Non c’era davvero bisogno di questo Mondiale per club
È un'altra operazione con cui la FIFA vuole diventare sempre più ricca e influente, quasi a qualsiasi costo

Sul trofeo che verrà dato alla squadra vincitrice del nuovo Mondiale per club, cominciato sabato notte negli Stati Uniti, c’è un’incisione che dice: «Siamo testimoni di una nuova era. L’era d’oro del calcio per club: l’era del Mondiale per Club FIFA. Il culmine di tutte le competizioni per club. Ispirato dal presidente della FIFA, Gianni Infantino». Il suo nome, con una smania di grandezza non comune neppure tra chi ha cariche di questo tipo, è inciso due volte sul trofeo (realizzato da Tiffany, la nota azienda di gioielli), perché c’è scritto pure «fondatore: Gianni Infantino».
La FIFA, l’organizzazione che regola il calcio a livello mondiale, e il suo onnipresente presidente Infantino stanno promuovendo il nuovo torneo come l’apice del calcio per club, una competizione imperdibile e necessaria, con le migliori squadre da tutto il mondo, in grado di dare una dimensione globale definitiva al calcio e continuare a farlo crescere. La realtà però è un po’ diversa.
Tralasciando il fatto che non ci sono alcune delle squadre più forti al mondo, come Liverpool e Barcellona, e ce ne sono altre molto meno attrezzate e blasonate (i semiprofessionisti dell’Auckland City, il Mamelodi Sundowns, ma pure il Salisburgo), in pochi hanno mostrato grande interesse verso il Mondiale per club. Per il momento la maggioranza lo percepisce come l’ennesima aggiunta a un calendario già saturo, un altro pezzetto nella corsa del calcio a un’utopistica crescita infinita (di partite, di pubblico, di guadagni). Nei mesi scorsi i club e addirittura i calciatori, attraverso organizzazioni sindacali come FIFPRO, hanno provato a opporsi al nuovo torneo, non riuscendo tuttavia a far fronte comune per far cambiare davvero i piani alla FIFA.
Nel frattempo negli Stati Uniti le vendite dei biglietti per le partite, soprattutto per quelle in cui non giocano grosse squadre europee (o quelle di casa), stanno procedendo a fatica, tanto che gli organizzatori hanno abbassato varie volte i prezzi. Di recente hanno proposto addirittura un pacchetto che consente, con l’acquisto di questi biglietti, di avere una prelazione per quelli dei Mondiali del 2026 (quelli per nazionali, che si terranno tra Stati Uniti, Messico e Canada). I principali sponsor della FIFA hanno tardato parecchio ad arrivare, per non parlare delle emittenti televisive: Infantino e la FIFA pensavano ci sarebbe stata una gara per aggiudicarsi i diritti di trasmissione del torneo, ma a lungo nessuna emittente si è palesata, e infine la cosa è stata risolta grazie a un accordo da 1 miliardo di dollari con DAZN, che poco dopo ha venduto tra il 5 e il 10 per cento delle sue quote al fondo sovrano dell’Arabia Saudita per la stessa cifra.
È un’operazione considerata tanto fuori mercato quanto sospetta, visto il tempismo, che gli esperti interpretano come l’ennesima forma di sportswashing da parte dell’Arabia Saudita, cioè quel sistema per cui ormai da tempo investe stabilmente nello sport per ripulire la propria immagine pubblica, essendo un paese autoritario in cui molte libertà e diritti sono limitate. L’Arabia Saudita ha investito molti soldi in questo Mondiale per club, che di fatto senza questo sostegno economico avrebbe faticato a esistere, perlomeno con questa formula molto ricca.
– Leggi anche: Cosa c’è di problematico nei Mondiali di calcio in Arabia Saudita

Donald Trump e Gianni Infantino nello Studio Ovale della Casa Bianca con il trofeo (Pool via AP)
In questi mesi, quindi, molti si sono interrogati sul motivo per cui è stato organizzato il nuovo Mondiale per club, visto che il calendario era già pieno (diversi calciatori che vi parteciperanno hanno già giocato più di sessanta partite in stagione) e, per la maggior parte, tifosi, giocatori, televisioni e sponsor non lo considerano per ora così rilevante. La risposta principale sta nella volontà della FIFA di espandersi, di continuare a ingrandirsi a livello economico e soprattutto nel peso politico, provando nel frattempo a intaccare l’egemonia della UEFA, la federazione calcistica europea (ci arriviamo). Nel calcio e in molti altri sport, del resto, rimane predominante la logica (molto capitalista e abbastanza superata però) che si possa crescere sempre più e far crescere i ricavi aggiungendo nuove cose senza rivedere quelle esistenti.
La FIFA in teoria dovrebbe regolare il calcio a livello mondiale e sostenere le varie federazioni nazionali e continentali, ma nei fatti, così come la UEFA in Europa, sta dimostrando di voler acquisire sempre più potere anche come organizzatrice. Non le era più sufficiente quindi organizzare ogni quattro anni i Mondiali per nazionali, il principale evento con cui la FIFA si finanzia, mentre la UEFA per esempio organizza ogni anno la Champions League, la più prestigiosa competizione per club al mondo, di recente diventata ancor più grande e ricca.
Anche per questo la FIFA ha tentato, come prima cosa, di raddoppiare i Mondiali, proponendo di giocarli ogni due anni ma ricevendo l’opposizione soprattutto della UEFA. Un recente approfondimento di The Athletic, a questo proposito, ha raccontato la «guerra permanente» tra FIFA e UEFA (che pure alla FIFA è affiliata) per l’egemonia nel calcio. Per il momento Infantino e la FIFA sono riusciti solo ad aumentare il numero di squadre partecipanti: dai prossimi Mondiali per nazionali, quelli del 2026, saranno 48 e non più 32. Coinvolgere più squadre vuol dire aumentare l’influenza politica in paesi emergenti come quelli della penisola arabica e far giocare più partite che, seppur di livello più basso, porteranno più soldi.
