Ora in Emilia-Romagna si paga un contributo anche sui farmaci essenziali
Chi presenta la “ricetta rossa” potrebbe comunque dover pagare un ticket, per effetto di una riforma approvata dalla giunta di centrosinistra

Da venerdì è entrata in vigore in Emilia-Romagna una riforma che prevede il pagamento di un ticket anche per l’acquisto dei farmaci di fascia A, quelli detti “essenziali”, rimborsati dal Servizio sanitario nazionale e per cui serve presentare la ricetta rossa. Il contributo richiesto è di 2,20 euro a confezione e fino a 4 euro a ricetta, nel caso di acquisto di più confezioni. Sono esentate dal pagamento del ticket le persone più fragili, per reddito o per malattia: secondo la Regione questa esenzione si applica a circa 1,65 milioni di cittadini (più o meno uno su tre).
La riforma era stata approvata a marzo dalla giunta guidata dal presidente Michele de Pascale, del Partito Democratico, dopo un confronto con i sindacati. È stata descritta come una decisione necessaria per mantenere la sostenibilità economica e la qualità del servizio sanitario regionale a fronte del costante aumento della spesa farmaceutica, dovuto sia al costo crescente di nuovi farmaci e terapie, sia in generale all’invecchiamento della popolazione.
Dal pagamento del ticket sono esclusi i pazienti oncologici, con patologie croniche o rare, e quelli infortunati sul lavoro, che non devono quindi pagare il contributo per acquistare i farmaci correlati alla loro patologia secondo la prescrizione medica. Sono esentati anche invalidi civili e di guerra, vittime di terrorismo e criminalità organizzata, lavoratori di aziende in difficoltà economiche e altre categorie “protette”, tra cui tutti i cittadini con meno di 6 anni o più di 65 con un ISEE inferiore a poco più di 36mila euro (per l’esattezza 36.151,98 euro). Per verificare l’appartenenza o meno a una fascia della popolazione esentata dal pagamento del ticket è possibile controllare il proprio status nel Fascicolo sanitario elettronico.
La riforma era stata oggetto di lunghe discussioni tra la Regione e il governo. A marzo il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, aveva definito l’Emilia-Romagna «la capitale delle tasse nel nord Italia», e aveva accusato la sinistra di «continuare a tassare qualsiasi cosa, pur di non mettere mano ai suoi bilanci e tagliare tutte le spese superflue». Nei giorni scorsi l’assessore regionale alla salute Massimo Fabi ha invece giustificato la riforma dicendo che era inevitabile per evitare «tagli sul personale, sulle risorse e sulle tecnologie», e ha criticato il governo dicendo che non investe a sufficienza sulla sanità.
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