Come funziona un conclave

La riunione a porte chiuse dei cardinali ha un cerimoniale preciso ed è preceduta da rituali secolari: noi fuori vediamo soprattutto il fumo

Le mani di tre cardinali seduti, mentre reggono la berretta (il cappello di forma cubica con le tre alette rigide e il fiocco sulla parte superiore)
Cardinali all’interno della basilica di San Pietro in Vaticano (AP Photo/Gregorio Borgia)
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Il conclave – dal latino cum clave, cioè “[chiusi] a chiave” – è la riunione del collegio di cardinali incaricati di eleggere il nuovo papa, che avviene a porte chiuse nella Cappella Sistina. Quello per scegliere il successore di papa Francesco non può iniziare dopo il 10 maggio (ma può iniziare qualche giorno prima).

L’ultima volta che si riunì il conclave, il 12 marzo 2013, successe in circostanze alquanto rare: con un papa da nominare ma un altro vivente, dimissionario e chiamato da quel momento “emerito”, Benedetto XVI. Durante il suo mandato, Benedetto XVI aveva peraltro introdotto alcune lievi modifiche alle regole seguite da secoli dalla Chiesa cattolica per l’elezione del papa. Lo stesso aveva fatto prima di lui Giovanni Paolo II, emanando nel 1996 la Universi Dominici Gregis, la principale Costituzione apostolica tuttora vigente in materia di “sede apostolica vacante” (cioè la situazione immediatamente successiva alla morte di un papa).

Prima del conclave sono previsti alcuni passaggi e rituali, codificati nelle varie norme emanate dai papi nel corso della storia. Uno di questi è il passaggio di consegne tra le varie sezioni della segreteria di Stato e il camerlengo, che ha la responsabilità di gestire gli affari correnti in assenza del papa (dal 2019 è lo statunitense Kevin Joseph Farrell, la persona che ha annunciato la morte di papa Francesco).

Tra i rituali simbolici condotti dal camerlengo nel periodo precedente al conclave ci sono la distruzione di un anello, l’Anello del Pescatore, e di un timbro rosso, il Sigillo di Piombo. Il primo è l’anello d’oro con cui fino a metà Ottocento, prima che prendesse piede l’usanza alternativa del timbro, il papa apponeva il proprio sigillo ai documenti (raffigura San Pietro che getta una rete, da cui il nome). Un altro importante incarico del camerlengo è la chiusura delle stanze papali tramite appositi sigilli, per tenere al sicuro i documenti presenti fino a che il nuovo papa non prende possesso delle stanze. Alcuni di questi passaggi sono peraltro ricostruiti e mostrati in dettaglio all’inizio del film del 2024 Conclave (vincitore del premio Oscar per la miglior sceneggiatura non originale).

Una delle modifiche introdotte da Benedetto XVI, attraverso la lettera apostolica Normas Nonnullas del 22 febbraio 2013, riguarda la data di inizio del conclave. Stabilisce che i cardinali possano anticiparla, se sono tutti presenti: in precedenza, per attendere che tutti si riunissero nella Città del Vaticano, era necessario far trascorrere 15 giorni dal momento della morte o delle dimissioni del papa. C’è anche un termine massimo, che in questo caso sarebbe domenica 11 maggio 2025: trascorsi 20 giorni dalla morte del papa, infatti, le votazioni devono cominciare. Il conclave inizia quindi tra i 15 e i 20 giorni dall’inizio della sede vacante: o prima se sono presenti tutti.

Non tutto il collegio cardinalizio – cioè l’insieme dei cardinali della Chiesa cattolica – può partecipare al conclave. Sono elettori, in base a una decisione presa da Paolo VI nel 1970, solo i cardinali che hanno meno di 80 anni (se qualcuno li compie durante la sede vacante o il conclave, non perde il suo diritto di voto). Al 21 aprile 2025 il collegio è formato da 135 cardinali elettori e 117 non elettori (poi compie 80 anni un cardinale spagnolo).

Nella prassi moderna, per consuetudine, il papa è sempre scelto tra i cardinali. In teoria nulla impedisce però di nominare un sacerdote o persino un laico, purché uomo, battezzato e celibe (condizioni che valgono anche per la nomina a vescovo).

Nel giorno prefissato, il conclave comincia formalmente al mattino con una messa concelebrata da tutti i cardinali elettori nella basilica di San Pietro. Nel pomeriggio gli stessi cardinali si riuniscono nel Palazzo Apostolico, nella Cappella Paolina, per cominciare insieme ad altri prelati una processione verso la Cappella Sistina, intonando le Litanie dei Santi, preghiere che fanno parte della tradizione cristiana da molti secoli.

La Cappella Sistina, con i tavoli disposti lungo i lati più lunghi della sala

Tavoli e sedie sistemati nella Cappella Sistina in preparazione del conclave, il 16 aprile 2005 (AP Photo/Pier Paolo Cito)

Tutte le operazioni di voto vengono svolte nella Cappella Sistina, che al momento del conclave è chiusa al pubblico già da diversi giorni. A quel punto deve infatti essere già stata bonificata, per eliminare qualsiasi strumento di comunicazione con l’esterno, e devono essere stati montati all’interno sia i banchi per i cardinali elettori sia la grande stufa in cui saranno bruciati i fogli dopo ogni votazione.

