Che storia ha la Festa dei lavoratori

Si celebra il primo maggio ed è legata a un episodio avvenuto a Chicago nel 1886, ma in Italia da decenni si ricorda anche una strage più recente

La manifestazione per il primo maggio a Torino nel 2023 (Stefano Guidi/Getty Images)
La manifestazione per il primo maggio a Torino nel 2023 (Stefano Guidi/Getty Images)
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Da circa 130 anni, in Italia e in quasi tutto il mondo, il primo maggio è la data in cui si celebra la Festa dei lavoratori (anche detta Festa del lavoro). La maggior parte delle persone ha il giorno libero, e si organizzano manifestazioni e raduni per invocare alcuni diritti, rivendicarne altri o semplicemente riaffermare quelli acquisiti. La Festa dei lavoratori è la giornata che rappresenta le lotte per migliori condizioni di lavoro.

Fu istituita a Parigi nel 1889, durante il congresso che diede vita alla Seconda Internazionale, organizzazione che riunì i partiti socialisti europei fino alla Prima guerra mondiale. Le sue origini sono però legate a una vicenda di qualche anno prima, che avvenne a Chicago, negli Stati Uniti, ed è nota come Haymarket Affair, o Haymarket Strike. Fu infatti per gli scioperi, gli scontri, i morti del 1886, e le successive condanne, che in alcuni paesi si iniziò a celebrare una festa dei lavoratori prima ancora della data ufficiale.

Per orientarsi bisogna però partire un po’ più indietro. Alla fine dell’Ottocento gli Stati Uniti erano infatti in una fase avanzata del processo di industrializzazione e i sindacati erano già forti e ben organizzati. Il 5 settembre del 1882 a New York ci fu un grande corteo dei lavoratori: migliaia di persone marciarono pacificamente dal municipio fino a un parco a nord della città. Sui loro cartelli c’erano scritte che chiedevano «meno lavoro e più paga», una giornata lavorativa di otto ore e il divieto di utilizzare il lavoro dei detenuti. Il New York Times racconta che furono accolti da applausi: dal momento che non era ancora una giornata di festa, tutti loro rischiavano di perdere il lavoro partecipando allo sciopero.

Dal 1884 il movimento operaio indisse poi altri scioperi e proteste. Quelle più note, che segnarono la storia delle lotte per i diritti dei lavoratori, furono però nel 1886.

Il Monumento ai Martiri di Haymarket costruito nel 1893 nel cimitero di Chicago, 1 maggio 2009 (Andrew Lichtenstein/Corbis via Getty Images)

Per il primo maggio del 1886 fu organizzato uno sciopero generale in tutto il paese, definito dai sindacati “La Grande Rivolta”. I cortei proseguirono nei giorni successivi finché il 3 maggio i lavoratori di una fabbrica produttrice di mietitrebbie, la McCormick, si scontrarono con la polizia a Chicago. Alcuni agenti spararono agli operai ferendone diversi e uccidendone sei.

In segno di protesta un’associazione anarchica di lavoratori organizzò una nuova manifestazione il giorno dopo in piazza Haymarket, dove si teneva il mercato delle macchine agricole. Doveva essere una protesta pacifica, ma verso la fine, quando gli agenti di polizia intervennero per sgomberare gli operai, qualcuno tirò verso di loro una bomba, che uccise sette agenti e ne ferì sessanta. Anche la polizia sparò sulla folla e uccise tre manifestanti.

Il responsabile del lancio della bomba non fu mai accertato, ma dopo l’attacco l’isteria anti-operaia e anti-socialista – già piuttosto alta – si diffuse ancora di più.

Quasi tutta la stampa degli Stati Uniti accusò i lavoratori immigrati di terrorismo anti-americano, alimentando un clima già tesissimo che portò all’arresto di centinaia di persone in tutto il paese. Otto anarchici furono accusati di cospirazione e omicidio, nonostante alcuni di loro non fossero neanche presenti alla manifestazione di Haymarket. L’8 maggio 1886 un articolo in prima pagina del New York Times s’intitolava appunto: «Gli anarchici sono stati intimiditi».

Il processo a carico di otto anarchici che seguì fu sbrigativo e portato avanti con il chiaro obiettivo di ottenere una condanna: furono presentate prove false e la giuria fu manipolata. Tutti gli accusati furono condannati a morte, poi due delle condanne furono commutate in carcere a vita, mentre a uno degli otto imputati furono dati 15 anni di prigione. Un altro ancora si suicidò in carcere in circostanze mai chiarite. Gli altri quattro furono impiccati l’11 novembre 1887.

Negli anni successivi il primo maggio divenne un’occasione anche per protestare contro gli arresti di socialisti, anarchici e sindacalisti. Nel frattempo, però, negli Stati Uniti le manifestazioni per i diritti dei lavoratori venivano fatte anche in altri periodi dell’anno, sulla scorta del corteo del 1882: è ricordata tra le altre la grande parata che si tenne a New York nel settembre del 1887 per celebrare il “Labor Day”.

Nel 1894 il presidente degli Stati Uniti Grover Cleveland, insospettito dall’origine socialista della Festa del primo maggio e alle prese con le vaste proteste e azioni di boicottaggio ferroviarie note come “sciopero Pullman”, approvò una legge che istituiva un’altra giornata dedicata ai lavoratori, il Labor Day, che si teneva già in alcuni stati americani il primo lunedì di settembre e ancora oggi si celebra negli Stati Uniti e in Canada.

Serafino Petta, sopravvissuto alla strage di Portella della Ginestra, 29 aprile 2017 (ANSA/ FRANCESCA COMMISSARI)

In Italia si cominciò a festeggiare il primo maggio nel 1890. La festa venne soppressa dal regime fascista, che nel 1923 istituì al suo posto la “festa del lavoro italiano” da celebrare il 21 aprile, la data in cui convenzionalmente si ricorda la fondazione di Roma nel 753 a.C. Il dittatore Benito Mussolini puntava a legare la nuova festa ai miti fondativi dell’Italia e al contempo a eliminare tutte le connotazioni internazionaliste e socialiste associate alle lotte operaie del primo maggio. Le manifestazioni per il primo maggio furono vietate, e in seguito furono aboliti anche i sindacati e le organizzazioni operaie. La Festa dei lavoratori venne reintrodotta dopo la fine della Seconda guerra mondiale e fu inserita tra le feste nazionali nel 1946.

Oltre che alle vicende statunitensi, la Festa dei lavoratori in Italia è legata anche a un altro episodio, che viene ricordato ogni anno: la strage di Portella della Ginestra, una località in provincia di Palermo. Il primo maggio 1947 una folla di lavoratori si trovava lì per celebrare la ricorrenza e per protestare contro il latifondismo: c’erano anche però gli uomini del bandito Salvatore Giuliano, che aveva rapporti sia con i monarchici sia con la mafia. Giuliano e i suoi uomini spararono sulla folla uccidendo sul momento 11 persone (un’altra morì in seguito a causa delle ferite), tra cui due bambini. Altre 27 furono ferite. I mandanti della banda di Giuliano non furono mai scoperti.

Anche quest’anno ci sarà una cerimonia di commemorazione organizzata dai sindacati, che a metà aprile hanno consegnato all’associazione delle vittime di Portella della Ginestra le copie degli atti del processo. I documenti saranno conservati al Museo della Cultura Arbëreshe Nicola Barbato nel comune di Piana degli Albanesi.