Non stiamo nella pelle
Esce oggi in libreria "Corpi speciali", il nuovo numero di Cose spiegate bene sul corpo umano
Dei nostri corpi, che ci consentono di vivere ed eseguire tutte le azioni quotidiane, pensiamo di sapere quasi tutto, ma sono molte invece le cose e i funzionamenti che ignoriamo o che ci imbarazzano, tanto da farli diventare in alcuni casi tabù, o temi di cui ci occupiamo con una certa reticenza.
Per spiegare storie e curiosità poco conosciute, quelle che in più di un caso non erano nei libri di scienze di scuola, abbiamo deciso di dedicare al corpo umano il quattordicesimo numero di Cose spiegate bene, la rivista del Post dedicata a spiegare approfonditamente singoli temi. Si intitola Corpi speciali ed esce oggi in libreria.
In questo numero di Cose spiegate bene, cerchiamo di affrontare argomenti come la morte, le mestruazioni, il sudore o la posizione in cui fare pipì, insieme ad altri temi dai confini più sfuggenti, come la definizione della malattia, del dolore, o di cosa considerare naturale o artificiale nel corpo umano.
Le illustrazioni di Corpi speciali sono di Carol Rollo, e gli autori che hanno contribuito a questo numero sono Marta Cavo, Vittorio Lingiardi, Beatrice Mautino e Alessandra Pellegrini De Luca.
Questo nuovo numero di Cose spiegate bene può essere acquistato, oltre che nelle librerie, sul sito del Post (con spedizione gratuita) e nelle librerie online di Amazon, Feltrinelli, IBS, Mondadori e Bookdealer. Questa è l’introduzione di Corpi speciali scritta dal peraltro direttore editoriale del Post Luca Sofri, intitolata “Non stiamo nella pelle”.
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L’idea di questo numero di COSE Spiegate bene era nata come «Cose di cui non parliamo», con l’intenzione sfacciata di raccogliere informazioni e spiegazioni su argomenti di cui abbiamo ataviche e culturali ritrosie o imbarazzi a parlare, persino in questi tempi in cui ci sembra di esserci liberati di quasi ogni tabù (salvo sostenere per ragioni di vittimismo che «non si può più dire niente»). Poi, preparando l’indice, ci siamo resi conto che la gran parte di quelle cose – le malattie, il sesso, la morte, l’igiene – avevano a che fare con i nostri corpi, e che su quelli c’erano da dire molte più cose, anche non necessariamente «disdicevoli», nel senso letterale della parola. E così abbiamo rinunciato al sicuro effetto commerciale di una titolazione alla «LE COSE CHE NON VI DICONO» (che in libreria ha funzionato molto in questi anni) e anche a espliciti titoli scatologici (di altrettanto successo nelle librerie e negli autogrill ultimamente, a intaccare ulteriormente la nobiltà raffinata di cui viene circondata la lettura dei libri). «Scatologici», tra l’altro, è una parola che possiamo cominciare a spiegare già da qui, citando Treccani, per evitare, a quelli di voi che come me non hanno fatto studi classici, l’equivoco per cui io mi sono figurato per decenni che c’entrassero delle scatole: «relativo a scritto o discorso che tratta di escrementi, o che comunque ha contenuto e tono osceno» (viene dal greco skatós, che appunto vuol dire escremento); coprologico, vuol dire più o meno la stessa cosa, già che siamo a parlarne.
Ecco, rinunciare a chiamare le cose col loro nome e ammantarle di formulazioni oscure ma autorevoli, è esattamente quello che cerchiamo di non fare in questo numero di COSE Spiegate bene: e la mia prudenza in queste righe rivela appunto quanto ce ne sia bisogno.
E quindi parliamo di corpi, di storie che li riguardano, di spiegazioni dei loro funzionamenti, e in più di un caso delle cose che non erano nel libro di scienze al liceo. Lo facciamo in un tempo in cui i corpi delle persone hanno preso due percorsi, opposti e complementari. Da una parte una perdita di ruolo generata dalle trasformazioni digitali e dalle nuove tecnologie, che suppliscono all’uso dei corpi in occasioni sempre crescenti – e a volte preziose – arrivando a supplire persino all’uso dei cervelli: le abbiamo chiamate «intelligenze artificiali». Ma si discute già di adeguamenti fisici, anche, di usi dei corpi e di posture e di comportamenti condizionati dall’uso delle tecnologie. Dall’altra parte, anche in reazione a questa riduzione di uso e di ruolo, prosegue e cresce un’attenzione ai corpi, alla loro sopravvivenza, al loro trattamento, iniziata da prima delle rivoluzioni digitali dette. I corpi, specie nelle nostre società privilegiate, li usiamo meno, ma durano di più. Che poi non è neanche vero che li usiamo meno: è evidente che alcune dita delle mani le usiamo di più, e ci sono studi che sostengono che le usiamo in modi diversi a seconda di quello che stiamo facendo sullo schermo degli smartphone. Alla fine, abbiamo riportato l’espressione «digitale» al suo significato originario, dopo averle fatto fare grandi giri – anche giri del mondo e tra le lingue – iniziati da quando contavamo i numeri sulle dita.
Ci sono quindi da dire cose eterne, sui nostri corpi, ma anche cose che cambiano: abbiamo raccolto una selezione di entrambe, in questo numero, provando ad aderire con concretezza a quella cosa che si dice spesso un po’ astrattamente, di «conoscere se stessi». E se stesse, che i corpi e le loro differenze sono essenziali anche nella questione delle questioni che riguarda l’umanità.
Alcune delle pagine di COSE Spiegate bene – Corpi speciali, che puoi acquistare qui.