Un tribunale statunitense ha sospeso il blocco alle iscrizioni di studenti stranieri imposto da Trump all’università di Harvard  

Una protesta antigovernativa di fronte all'università di Harvard, 17 aprile 2025 (AP Photo/Charles Krupa)
Una protesta antigovernativa di fronte all'università di Harvard, 17 aprile 2025 (AP Photo/Charles Krupa)

Venerdì un tribunale federale statunitense ha temporaneamente sospeso l’ordinanza con cui l’amministrazione del presidente Donald Trump aveva impedito all’università di Harvard di far iscrivere gli studenti stranieri. L’ordinanza era stata emessa dal dipartimento di Sicurezza nazionale, e proprio venerdì l’università di Harvard aveva avviato una causa legale contro la decisione: è stata la seconda causa intentata dall’università contro l’amministrazione Trump, dopo quella intentata a fine aprile contro il blocco dei fondi governativi.

Nella causa di venerdì, l’università di Harvard aveva definito la revoca all’iscrizione degli studenti stranieri una «palese violazione» della Costituzione statunitense e di varie leggi federali, precisando che la decisione avrebbe avuto un impatto diretto su oltre 7mila persone che attualmente possiedono un visto proprio per poter studiare all’università di Harvard. Secondo il tribunale che ha temporaneamente sospeso l’ordinanza di Trump, la sua attuazione causerebbe un «danno immediato e irreparabile» all’università di Harvard.

Lo scontro tra Trump e alcune tra le più prestigiose università statunitensi va avanti da diversi mesi, ma fin dall’inizio Harvard è stata quella che più di tutte si è messa di traverso rispetto alle sue richieste. L’amministrazione Trump, in particolare, ritiene che le università non abbiano fatto abbastanza per contrastare gli episodi di antisemitismo avvenuti negli ultimi mesi, durante le proteste contro la guerra nella Striscia di Gaza. Nella causa di venerdì l’ateneo definisce le ultime decisioni del governo «una chiara ritorsione per la decisione di Harvard di esercitare i diritti stabiliti dal primo emendamento», quello che garantisce la libertà di parola.