Cos’è questa storia dei ministeri che non pagano la tassa sui rifiuti

È un problema che esiste da anni: quello della Difesa deve al comune di Roma più di 6 milioni di euro 

La sede del ministero dell'Interno, il Viminale (ANSA/SANTORO)
La sede del ministero dell'Interno, il Viminale (ANSA/SANTORO)
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Giovedì Repubblica ha pubblicato i risultati di un accesso pubblico agli atti secondo cui alcuni ministeri dovrebbero complessivamente al comune di Roma circa 17 milioni di euro per non aver pagato per anni l’imposta sui rifiuti, la TARI. L’accesso agli atti era stato chiesto lo scorso 10 marzo dal consigliere comunale di Roma Antonio De Santis, di Azione: il ministero della Difesa è quello col debito più alto per il mancato pagamento della TARI, più di 6 milioni di euro.

Subito dopo ci sono il ministero dell’Interno, con un debito di oltre 4 milioni di euro, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con più di 2 milioni e mezzo di euro, e la stessa presidenza del Consiglio, che ha accumulato un debito di oltre 1 milione di euro distribuito su otto sedi diverse. Anche vari altri ministeri hanno debiti più o meno grossi col comune, nell’ordine delle decine o centinaia di migliaia di euro, per il mancato pagamento della TARI.

I ministeri senza debiti sono quattro: quello dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, quello della Cultura, quello dell’Università e della Ricerca e quello del Turismo. Non hanno debiti per l’imposta sulla TARI nemmeno Camera e Senato.

La versione della notizia circolata inizialmente sosteneva che il periodo per cui era stato chiesto l’accesso agli atti fosse quello tra il 2017 e il 2024, e che i debiti si fossero accumulati tutti durante il governo di Giorgia Meloni, con i pagamenti interrotti poco dopo il suo insediamento (ottobre 2022). In realtà dai documenti disponibili non è chiaro se i pagamenti della TARI si siano interrotti durante il governo di Meloni o prima, e secondo De Santis il periodo considerato è quello che va dal 2017 al 2023 (e quindi non il 2024).

Quella dei ministeri che non pagano la TARI, in ogni caso, non è una storia nuova: è tornata ciclicamente anche in passato. In generale, è piuttosto improbabile che debiti così cospicui si siano accumulati in soli tre anni.

Interpellato sulla vicenda giovedì mattina durante la trasmissione di La7 L’aria che tira, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha detto in maniera piuttosto evasiva che esiste una «continuità di colore politico» in questo problema. Gualtieri ha aggiunto che quando la sua giunta si è insediata la TARI veniva sistematicamente evasa da moltissimi soggetti, pubblica amministrazione compresa, e che nella pubblica amministrazione rientrano anche le strutture ministeriali (oltre a tantissime altre istituzioni). Sulle ragioni di questa evasione non ha dato dettagli precisi, ma ha spiegato che «non è colpa di questo o quel ministro, o di questo o quel governo. Erano le strutture ministeriali che come tanti altri pensavano che non dovevano pagare la TARI». Un po’ come se credessero, forse per semplice ignoranza, che fossero esenti dal pagamento.

Gualtieri ha aggiunto di aver impostato una parte del proprio lavoro proprio sul recupero dell’imposta sui rifiuti, e ha dato qualche dato: nel 2021, anno in cui si è insediata la sua giunta, il comune di Roma incassò dalla TARI 419 milioni di euro, saliti a 642 nel 2024. Gualtieri ha detto che l’anno scorso sono stati recuperati 500 milioni di TARI non pagata, e che il 5 per cento proveniva proprio dalla pubblica amministrazione.

Gualtieri ha concluso dicendo che i vari ministeri si sono impegnati già da tempo a regolarizzare la propria posizione, e di augurarsi quindi che il problema sia destinato a risolversi.