e YouTube. In pochissimo tempo sono diventati un fenomeno grazie ai social e a una comunità molto solida di fan, sia per il mistero che li circonda, sia perché mettono insieme metal ed elementi di pop e R&B: gli stessi motivi per cui irritano moltissimo i fan del metal più vecchia scuola. Attorno agli Sleep Token, insomma, si è sviluppato un po’ più in piccolo un dibattito che ricorda quello seguito al grande successo commerciale dei Måneskin tra i fan dell’hard rock.
“Emergence”, il primo singolo del loro nuovo disco, ha ottenuto 2 milioni di ascolti nelle prime 24 ore dall’uscita, a marzo, e quasi 10 nel giro della prima settimana: adesso ne ha 76 milioni. Even In Arcadia, l’album che è uscito il 9 maggio per RCA Records, è invece arrivato al primo posto della nota classifica Billboard 200, che comprende tutti i generi, e ha raggiunto la prima posizione anche in Regno Unito, Canada e Germania, tra gli altri. È dai primi anni Duemila, quando andavano di moda emo e nu metal, che una band di rock pesante non aveva un tale successo commerciale. E nessuno lo aveva previsto, ha detto al Guardian il giornalista della rivista rock Kerrang! Luke Morton.

Gli Sleep Token al Leeds Festival, 27 agosto 2023 (Katja Ogrin/Redferns via Getty)
Gli Sleep Token si esibiscono in abiti scuri e coperti con maschere, cappucci e trucco, e di loro si sa poco o nulla. Sul palco non parlano, non girano contenuti promozionali e non danno interviste (l’unica risulta quella data nel 2017 a Metal Hammer). In un periodo in cui la musica è una continua promozione del sé, l’anonimato li ha indubbiamente resi intriganti, e ha anche permesso ai fan di mitizzarli.
«Li chiamerei metal, ma nella loro musica ci sono un sacco di livelli e strati», ha detto Corey Taylor, il cantante degli Slipknot. Le loro canzoni infatti uniscono metal e melodie pop, industrial ed elementi ambient, linee vocali R&B e djent, un sottogenere del progressive metal caratterizzato dal suono distorto e ovattato delle chitarre. Il secondo singolo di Even In Arcadia, “Caramel”, ricorda «più The Weeknd che i Meshuggah», osserva Hagendorf citando il cantante e produttore pop R&B canadese e una nota band metal svedese.
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Secondo Hagendorf con tutte queste contaminazioni gli Sleep Token riescono a rendere accessibile il metal, reinventandone i canoni. Per i puristi invece sono una band pretenziosa, troppo melodica e troppo poco ruvida per potersi definire metal, e l’uso delle maschere sarebbe molto poco originale. Anche diverse recensioni sono state molto critiche: su Pitchfork Eli Enis ha parlato di un «goffo mix di pop generico e metalcore di moda, sdolcinato e tedioso»; per Anthony Fantano di The Needle Drop è «metal per adulti che amano la Disney». Un paragone che circola è quello che li definisce una sorta di versione metal degli Imagine Dragons, una band pop di successo molto largo che è particolarmente detestata tra appassionati di musica.
Le critiche alla band si erano moltiplicate proprio con l’annuncio degli headliner del Download Festival, nel novembre del 2024. Secondo un utente di Reddit, se non fosse per il modo in cui si presentano non sarebbero mai stati presi in considerazione per il palco principale; secondo un altro non si sono guadagnati il posto come le altre band che ci erano arrivate, come Metallica o Iron Maiden.
Il fondatore del festival, Andy Copping, aveva sostenuto che la rapida ascesa della band meritasse visibilità. D’altra parte per stare in piedi i festival devono vendere biglietti, e per farlo devono badare ai gusti e alle aspettative delle nuove generazioni, oltre che dei fan di lunga data. «Se non ci evolviamo con i tempi il festival muore», ha detto Copping, «quindi dobbiamo vedere cosa succede sui social e analizzare il modo in cui la gente fruisce della musica nell’era di TikTok».
Ci sono stati commenti polarizzati anche dopo il concerto di sabato. C’è chi ha sostenuto che sia stato noiosissimo e che molta gente sia andata via dopo poche canzoni, e chi invece che sia stata una performance molto coinvolgente.
Gli Sleep Token si sono formati a Londra nel 2016 e hanno pubblicato il loro primo album tre anni dopo. Grazie al successivo, nel 2022 sono finiti sulla copertina di Metal Hammer, ma sono stati acclamati soprattutto per Take Me Back to Eden, il disco metal più ascoltato del 2023 su Spotify e considerato il migliore dell’anno sia dalla rivista statunitense Revolver che da Rock Sound. Pur non cercando di promuoversi a tutti i costi sui social, la band è riuscita a intercettare un pubblico che si è allargato grazie a contenuti diventati virali, come i reaction video in cui le persone ascoltano per la prima volta le loro canzoni.
Da allora hanno ottenuto diversi riconoscimenti e si sono esibiti in altri grossi festival metal, come il Wacken o il Rock am Ring in Germania. Tutti i biglietti per il loro concerto alla Wembley Arena nel dicembre 2023 erano andati esauriti in dieci minuti; anche il loro tour in programma negli Stati Uniti è sold out da tempo.
Naturalmente gli Sleep Token non sono la prima band ad aver mescolato altri generi al metal. Lo avevano fatto tra fine anni Novanta e primi Duemila Linkin Park, Deftones e Slipknot, un’altra band nota per le maschere horror dei componenti, e più di recente Bring Me The Horizon e Ghost. Tutte a loro modo erano state giudicate troppo poco metal o troppo mainstream: ma nel tempo alcune hanno cominciato a essere riconosciute anche nelle nicchie come molto influenti.
Le critiche agli Sleep Token sono anche al centro di un articolo su Metal Hammer in cui si allude alla «cultura tossica dell’heavy metal». Lo ha scritto Doc Coyle, il chitarrista di God Forbid e Lamb of God, che si domanda come mai chi ascolta metal debba puntualmente demolire le band che hanno successo commerciale. Gli Sleep Token, dice, avrebbero «oltrepassato una qualche linea di purezza invisibile»: «Se non piacciono va bene, ma smettiamola con questo elitarismo».
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