Reform UK sta rompendo il bipartitismo britannico
Il partito sovranista di Nigel Farage sta dimostrando di potersela giocare con Laburisti e Conservatori

Alle elezioni locali in Inghilterra di giovedì Reform UK, il partito sovranista di Nigel Farage, è andato benissimo: ha dimostrato di poter competere alla pari con Laburisti e Conservatori, i due partiti più grandi e importanti del paese, e di poterli battere, grazie a un radicamento sul territorio inedito e a una migliore organizzazione interna. Questa tornata elettorale era molto attesa perché è stata la prima da quando, la scorsa estate, i Laburisti avevano vinto le elezioni politiche: da allora Reform era salito al primo posto nelle intenzioni di voto nazionali, e giovedì ha confermato questi livelli di consenso.
L’elezione su cui c’era più attenzione, in realtà, non era locale ma suppletiva per un seggio della Camera dei Comuni (la camera bassa del parlamento britannico). Il seggio di Runcorn and Helsby, nel nord-ovest dell’Inghilterra, era vacante dopo le dimissioni del deputato dei Laburisti, condannato per aver colpito con un pugno una persona in strada. Il collegio era considerato uno dei più “sicuri” per i Laburisti, che lo controllavano da 52 anni. Invece ha vinto la candidata di Reform, Sarah Pochin, con un margine di 6 voti su quasi 33mila, dopo un riconteggio.

Farage festeggia mimando il numero sei, quanti i voti con cui Reform UK ha vinto la suppletiva, il 2 maggio a Runcorn, in Inghilterra (Anthony Devlin/Getty Images)
È la prima volta che Reform vince un’elezione suppletiva e questa è la prima che i Laburisti perdono da quando sono tornati al governo (ai tempi di Tony Blair, primo ministro laburista dal 1997 al 2007, c’erano voluti sette anni prima che accadesse). Significa che Reform avrà un seggio in più alla Camera dei Comuni, tornando a cinque deputati: cioè quanti ne aveva dopo le elezioni, ma uno – Rupert Lowe – a marzo è stato sospeso dal gruppo parlamentare dopo contrasti con Farage.
Un altro risultato storico per il partito è che esprimerà per la prima volta la sindaca di una delle combined county authorities, le vaste aree amministrative che raggruppano più contee. Andrea Jenkyns ha vinto in quella del Greater Lincolnshire, dove vive più di un milione di persone. Per i Conservatori è uno smacco particolarmente grave dato che quella del Lincolnshire è una delle zone più conservatrici della Gran Bretagna, e che Jenkyns era una loro deputata alla Camera dei Comuni fino allo scorso luglio, quando non fu rieletta. In autunno è passata a Reform.

