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  • Domenica 30 marzo 2025

A Birmingham da tre settimane non raccolgono l’immondizia

Per uno sciopero dei netturbini che sta creando parecchi disagi ed è diventato un caso nazionale

Un cumulo d'immondizia in una strada di Birmingham, il 24 marzo
Un cumulo d'immondizia in una strada di Birmingham, il 24 marzo (REUTERS/Phil Noble)
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Da ormai tre settimane a Birmingham, in Inghilterra, va avanti uno sciopero dei netturbini che sta creando grossi disagi. Lo sciopero è cominciato a gennaio in modo intermittente, e dall’11 marzo è diventato permanente. Con il tempo la situazione si è aggravata: l’immondizia si è accumulata in tutta la città, creando anche problemi igienici. Nel Regno Unito è ormai diventato un caso nazionale, sia per la sua durata sia per le sue motivazioni: è legato alle difficoltà economiche di Birmingham, che sono a loro modo emblematiche di quelle di altre città inglesi.

Birmingham è la seconda città dell’Inghilterra e del Regno Unito per numero di abitanti: ci vivono 1,2 milioni di persone, e 2,6 milioni in tutta l’area metropolitana. I disagi legati allo sciopero dei netturbini hanno coinvolto in tutto più di un milione di persone. Hanno aderito circa 400 operatori ecologici del sindacato Unite, che contestano una delle misure proposte dalla città per tagliare i costi: l’abolizione di un ruolo di supervisione (intermedio tra chi guida i camion e chi raccoglie i rifiuti) che comporterà una riduzione dello stipendio di chi lo svolgeva.

In diversi quartieri i camion della nettezza urbana non passano da settimane e i sacchi dell’immondizia rimasti in strada stanno attirando i topi. In alcune zone il comune ha invitato i residenti a caricare loro stessi i sacchetti sui camion per la raccolta, che operavano a organico ridotto, ma questo non ha risolto il problema: spesso le persone si sono accalcate per niente, perché i camion erano già troppo carichi.

I residenti del Jewellery Quarter, uno dei distretti centrali della città, hanno raccontato a BBC News di essersi organizzati comprando a loro spese dei cassonetti: da fine febbraio hanno speso quasi 3,500 euro, di cui chiederanno un rimborso all’amministrazione locale. Il comune ha accusato i picchetti del sindacato di bloccare l’uscita dei camion dai tre maggiori punti di raccolta dei rifiuti della città, dove ha mandato la polizia e si è rivolto a un servizio di sicurezza privato (spendendo quindi altri soldi).

Nel 2023 Birmingham aveva dichiarato il fallimento. Da quel momento l’amministrazione comunale è di fatto commissariata dal governo, che le ha chiesto un massiccio piano di revisione dei conti e riduzione delle spese. Il fallimento fu causato dai grandi risarcimenti che il comune dovette pagare dopo aver perso una causa contro 174 dipendenti – in maggioranza donne che lavoravano come assistenti didattiche o addette alle pulizie – che l’avevano accusato di discriminarle in termini di bonus e benefici rispetto ai colleghi uomini. Negli anni il caso si era allargato fino a coinvolgere circa 5mila lavoratrici e lavoratori, a cui il comune ha restituito più di 1,1 miliardi di sterline (1,3 miliardi di euro).

La città è governata dai Laburisti, che dallo scorso luglio governano anche a livello nazionale. L’amministrazione comunale sostiene che l’80 per cento dei netturbini abbia già accettato offerte alternative e che solo in 41 casi non sia stato trovato un accordo. Oltre alla riduzione degli stipendi (fino a 8mila sterline all’anno, quasi 10mila euro) il sindacato ritiene che la proposta dell’amministrazione comprometterebbe la sicurezza degli operatori, riducendo le dimensioni delle squadre che girano sui camion. Ci sono stati vari incontri per trattare ma finora non hanno sbloccato lo stallo, che nel frattempo ha attirato l’attenzione dei media e della politica nazionale.

La crisi ha già avuto conseguenze politiche. A livello locale ci sono state richieste di dimissioni. A livello nazionale i Conservatori, il principale partito dell’opposizione, hanno cercato di strumentalizzare l’emergenza per aumentare i propri consensi. Tra le altre cose è andato a Birmingham Robert Jenrick, uno dei membri più noti del partito (che aveva partecipato alle primarie dello scorso autunno). Poi la leader Kemi Badenoch ne ha parlato in parlamento, incolpando il partito del primo ministro Keir Starmer: «Le persone hanno votato i Laburisti e tutto quello che hanno avuto è l’immondizia», ha detto.

L’insistenza su temi apparentemente locali (anche se non lo sono più) non è casuale. Il prossimo 1° maggio ci sarà una tornata di elezioni amministrative, che da sempre nel Regno Unito vengono considerate un test sulla popolarità del partito del primo ministro. Queste saranno particolarmente osservate perché sono le prime da quando i Laburisti sono tornati al governo.

In realtà però i problemi di città come Birmingham, e il dissesto finanziario in cui versano, sono soprattutto un’eredità dei 14 anni al potere dei Conservatori. Durante quel periodo i governi di David Cameron (2010-2016), soprattutto, e in misura minore dei suoi successori (Theresa May, Boris Johnson, Liz Truss e Rishi Sunak) promossero politiche di austerità economica che dimezzarono i fondi alle amministrazioni locali. Il nuovo governo Laburista li ha aumentati, anche se meno di quanto promesso e comunque non a sufficienza secondo l’Institute for Fiscal Studies, uno dei principali think tank economici britannici.

I Laburisti peraltro hanno proposto una riforma per accorpare i comuni in entità territoriali più ampie, sempre con l’obiettivo di ridurre i costi. Come Birmingham, negli ultimi anni diverse città hanno attivato la Sezione 114 del Local Government Finance Act, una procedura che prevede di tagliare tutte le spese, tranne quelle per i servizi essenziali: tra queste il distretto Croydon di Londra (per tre volte); Nottingham, una delle principali città delle Midlands; Slough, Thurrock e Woking.

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