• Mondo
  • Domenica 23 marzo 2025

La criticata proposta di Robert Kennedy Jr. per contenere l’aviaria

Coerente con le sue posizioni antiscientifiche, ha ipotizzato di far circolare il virus per trovare gli esemplari immuni: è un'idea pessima

(AP Photo/Charlie Neibergall)
(AP Photo/Charlie Neibergall)
Caricamento player

Il segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert Kennedy Jr. ha avuto un’idea quantomeno controversa per risolvere l’influenza aviaria che sta decimando gli allevamenti del paese e alimentando la grave crisi delle uova, che sono sempre più scarse e sempre più care: lasciare che il virus si diffonda, in modo da poter identificare gli animali immuni e preservarli. Lo ha detto in diverse interviste recenti: non ha in realtà la delega per decidere sugli allevamenti. La segretaria all’Agricoltura Brooke Rollins, si è detta aperta all’idea, ma giovedì ha annunciato un nuovo finanziamento da 100 milioni di dollari per trovare un vaccino.

È una proposta criticata da gran parte della comunità scientifica, che la ritiene disumana verso gli animali contagiati, ma anche pericolosa dal punto di vista sanitario ed economico. Kennedy è noto del resto per le sue posizioni antiscientifiche: è uno dei principali esponenti del movimento antivaccinista statunitense e sostiene da almeno vent’anni varie teorie complottiste.

L’influenza aviaria in questione è nota come H5N1, e ha iniziato a diffondersi negli allevamenti statunitensi a partire dal 2023. I contagi avvengono per lo più tramite il contatto fra le galline e gli uccelli migratori: per questo l’autunno e la primavera, i periodi in cui questi transitano dagli Stati Uniti, sono i periodi con i maggiori contagi. Ha contagiato anche una settantina di esseri umani, quasi tutti che lavoravano a stretto contatto con gli animali, mentre non sono stati rilevati casi di contagio da persona a persona.

Gli allevamenti all’aperto sono più a rischio di quelli dove gli uccelli vivono all’interno, sebbene in quelli all’interno la capacità di diffusione del virus aumenti sensibilmente: il pollame d’allevamento ha un sistema immunitario debole ed è sottoposto a un enorme stress ambientale, spesso stipato in gabbie metalliche o stalle scarsamente ventilate.

Quando viene rilevato anche solo un caso tutti gli animali dell’allevamento vengono uccisi, e gli allevatori rimborsati in parte per la perdita. Secondo il dipartimento dell’Agricoltura nel dicembre del 2024 sono stati abbattuti 18 milioni di tacchini, polli allevati per la carne e galline da uova (che costituiscono la maggior parte degli animali uccisi). Nel gennaio del 2025 il numero di uccelli uccisi è arrivato a 23 milioni. In tutto secondo una recente stima citata da NBC News gli uccelli colpiti dall’aviaria sono stati 167 milioni.

Il problema del piano di Kennedy sarebbe innanzitutto etico: gli uccelli infetti possono sviluppare gravi sintomi respiratori, diarrea, tremori e torsioni del collo. Molti muoiono per soffocamento: capita talvolta che alcuni invece muoiano senza mostrare alcun sintomo, ma nella maggior parte dei casi le sofferenze sono molte. «La malattia causerebbe morti molto dolorose in quasi il 100 per cento dei casi dei polli e dei tacchini», ha detto al New York Times il veterinario David Swayne, che ha lavorato per trent’anni al dipartimento dell’Agricoltura.

C’è poi la questione sanitaria. Secondo gli esperti che hanno studiato l’evoluzione del virus ogni contagio è un’altra opportunità per il virus di evolversi in una forma più forte: finora il virus non ha sviluppato la capacità di diffondersi tra le persone, ma se i contagi non vengono contenuti si moltiplicano le possibilità che muti.

Infine c’è il danno economico: lasciare che il virus si diffonda espone gli allevatori a perdite ancora più elevate di quelle che ci sono state finora. Dopo la morte degli animali ci vogliono mesi per smaltire le carcasse, sanificare i pollai e crescere delle altre galline fino all’età in cui possono deporre uova. Le conseguenze arriverebbero fino ai consumatori, che già stanno trovando grandi difficoltà nel reperire le uova, mentre le poche che ci sono costano più del doppio rispetto alla scorsa estate.

– Leggi anche: La crisi delle uova negli Stati Uniti