Il sorprendente riposizionamento di Ignazio La Russa sul carcere
Il presidente del Senato appoggia delle soluzioni al sovraffollamento a cui però la sua maggioranza si oppone

Nelle ultime settimane, in più occasioni, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha manifestato il suo auspicio che il parlamento approvi in tempi rapidi una misura che possa attenuare il gravissimo problema del sovraffollamento carcerario. E lo ha fatto riferendosi in maniera esplicita a una proposta: quella presentata alla Camera 16 mesi fa da Roberto Giachetti, un deputato di Italia Viva. I due si sono anche incontrati e ne hanno parlato: La Russa ha ricevuto Giachetti nel suo ufficio a Palazzo Madama, il 21 maggio, e all’incontro ha partecipato anche Rita Bernardini, militante ed ex parlamentare radicale che da anni si batte per l’emergenza umanitaria nelle carceri italiane.
C’è però un’evidente contraddizione, nell’iniziativa di La Russa, perché un anno fa era stata proprio la maggioranza di destra a opporsi all’approvazione della proposta di legge di Giachetti, e Fratelli d’Italia, il partito di cui La Russa è uno dei più importanti dirigenti, era stato risoluto nel definire sbagliata la soluzione di Giachetti. Quella di La Russa è una sollecitazione che, benché autorevole, per ora non ha prodotto effetti e in generale né tra Fratelli d’Italia, né soprattutto nella Lega, sembrano esserci ripensamenti significativi in questo senso.
La proposta di Giachetti consiste nell’aumentare gli sconti di pena in modo retroattivo. Oggi, alla persona detenuta che si comporta in modo sempre corretto, viene ridotta la durata della sua permanenza in carcere di 45 giorni ogni 6 mesi: Giachetti voleva aumentare i giorni da 45 a 75, e ricalcolare retroattivamente lo sconto di pena ai detenuti. Si trattava, per sua stessa ammissione, di una soluzione emergenziale e non strutturale, ma che sarebbe valsa a decongestionare le carceri in una fase di grave emergenza in tempo utile per l’estate, che è il periodo dell’anno in cui la situazione peggiora ulteriormente a causa del caldo, e avvengono più suicidi. Nel 2024 le persone che si sono uccise in carcere sono state 91: il numero più alto mai registrato.
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Giachetti aveva depositato la proposta alla Camera a novembre del 2022; nel gennaio del 2024 fece uno sciopero della fame che durò diversi giorni per richiamare l’attenzione dei deputati sul tema, e a quel punto se ne iniziò a discutere. La maggioranza prese tempo fino a fine luglio, quando decise di rinviare il provvedimento in commissione Giustizia, cioè di fatto facendo ricominciare il percorso di approvazione, che in realtà non è mai ricominciato davvero. La scusa era che siccome nel frattempo il governo aveva approvato un decreto-legge proprio sulle carceri, e siccome quel provvedimento era in discussione al Senato, era opportuno che la Camera attendesse l’esito di quella procedura.
In realtà il decreto-legge definito dal ministro della Giustizia Carlo Nordio si rivelò piuttosto inefficace nell’affrontare l’emergenza del sovraffollamento nelle carceri, su cui non prevedeva alcuna specifica misura in grado di agire nel breve e nel medio termine. Per lo più, il governo ha puntato su un cosiddetto “piano carceri”, cioè la costruzione di nuovi penitenziari: ma i risultati sono stati pressoché nulli, e il ministero della Giustizia stima che ci vogliano ancora circa due anni, almeno, prima di poter aprire nuove strutture in grado di ospitare in modo dignitoso dei detenuti.
La decisione di La Russa di sollecitare il parlamento su questo tema ha vari motivi, di natura sia personale sia politica. Il presidente del Senato si è anzitutto detto sinceramente colpito dalla testimonianza di Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e collega di partito di La Russa ai tempi del Movimento Sociale Italiano e di Alleanza Nazionale, i partiti da cui deriva Fratelli d’Italia. Alemanno è stato arrestato il 31 dicembre scorso, e in questi mesi ha scritto varie lettere e articoli di giornale e ha ottenuto una certa visibilità mediatica nel denunciare la situazione di estremo disagio che si vive nel carcere romano di Rebibbia. Una di queste lettere è stata inviata proprio a La Russa, che ne è rimasto piuttosto scosso, a quanto lui stesso dice.
Poi ci sono ragioni più politiche. Da un po’ di tempo La Russa sta predicando al suo stesso partito di tenere una linea meno radicale e più moderata, più «di centro» come dice lui, su alcuni temi, compreso quello della giustizia. La sua convinzione è che l’esito delle prossime elezioni, sia le comunali a Milano a cui lui tiene molto, sia le politiche, dipenderà proprio dalla capacità dei due schieramenti di centrodestra e di centrosinistra di attrarre maggiormente l’elettorato moderato. Un approccio più garantista, cioè più attento alle garanzie delle persone indagate, imputate o detenute, è dunque indispensabile in quest’ottica.
Il problema è che per approvare un provvedimento che accolga più o meno direttamente la proposta di Giachetti la maggioranza di centrodestra dovrebbe contraddirsi in modo plateale. Un anno fa, quando la discussione si fece accalorata in parlamento, il ministro Nordio disse che per lui gli sconti di pena erano «una sconfitta per lo Stato», una «resa di fronte all’emergenza». E più ancora di Nordio, a opporsi a qualsiasi ipotesi che andasse nella direzione indicata da Giachetti furono i suoi vice: il viceministro Andrea Delmastro, di Fratelli d’Italia, e il sottosegretario Andrea Ostellari. I quali restano tuttora contrari.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio insieme al suo vice Andrea Delmastro, di Fratelli d’Italia, alla Camera, l’8 febbraio 2024 (Roberto Monaldo/LaPresse)
Forza Italia aveva espresso invece una posizione favorevole, ma dovette cedere di fronte alla fermezza degli alleati. E anche quando propose di inserire nel decreto-legge sulle carceri dei timidi interventi per ridurre la popolazione carceraria, se li vide bocciare da Fratelli d’Italia.
A La Russa questa contraddizione è stata fatta notare in più occasioni: e lui, nelle varie interviste, è rimasto vago nell’indicare una possibile soluzione. Per facilitare un eventuale ripensamento, La Russa ha anche prospettato – come del resto lo stesso Giachetti gli aveva suggerito – di modificare un po’ la norma di Giachetti e di accompagnarla con altre misure. L’idea sarebbe quella di aumentare gli sconti di pena da 45 a 70, e non 75, e magari limitare in parte l’effetto retroattivo; oppure, secondo La Russa, si potrebbe ridefinire il concetto di buona condotta in senso più restrittivo, così da concedere questi sconti di pena non più a chi semplicemente non aggredisce gli agenti penitenziari o non commette atti illeciti, ma a chi tiene un comportamento sempre perfettamente in sintonia col regolamento del carcere stesso. Ma sono, per ora, soltanto proposte abbozzate.
La Russa ha spiegato di averne parlato anche con Giorgia Meloni, che non si è detta contraria. Come spesso fa, la presidente del Consiglio anche in questo caso ha lasciato una certa libertà d’azione a La Russa, ma senza impegnarsi direttamente. Se, insomma, La Russa riuscirà a ottenere qualcosa con le sue sollecitazioni, bene, altrimenti non se ne farà niente. A distanza di oltre tre settimane, comunque, le parole di La Russa non hanno prodotto ancora risultati.