Il conclave è presieduto dal decano del collegio cardinalizio, purché non abbia compiuto 80 anni. Sia il mandato del decano attuale, il 91enne cardinale italiano Giovanni Battista Re, sia quello del vice decano, l’81enne argentino Leonardo Sandri, erano stati prolungati a gennaio da papa Francesco. A presiedere il conclave in questo caso sarà il 70enne segretario di Stato Pietro Parolin, per effetto di una scelta del 2018 di papa Francesco.

Dopo un lungo giuramento pronunciato dal decano, in cui i cardinali si impegnano a rispettare i vincoli della Costituzione apostolica, il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie (dal 2021 l’arcivescovo Diego Ravelli) pronuncia la frase latina «extra omnes», che significa “fuori tutti”. È il momento in cui tutte le persone che non hanno titolo per votare devono uscire dalla Sistina.

Da quando nel 1996 è entrata in vigore la Costituzione emanata da Giovanni Paolo II, l’elezione del papa può avvenire soltanto tramite scrutinio, cioè col voto, ed è un voto segreto: per procedere all’elezione servono i due terzi dei voti dei presenti. In passato, benché fossero casi molto rari, erano possibili anche l’elezione per acclamazione e quella per compromissum (attraverso cioè un ristretto gruppo di cardinali delegati, in caso di impasse).

Durante il conclave sono tradizionalmente previste quattro votazioni al giorno: due la mattina e due il pomeriggio (il primo giorno si tiene una sola votazione, di pomeriggio, dopo le altre cerimonie). Prima di ogni votazione vengono scelti tre scrutatori, tre revisori e tre incaricati di raccogliere le schede con i voti espressi da eventuali cardinali infermi presso la residenza Santa Marta. È l’edificio alberghiero che ospita i cardinali per tutto il periodo del conclave, nella Città del Vaticano.

Su una scheda che riceve prima di ogni votazione, ciascun cardinale scrive il nome della persona che vuole fare diventare papa, nello spazio sotto la scritta latina Eligo in Summum Pontificem. Dopo ogni votazione, gli scrutatori contano le schede per verificare che il numero coincida con quello dei cardinali elettori: se non è così, tutte le schede vengono bruciate senza spoglio. Se il numero coincide, si procede allo spoglio: due scrutatori leggono il nome su ogni scheda, e il terzo lo legge a voce alta e fora la scheda per farci passare un filo attraverso, in modo da formare una specie di collana.

Se il quorum non viene raggiunto si procede subito a una seconda votazione – che sia di mattina o di pomeriggio – senza ripetere il giuramento e mantenendo gli stessi scrutatori e revisori. Se il quorum viene raggiunto, l’elezione del nuovo papa è ritenuta valida. Sia in un caso che nell’altro, tutte le schede e gli altri documenti prodotti durante le votazioni vengono bruciati nella stufa montata all’interno della Sistina.

Tre vigili del fuoco trasportano il comignolo in cima al tetto

Tre vigili del fuoco sistemano il comignolo sul tetto della Cappella Sistina, il 9 marzo 2013 (AP Photo/Gregorio Borgia)

Data l’assenza di comunicazioni con l’esterno della Cappella, il colore del fumo che esce dal comignolo collocato sul tetto è il primo segno dell’esito delle votazioni dei cardinali. Se i cardinali non hanno ancora eletto il papa, i documenti vengono bruciati insieme a una sostanza che genera una fumata nera. Se il papa è stato eletto, la fumata è bianca (per questo motivo “fumata nera” o “fumata bianca” sono entrambe espressioni entrate nel lessico comune per descrivere l’esito di una qualsiasi decisione).

Le schede sono bruciate ogni due votazioni, e ci sono quindi due fumate al giorno: una alla fine della mattina, intorno a mezzogiorno, e una nel tardo pomeriggio, intorno alle 19. Possono però arrivare prima, a metà mattina o a metà pomeriggio, nel caso in cui si arrivi all’elezione del papa con la prima votazione.

Se l’elezione non avviene entro il 34° scrutinio, quindi dopo 9 giorni, si procede al ballottaggio tra i due cardinali che hanno ricevuto più consensi nello scrutinio precedente. Per effetto di un’altra modifica introdotta da Benedetto XVI – il De aliquibus mutationibus in normis de electione Romani Pontificis, del 2007 – anche nel caso del ballottaggio l’elezione deve avvenire a maggioranza di due terzi (in precedenza era sufficiente la maggioranza assoluta). Nel 2013 l’elezione richiese cinque scrutini e il conclave durò 27 ore scarse; nel 2005 bastarono quattro scrutini, e il conclave durò circa 24 ore.

Quando finisce uno scrutinio in cui un papabile supera i due terzi dei voti, il decano o il primo dei cardinali per ordine e anzianità chiede al neoeletto se accetta l’elezione e quale nome pontificale ha scelto. Solo a quel punto tutte le schede vengono bruciate, producendo una fumata bianca visibile in piazza San Pietro. Indossati i paramenti bianchi nella sacrestia della Sistina, il nuovo papa rientra poi nella Cappella per una breve cerimonia con i cardinali. Il conclave si conclude dopo che viene intonato il Te Deum e tutti escono dalla Sistina.

Dopo l’elezione il papa si presenta in pubblico affacciandosi alla grande finestra della loggia delle benedizioni della basilica di San Pietro, preceduto dal cardinale protodiacono (attualmente Dominique Mamberti) che annuncia ai fedeli Annuntio vobis gaudium magnum: habemus papam! (“Vi annuncio una grande gioia: abbiamo il papa!”).