Il caotico ritorno in ufficio dei dipendenti federali statunitensi
Trump ha eliminato la possibilità di lavorare da remoto, ma negli edifici non c'è spazio e in alcuni casi manca persino la carta igienica

Nelle ultime settimane centinaia di migliaia di dipendenti federali statunitensi (i dipendenti pubblici) sono tornati a lavorare in presenza in ufficio, per una decisione presa dal presidente Donald Trump dopo essersi insediato. Per anni molte di queste persone avevano lavorato da remoto: il risultato è che in diversi uffici mancano le scrivanie, gli schermi dei computer e persino la carta igienica, ma anche gli spazi dove fare chiamate riservate o la connessione internet necessaria per lavorare.
Vari media internazionali, tra cui il New York Times, Reuters e la radio pubblica NPR, si sono fatti raccontare le difficoltà da decine di dipendenti federali (molti hanno chiesto di restare anonimi per evitare ritorsioni).
Un dipendente dell’Internal Revenue Service (l’Agenzia delle Entrate) ha detto per esempio al New York Times di aver dovuto lavorare per terra durante il primo giorno di rientro obbligatorio, perché lo spazio che aveva prenotato in anticipo non era più disponibile. Una persona che lavora per la Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, si è trovata a discutere di progetti sensibili e riservati di fronte ad altre persone, sempre per mancanza di spazio.

La sede della FDA a Silver Spring, in Maryland, nel 2015 (AP Photo/Andrew Harnik)
I problemi riguardano anche la scarsità di beni basilari, come la carta igienica o i panni per asciugarsi le mani, l’inadeguatezza dei servizi di pulizie nei bagni e in generale una grande confusione. Anche alla NASA c’è una situazione simile: negli uffici di Washington è «il caos completo», ha detto a Reuters Matt Bigs, rappresentante di un sindacato che riunisce 8mila dipendenti dell’agenzia spaziale (in tutto sono circa 18mila). Ha aggiunto che al loro ritorno in ufficio alcuni dipendenti hanno visto degli scarafaggi per terra e cimici che uscivano dai rubinetti.
Gli uffici delle agenzie governative sono sparsi per tutto il paese, con una concentrazione maggiore intorno alla capitale Washington. Negli ultimi anni molte agenzie hanno adottato e promosso il lavoro da remoto, anche come metodo per ridurre i costi e garantire maggiore flessibilità ai dipendenti. La pratica è poi diventata necessaria durante la pandemia di Covid-19, tanto che negli ultimi anni diverse agenzie avevano ridotto le dimensioni dei propri uffici. Ora questo sta diventando un grosso problema.
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Il governo federale statunitense dà lavoro a circa 2,3 milioni di persone. Secondo uno studio di agosto del 2024, quindi condotto durante l’amministrazione di Joe Biden, circa il 46 per cento dei dipendenti (più di un milione), poteva beneficiare di qualche forma di lavoro da remoto, e 228mila persone erano state assunte con formule che prevedevano solo il lavoro da casa.
L’ordine esecutivo di Trump si applica a tutti i dipendenti federali, a prescindere dal loro incarico o contratto. Di conseguenza anche le persone che in teoria avrebbero dovuto lavorare sempre da remoto ora devono andare in ufficio, ma non è chiaro dove. Ad alcune è stato chiesto di scegliere una sede di una qualche agenzia governativa vicina a casa, anche se è diversa da quella per cui lavorano.
Un dipendente del dipartimento dell’Agricoltura per esempio ha detto a NPR di aver ricevuto una lista di possibili posti in cui lavorare: uno di questi era descritto come “magazzino”, ed era effettivamente il luogo in cui veniva riposta una barca del Fish and Wildlife Service, il dipartimento che si occupa di gestire e conservare la flora e la fauna. Lo spazio non aveva finestre, elettricità o riscaldamento.
Ad altri dipendenti invece è stato chiesto di andare a lavorare negli uffici principali delle rispettive agenzie, e quindi in alcuni casi di trasferirsi nel giro di poche settimane. In generale centinaia di migliaia di persone stanno cercando di adattarsi e cambiare le loro abitudini, per esempio organizzandosi in modo da riuscire a portare e andare a prendere i figli a scuola, o assistere famigliari in difficoltà, pur presentandosi tutti i giorni al lavoro.

La bandiera statunitense davanti all’edificio Theodore Roosevelt, dove ha sede l’Ufficio per la gestione del personale, a Washington (AP Photo/Mark Schiefelbein)
L’amministrazione Trump ha presentato la misura come un modo per aumentare l’efficienza e la produttività dei dipendenti, ma le persone intervistate hanno detto che per ora sta avendo l’effetto contrario: molti vanno in ufficio solo per continuare a lavorare facendo videochiamate con persone in altre parti del paese, e la mancanza di spazi e strumenti rallenta inevitabilmente i ritmi e non aiuta la concentrazione.
Trump ha anche fatto capire esplicitamente che l’eliminazione del lavoro da remoto è un altro modo per ridurre l’organico federale: «O si presenteranno al lavoro in presenza, o saranno rimossi dall’incarico», ha detto. Da mesi la sua amministrazione sta cambiando profondamente l’organizzazione dei lavoratori federali: sta licenziando decine di migliaia di persone e riducendo o eliminando fondi per le iniziative ritenute non importanti. A capo di questi tagli c’è il dipartimento per l’Efficienza del governo, noto come DOGE e guidato dal miliardario Elon Musk.
La gestione caotica e repentina dei licenziamenti sta creando molta confusione, soprattutto perché molte misure annunciate dal DOGE vengono sospese poco dopo dai tribunali, lasciando in un limbo le persone coinvolte.
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