Allargare i Mondiali però non è bastato, e la FIFA ha quindi deciso di creare una nuova competizione, anzi di rifondarla. Esisteva infatti già un Mondiale per club, a cui partecipavano sei o sette squadre da varie parti del mondo: si giocava a dicembre, vinceva quasi sempre la squadra europea e se ne parlava pochissimo. Adesso invece di squadre ce ne sono 32, 12 delle quali europee, fondamentali per definire il successo, o meno, del nuovo torneo.
L’idea di un torneo che metta di fronte squadre di club di tutto il mondo è astrattamente piuttosto affascinante, ma in concreto molto meno, per la clamorosa disparità economica tra i club europei e gli altri, e per il fatto che i migliori talenti del calcio mondiale sono spesso già stati presi dalle squadre europee. Il tentativo della FIFA di giustificare le sue mire espansionistiche con l’idea di dare più spazio a paesi e squadre meno note ed emergenti, quindi, è più che altro una trovata promozionale, e non a caso al Mondiale per club ci sono 12 squadre europee ma solo 4 africane, e quelle europee guadagneranno molto di più dal torneo.
Il montepremi totale sarà di 1 miliardo di dollari (circa 860 milioni di euro): parecchi, anche se molti meno dei 4 miliardi di dollari promessi inizialmente da Infantino. Per la sola partecipazione l’Auckland City, unica squadra dell’Oceania, prenderà poco più di 3 milioni di euro: domenica ha perso 10 a 0 nella sua partita d’esordio nel torneo contro il Bayern Monaco, una delle migliori squadre europee.
Le squadre africane, asiatiche e nordamericane guadagneranno circa 8,2 milioni di euro l’una, quelle sudamericane 13, e quelle europee tra gli 11 e 33, a seconda di «criteri commerciali e sportivi» (di quanto sono forti e famose, in sostanza). A questo si aggiungono i soldi che otterranno vincendo le partite e procedendo nella competizione: si prendono per dire circa 6,5 milioni di euro se ci si qualifica agli ottavi di finale, altri 11 milioni se si va ai quarti e via a salire, fino ad altri 35 milioni se si vince il torneo.
È un sistema di premi che rende conveniente partecipare tanto alle squadre più piccole, che solo dal premio di partecipazione ricaveranno più di quanto incassano in una stagione intera, sia per quelle europee, che solamente andando a giocare tre partite negli Stati Uniti potranno portare a casa i soldi necessari per acquistare un calciatore di buon livello.
Gli otto gironi del Mondiale per club
È difficile, per il momento, dire quale sarà l’importanza percepita di questo torneo. Dipenderà molto da come le squadre più forti lo affronteranno, se impegnandosi e mandando in campo i migliori calciatori (una cosa che la FIFA ha più o meno velatamente esortato a fare), oppure trattandolo come una fastidiosa ma redditizia tournée estiva. Alla FIFA, in ogni caso, è probabile che importerà poco: il suo intento principale è quello di diventare più rilevante e ricca, e pensa di ottenere questo da un lato investendo sui paesi ancora emergenti, e dall’altro aumentando il suo controllo sui maggiori club europei.
Il sito di sport e cultura statunitense The Ringer ha scritto che «il Mondiale per club non ha come scopo principale, o nemmeno secondario, quello di proporre un modo nuovo per determinare quale squadra di calcio sia la migliore al mondo. Quell’evento esiste già ed è la Champions League». Per questo «portare le squadre più forti d’Europa e le loro ricche partite in un evento FIFA è la cosa principale. Solo alcune delle 63 partite disputate al Mondiale per club attireranno un pubblico globale e appassionato, quando i veri campioni del calcio si affronteranno con un montepremi senza precedenti. Ma è lì che sta il valore. Tutto il resto, tutte le altre partite, sono essenzialmente solo una facciata».
La scommessa della FIFA, in ogni caso, è che con l’inizio delle partite passeranno in secondo piano tutte le controversie che ci sono intorno a questo torneo (la sua artificiosità, il legame di Infantino con Donald Trump, il ruolo-ombra dell’Arabia Saudita, il malcontento generale di calciatori e club). È già successo in passato, del resto, ogni volta in cui la federazione mondiale ha spinto un po’ più in là le sue ambizioni. Prima dei controversi Mondiali in Qatar si parlò tanto delle violazioni dei diritti civili, dell’impatto ambientale, delle migliaia di lavoratori migranti morti nella costruzione degli stadi; quei discorsi però diventarono rumore di fondo durante il torneo, e oggi è più facile che le persone si ricordino la spettacolare finale tra Argentina e Francia.
Se nelle fasi finali del nuovo Mondiale per club ci saranno partite affrontate con sufficiente agonismo tra le migliori squadre europee, magari in stadi a quel punto pieni, e il discorso si sposterà su quanto succede in campo, allora la FIFA potrà dire di aver vinto la sua scommessa, e con buone probabilità continuerà a provare a espandersi: si parla già di fare il prossimo Mondiale per club, fra quattro anni, con 48 squadre invece che 32. La fase a eliminazione diretta del torneo comincerà il 28 giugno con gli ottavi di finale (fino al 27 ci sono i gironi), mentre la finale è in programma il 13 luglio.



