Putin ha fatto di tutto per non rimanere solo nel “Giorno della Vittoria”
Per la tradizionale parata militare del 9 maggio ha fatto arrivare a Mosca più di 20 leader mondiali: vuole dimostrare di non essere isolato

Venerdì 9 maggio si è svolta a Mosca la tradizionale parata militare per celebrare il “Giorno della Vittoria”, in cui si ricorda la vittoria dell’Unione Sovietica nella Seconda guerra mondiale. Quest’anno le celebrazioni sono state ancora più grandi del solito perché è anniversario tondo, 80 anni. Nonostante la guerra in Ucraina, e i recenti attacchi coi droni su Mosca, nella capitale russa sono arrivati i leader di almeno 20 paesi del mondo: è il risultato di un grosso sforzo del regime del presidente Vladimir Putin di non risultare isolato a causa della guerra, e di mostrarsi pieno di amici.
Hanno partecipato molti capi di stato e di governo di paesi autoritari o non democratici: Bielorussia, Zimbabwe, Cuba e Azerbaijan, tra gli altri. C’erano anche il primo ministro slovacco Robert Fico, l’unico leader di un paese dell’Unione, e il presidente serbo Aleksandar Vucic, nazionalista e conservatore: l’Unione non ha reagito bene alle due partecipazioni, perché aveva chiesto ai suoi stati membri (Slovacchia) e candidati a entrare nell’organizzazione (Serbia) di non andare a Mosca.
Alla parata c’erano anche il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e quello cinese Xi Jinping. Russia, Brasile e Cina hanno sviluppato nel tempo relazioni economiche molto strette e sono insieme all’India i fondatori dei BRICS, il blocco dei paesi emergenti nato nel 2009. In particolare la Cina ha aiutato la Russia in vari modi da quando è iniziata la guerra in Ucraina e sono state imposte nuove sanzioni internazionali a enti e persone russe: per esempio ha acquistato il petrolio e gas naturale russi e ha fornito alla Russia armi, componenti e tecnologie belliche.

Vladimir Putin e Xi Jinping a Mosca, l’8 maggio 2025 (Sergey Bobylev/Photo host agency RIA Novosti via AP)
Una delle questioni su cui c’è stata maggiore attenzione è quella della sicurezza: il ministero della Difesa russo ha detto che tra martedì e mercoledì ha abbattuto oltre 500 droni nello spazio aereo russo. Quattro aeroporti di Mosca sono stati chiusi, causando disagi a oltre 300 voli e circa 60mila passeggeri.
A fine aprile Putin aveva annunciato unilateralmente un cessate il fuoco di tre giorni con l’Ucraina, dall’8 al 10 maggio, incluso quindi il Giorno della Vittoria. L’Ucraina non aveva accettato e qualche giorno fa il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva aggiunto di non poter «garantire» la sicurezza dei leader che saranno presenti alla parata. Intanto giovedì, in quello che avrebbe dovuto essere il primo giorno di cessate il fuoco, i combattimenti sono continuati in varie zone dell’Ucraina.

Carri armati a Mosca durante la prova per la parata (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)
Quest’anno le celebrazioni sono state più grosse del solito non solo per l’anniversario tondo, ma anche perché il regime ha cercato di associare la vittoria sovietica nella Seconda guerra mondiale proprio alla guerra in corso in Ucraina: l’aggressione russa è stata trasformata nella continuazione della guerra difensiva contro l’invasione nazista, e il nemico di allora e di oggi identificato con «l’Europa fascista». Questo messaggio è stato diffuso con grandi campagne di propaganda che hanno coinvolto non solo la televisione, ma anche tantissimi manifesti celebrativi, statue, monumenti, musei molto curati e spettacolari. A Mosca da giorni la “Vittoria” è onnipresente su strade, metropolitane e mezzi di comunicazione.
Nonostante i tanti leader mondiali presenti a Mosca, la provenienza degli ospiti indica come negli ultimi vent’anni i rapporti della Russia con i paesi occidentali siano decisamente peggiorati. Nel 2005 all’evento c’erano tra gli altri il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso, il presidente francese Jacques Chirac, il cancelliere tedesco Gerard Schroeder e anche il presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Oggi la situazione è completamente diversa.



