Gli Stati Uniti ridurranno il personale diplomatico in Iraq, Bahrein e Kuwait, citando ragioni di sicurezza

L'ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad, fotografata nel 2020
L'ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad, fotografata nel 2020 (AP Photo/Khalid Mohammed)

Gli Stati Uniti hanno ordinato l’evacuazione del personale non essenziale dalla loro ambasciata a Baghdad, in Iraq, e autorizzato la partenza volontaria del personale diplomatico non militare stanziato in Bahrein e in Kuwait, due stati del Golfo Persico. Il dipartimento di Stato statunitense (l’equivalente del ministero degli Esteri) ha motivato la decisione citando rischi per la sicurezza, senza specificare quali. Mercoledì sera il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto solo: «Li trasferiamo, perché potrebbe essere un posto pericoloso».

I media americani, sulla base di loro fonti d’intelligence, ipotizzano che la decisione possa essere dovuto ai timori di un nuovo attacco israeliano contro l’Iran, che finora Trump ha cercato di evitare, o a un attacco iraniano sulle basi statunitensi nella regione. Il governo iraniano ne aveva minacciato uno, ma come ritorsione a uno eventuale americano e in caso di un fallimento dei negoziati con gli Stati Uniti sul suo programma nucleare. I negoziati sono iniziati circa un mese e mezzo fa, e finora non sono stati risolutivi: dovrebbero continuare questo weekend in Oman.

Oltre a Iraq, Bahrein e Kuwait, gli Stati Uniti nell’area hanno una presenza militare in Qatar e negli Emirati Arabi Uniti. L’ambasciata di Baghdad operava già con uno staff ridotto.

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