Decine di persone sono state uccise durante la distribuzione di cibo a Gaza
Nei punti gestiti dalla contestata Gaza Humanitarian Foundation, l'ong inventata da Israele e piena di problemi

Da quando una settimana fa ha iniziato a operare la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), la criticata ong inventata da Israele per distribuire il cibo nella Striscia, le operazioni di consegna del cibo sono state un disastro: secondo i numeri diffusi da Hamas, almeno 49 persone palestinesi sono state uccise e più di 300 sono state ferite nel tentativo di recuperare qualche pacco di provviste per sé e la propria famiglia nei centri di distribuzione della fondazione.
Nei pochi punti di raccolta la situazione è insostenibile a causa della calca, della disorganizzazione e soprattutto della sproporzione tra le scorte disponibili e le persone che ne hanno bisogno: lo si è osservato varie volte negli ultimi giorni, e al momento non sembra che le cose possano cambiare a breve. Philippe Lazzarini, il direttore dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (UNRWA), ha scritto che la distribuzione del cibo «è diventata una trappola mortale».
L’ultimo grave episodio è avvenuto domenica in un punto di raccolta vicino a Rafah, nel sud della Striscia, quando almeno 30 persone sono state uccise da spari che secondo diversi testimoni provenivano dall’esercito israeliano. Sia l’esercito che il governo israeliano hanno respinto le accuse; l’esercito ha ammesso soltanto di avere sparato alcuni colpi di “avvertimento” in una zona diversa dal punto di raccolta, e ha pubblicato un video in cui un uomo senza uniforme spara verso alcuni civili, accusandolo di essere un membro di Hamas. Al momento non ci sono conferme indipendenti per questa accusa.
Alcuni medici dell’ospedale di Rafah hanno raccontato di aver accolto nel giro di poche ore 179 persone con ferite, la maggior parte delle quali causata da armi da fuoco: è il numero più alto da quando è stato messo in piedi il nuovo modello di distribuzione del cibo.

(AP Photo/Abdel Kareem Hana)
L’incidente è accaduto prima dell’alba, tra le 3:30 e le 4:30 di notte: col nuovo sistema, che ha sostituito il lavoro di varie ong internazionali, i palestinesi sono infatti costretti ad andare nei punti di distribuzione con enorme anticipo per provare a ottenere un pacco. Spesso percorrono decine di chilometri per arrivarci, dato che i punti di distribuzione si trovano solo nel sud della Striscia.
La situazione nei punti di raccolta del cibo della Ghf è degenerata sin dal primo giorno. Il sistema prevede che le persone palestinesi si mettano in fila attraverso recinzioni circondate da filo spinato, siano identificate dal personale di Ghf per verificare che non siano legate ad Hamas, e poi ricevano un pacco di cibo. Ma domenica la gente era così tanta che le recinzioni sono state divelte, e le persone hanno iniziato a muoversi tutte assieme verso le scorte. Abdulrahman Odeh, di 21 anni, ha descritto la situazione al New York Times come un sistema in cui «non ci sono regole» e «vince il più forte».
In teoria la sicurezza delle operazioni di distribuzione dovrebbe essere garantita da contractor statunitensi (cioè militari di compagnie private), mentre i soldati israeliani dovrebbero restare ad almeno 300 metri di distanza. Entrambe sembrano però misure di facciata: negli ultimi giorni diversi testimoni hanno raccontato di soldati israeliani che hanno di fatto gestito la folla durante la distribuzione del cibo, sparando sulle persone.
Le condizioni della popolazione civile nella Striscia di Gaza sono disastrose. Per circa due mesi, tra marzo e maggio, Israele ha bloccato ogni ingresso di cibo, acqua e medicine nella Striscia, affamando centinaia di migliaia di persone. Da quando il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ripristinato almeno parte delle consegne, sono entrati circa un centinaio di camion di cibo e altri generi di prima necessità al giorno, secondo dati dell’ONU. Per dare cibo sufficiente all’intera popolazione della Striscia, che è di circa 2 milioni di persone, ne sarebbero necessari almeno 600 al giorno.
La ricerca di cibo da parte dei palestinesi è diventata così impellente che nei giorni scorsi ci sono stati casi di assalti ai pochi camion che entrano nella Striscia.
– Leggi anche: Tutti i problemi della Gaza Humanitarian Foundation



