È stato approvato in via definitiva un decreto-legge che limita i criteri per ottenere la cittadinanza italiana con lo ius sanguinis

(LaPresse)
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La Camera ha approvato in via definitiva la conversione in legge del decreto-legge del governo che modifica le regole per ottenere la cittadinanza italiana con lo ius sanguinis. È una locuzione in latino per indicare il “diritto di sangue”, ovvero il principio giuridico per il quale una persona può essere riconosciuta come italiana se è discendente di un cittadino o di una cittadina italiana.

Il decreto-legge, approvato dal Consiglio dei ministri a fine marzo, prevede che i discendenti nati all’estero saranno automaticamente cittadini italiani soltanto per due generazioni: solo chi ha almeno un genitore, un nonno o una nonna nati in Italia sarà cittadino dalla nascita. Avranno la cittadinanza italiana se nasceranno in Italia oppure se prima della loro nascita uno dei loro genitori già cittadino italiano aveva abitato per almeno due anni continuativi in Italia. Sarà riconosciuto come cittadino italiano anche chi ha già presentato una domanda documentata entro la mezzanotte di 27 marzo. Il governo specifica anche che chi ha già avuto la cittadinanza dopo un riconoscimento di un tribunale, di un comune o di un consolato la manterrà.

L’obiettivo della riforma è contrastare gli abusi che hanno permesso alle persone straniere con avi italiani di chiedere e ottenere la cittadinanza senza avere nessun legame con l’Italia, senza parlare italiano e senza mai essere state in Italia. Finora lo ius sanguinis era normato da una legge del 1992: prevedeva che una persona fosse considerata automaticamente italiana se lo era almeno uno dei genitori o se poteva dimostrare di aver avuto un antenato italiano vivo al momento della proclamazione del Regno d’Italia, nel 1861.

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