Una copia digitale del Titanic per studiarlo meglio
È stata realizzata grazie a settimane di esplorazioni coi robot sommergibili, e offre nuove opportunità agli storici

Una copia digitale ad alta risoluzione del Titanic sta offrendo a storici e gruppi di ricerca la rara possibilità di studiare le ultime ore del famoso transatlantico, che affondò il 15 aprile 1912 al largo dell’isola canadese di Terranova, nell’oceano Atlantico. La società britannica Magellan lavora da diversi anni a quello che ha definito il “gemello digitale” del Titanic, una versione che nelle sue intenzioni dovrebbe essere perfettamente sovrapponibile all’originale, in modo da conservarne la memoria visto che il relitto si sta lentamente sgretolando.
Il modello è così dettagliato da poter studiare particolari difficilmente osservabili a circa 3.800 metri di profondità, dove il Titanic poggia sul fondale oceanico. Nella ricostruzione digitale del vano delle caldaie, per esempio, è stata osservata una valvola lasciata aperta, probabilmente per assicurarsi che uno dei generatori elettrici continuasse a funzionare anche nelle ore in cui la nave iniziò ad affondare. Dai racconti e dalle ricostruzioni è noto che decine di tecnici e operai lavorarono senza sosta alle macchine, proprio per assicurarsi che ci fosse luce a bordo per coordinare meglio le attività di evacuazione.
Il materiale per realizzare la copia digitale è stato raccolto da Magellan nel 2022 nel corso di tre settimane di ricognizioni, effettuate con due robot sommergibili, che hanno raggiunto il relitto e lo hanno esplorato scattando più di 700mila fotografie. Oltre alle immagini, i robot hanno utilizzato sistemi radar e laser per effettuare milioni di misurazioni, impiegate poi per metterle in relazione con le fotografie ricostruendo un modello digitale e tridimensionale di ciò che resta della nave.
A 3.800 metri di profondità la visibilità è molto scarsa, sia a causa del buio sia dell’acqua particolarmente torbida. Per questo i sistemi di mappatura sono importanti: consentono di rilevare e registrare dettagli altrimenti difficilmente visibili. I robot hanno inoltre potuto esplorare aree del relitto pericolanti, troppo pericolose da visitare con sommergibili dotati di equipaggio.
In passato altre iniziative avevano prodotto modelli tridimensionali del Titanic, ma nessuna aveva raggiunto il livello di dettaglio reso possibile dalle osservazioni di Magellan. Anche per questo motivo la società ha mostrato finora di essere particolarmente protettiva nei confronti del proprio lavoro. Il modello digitale viene venduto per scopi di studio e di ricerca, mentre c’è una versione per il pubblico, che potrà esplorare il relitto come in una sorta di videogioco pilotando un sommergibile virtuale. Una prima possibilità per i non specialisti di osservare i risultati del lavoro di Magellan sarà un documentario realizzato dal National Geographic e disponibile a partire dal prossimo 11 aprile.
Complice uno dei film di maggior successo nella storia del cinema, Titanic di James Cameron con Leonardo DiCaprio e Kate Winslet, la storia del transatlantico affascina ancora oggi a più di un secolo dalla sua fine e Magellan confida di poterne sfruttare l’interesse per ripagare i propri investimenti.
La nuova ricostruzione digitale potrebbe aiutare a comprendere meglio come il Titanic si inabissò, dopo essersi scontrato con un iceberg ed essersi successivamente spezzato in due. Mentre la prua è bene conservata e adagiata sul fondale, la poppa è pressoché distrutta e non è mai stato chiarito come sia avvenuto l’impatto dopo la discesa per migliaia di metri. I due tronconi sono distanti circa 800 metri e questo ha contribuito a complicare alcune delle esplorazioni, soprattutto per identificare tutti i rottami della poppa.
Il relitto del Titanic fu scoperto nel 1985, dopo che per decenni erano state fatte varie ipotesi sulla sua collocazione sul fondale oceanico. Nei primi anni dopo la scoperta furono organizzate missioni di vario tipo, in parte dedicate al recupero di oggetti nel relitto senza particolare attenzione agli aspetti di conservazione, per quanto l’area potesse essere considerata un sito archeologico a tutti gli effetti. Migliaia di manufatti furono recuperati e finirono nei circuiti di collezionisti o all’interno di mostre, talvolta di dubbio valore e utilità per ricostruire la storia delle ultime ore del Titanic.
Solo nel 2012, in occasione del centenario del suo primo viaggio, il transatlantico fu inserito nella Convenzione UNESCO 2001 sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, cosa che avrebbe dovuto garantire maggiori tutele per il relitto. Stati Uniti, Canada e Regno Unito – i tre paesi storicamente più interessati alla vicenda – non hanno però ratificato la Convenzione e per questo ci sono spesso polemiche, critiche e discussioni sulle iniziative turistiche e di raccolta dei manufatti da ciò che resta del Titanic.