Nigel Farage insieme ad Andrea Jenkyns, il 29 aprile a Scunthorpe (AP Photo/Darren Staples)
Reform ha vinto anche a Hull and East Yorkshire, ottenendo un secondo sindaco: il suo candidato era l’ex campione olimpico di boxe Luke Campbell. Il partito è andato forte pure dove non ha vinto: è arrivato secondo nelle altre quattro delle sei combined county authority di cui si eleggeva il sindaco (in tre casi dietro i Laburisti, in uno dietro i Conservatori). In generale Reform è passato da avere un manciata di consiglieri locali (15), ad esprimerne centinaia.
Questi risultati hanno conseguenze politiche molto rilevanti. Il Times, il più autorevole quotidiano moderato britannico, ha scritto che costituiscono «uno spostamento tettonico nella politica britannica» e «la più seria sfida al sistema bipartitico da una generazione». A differenza dei partiti populisti che l’hanno preceduto, Reform si è affermato come partito nazionale, in grado di potersela giocare ovunque e senza dipendere più dalla matrice euroscettica su cui avevano fondato i loro successi i precedenti partiti di Farage, lo UK Independence Party (UKIP) e il Brexit Party (antenato diretto di Reform).
Reform è qualcosa di più, e di diverso. Ha dimostrato di poter superare i Conservatori in luoghi che tradizionalmente erano loro roccaforti e ha i numeri per presentarsi credibilmente come «la vera opposizione» – la formula su cui Farage insiste moltissimo – al governo Laburista, nonostante il numero risicato di deputati. Peraltro questo è dipeso dalla legge elettorale britannica, il sistema uninominale secco dove il seggio va al partito che arriva primo in ogni specifico collegio. Una piccola variazione nelle percentuali dei sondaggi nazionali può produrre esiti profondamente diversi: con gli attuali livelli di consenso, superiori al 20 per cento, Reform avrebbe 230 seggi.
Il sistema britannico è costruito per due grossi partiti e storicamente ha penalizzato quelli più piccoli. Una situazione come quella di oggi, in cui se la giocano in tre (o in quattro), è inedita. Tra l’altro ha ridimensionato l’efficacia del voto utile (il cosiddetto tactical voting), la modalità con cui negli anni moltissime elettrici ed elettori hanno preferito votare per un candidato che secondo loro aveva maggiori possibilità di battere quello del partito avverso nel loro collegio. Per queste ragioni, secondo il numero dell’Economist che gli ha dedicato la copertina, Farage è «l’uomo che il Regno Unito non può ignorare».
Il successo di Reform è dovuto a vari fattori, tra cui il posizionamento politico conferitogli da Farage e la creazione di una struttura vera e propria per il partito. Questo è avvenuto a spese dei Conservatori, a cui Reform ha sottratto sia consensi che persone. Pochin (la neodeputata di Runcorn and Helsby) e Jenkyns sono casi emblematici, dato che erano entrambe ex esponenti dei Conservatori. Reuters ha calcolato che in pochi mesi più di 80 ex candidati, donatori e funzionari dei Conservatori sono passati a Reform.
Avere un organico di professionisti è un’altra delle novità rispetto a UKIP e Brexit Party. Reform ha candidato più consiglieri di tutti gli altri a queste amministrative, presentandoli per il 99,3 per cento dei posti (nel 2016 lo UKIP era a stento arrivato a coprirne metà). È un segnale dell’espansione della base: Reform dice di avere 225mila iscritti, più dei Conservatori, e la cosa si traduce in entrate economiche visto che ognuno di loro paga una quota annuale tra le 10 e le 25 sterline (quasi 12 e 30 euro). La capillarità delle candidature, o i comizi molto partecipati, erano impensabili pochi mesi fa, quando venne fuori che forse Reform aveva candidato alle politiche persone che non esistevano.

Un volantino di Reform UK sbuca da sotto una porta, il 27 aprile (Andrew Parsons/Parsons Media via ZUMA Press Wire)
Farage si è speso molto in campagna elettorale, con un tour frenetico, molti incontri pubblici e continue interviste. Il contrario del primo ministro Keir Starmer, che per esempio non s’è fatto vedere a Runcorn and Helsby malgrado l’importanza dell’elezione suppletiva (Starmer però ha anche impegni da capo di governo).
Infine c’è il posizionamento politico che Farage si è ritagliato. Il suo partito sta incamerando la delusione – entro certi termini fisiologica – di un pezzo dell’elettorato verso il nuovo governo dei Laburisti, che ha avuto problemi e preso scelte impopolari. Farage lo ha fatto aggiungendo alla sua solita retorica anti-migranti alcune proposte di sinistra. Per esempio ha proposto di ripristinare i Winter Fuel Payment pressoché azzerati dal governo (cioè sussidi tra le 200 e le 300 sterline che servivano ad aiutare i pensionati a pagare le bollette nei mesi invernali) o di nazionalizzare aziende del settore idrico e siderurgico.
Al tempo stesso Farage non ha mai smesso di attaccare i Conservatori, accomunandoli ai Laburisti come se fossero ancora al governo. La loro nuova leader, Kemi Badenoch, fin qui non è riuscita a migliorare l’immagine del partito, screditata dai 14 anni consecutivi al potere. Badenoch è stata meno efficace, e visibile, di Farage negli attacchi a Starmer e deve fare i conti con un partito che non ha le idee chiare su come comportarsi con Reform: se considerarlo una minaccia o allearcisi.
Farage è all’opposizione del governo nazionale, e sta approfittando di questa cosa per puntare tutto sui problemi senza doversi accollare le soluzioni. Per esempio i suoi volantini avevano una formula standard tipo «[nome del posto] è rotto», o riportavano statistiche sul numero di buche nelle strade (un tema molto sentito). Né esiste un vero programma politico nazionale: Farage ha detto che verrà messo a punto un anno e mezzo prima delle prossime elezioni, che sono previste tra il 2028 e il 2029.
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