Il tribunale ecclesiastico ha condannato un sacerdote per abusi sessuali su adolescenti in provincia di Monza

La cerimonia di apertura dell'anno giudiziario del tribunale ecclesiastico (ANSA / CESARE ABBATE)
La cerimonia di apertura dell'anno giudiziario del tribunale ecclesiastico (ANSA / CESARE ABBATE)

Giovedì scorso si è concluso il primo grado di giudizio del processo del tribunale ecclesiastico contro il sacerdote Samuele Marelli, che è stato riconosciuto colpevole di aver usato la propria autorità per abusare sessualmente di persone minorenni e maggiorenni. Marelli ha 49 anni: dal 2017 al 2024 era stato il responsabile della Comunità pastorale che gestisce le sei parrocchie di Seregno, in provincia di Monza e Brianza, e in passato era stato responsabile della Fondazione diocesana per gli oratori milanesi. Dalla fine di marzo Marelli è indagato anche dalla procura di Monza per abusi sessuali sui ragazzi che frequentavano le parrocchie che gestiva a Seregno.

Il tribunale ecclesiastico ha stabilito che per i prossimi cinque anni Marelli non potrà risiedere nell’arcidiocesi di Milano (di cui fa parte Seregno) né esercitare pubblicamente il sacerdozio, e per i prossimi dieci anni non potrà confessare né svolgere «attività di direzione spirituale». Gli è stato inoltre proibito di cercare contatti con minori, se non alla presenza di un accompagnatore maggiorenne, e con persone di tutte le età «che erano canonicamente domiciliate a Seregno» nel periodo in cui faceva lì il sacerdote. Come per i processi ordinari Marelli potrà ricorrere in appello. Nel frattempo comunque è soggetto a misure di custodia cautelare che gli vietano «l’esercizio pubblico del ministero al di fuori del luogo della sua attuale dimora, nonché il contatto volontario con i fedeli della comunità di Seregno».