I piani delle spie assoldate dalla Russia per uccidere il giornalista Christo Grozev

Li ha raccontati lui stesso alla BBC dopo che venerdì tre persone bulgare sono state giudicate colpevoli di spionaggio nel Regno Unito

Il fondatore di Bellingcat, Eliot Higgins, a sinistra, e Christo Grozev, a destra, a Londra, 9 ottobre 2018 (EPA/ANDY RAIN/ANSA)
Il fondatore di Bellingcat, Eliot Higgins, a sinistra, e Christo Grozev, a destra, a Londra, 9 ottobre 2018 (EPA/ANDY RAIN/ANSA)

Domenica il giornalista investigativo bulgaro Christo Grozev ha raccontato alla BBC i metodi immaginati per ucciderlo da un gruppo di spie assoldate dalla Russia. Ne ha parlato commentando la recente condanna nel Regno Unito di tre cittadini bulgari che venerdì sono stati giudicati colpevoli di spionaggio per conto della Russia, e che avevano tra i propri obiettivi anche Grozev.

Grozev ha detto che il gruppo «fantasticava» sulla sua morte e che alcune opzioni per ucciderlo prevedevano l’uso di una mazza e perfino un attentatore suicida che sarebbe dovuto esplodere accanto a lui per strada. Parlando con l’intervistatore del programma radio della BBC “Broadcasting House”, Grozev ha detto che «se leggi l’elenco dei modi in cui immaginavano di uccidermi, sembra uscito da un film noir».

Grozev è uno dei giornalisti investigativi più noti al mondo ad occuparsi di Russia. Lavora per il giornale tedesco Der Spiegel e per il sito investigativo indipendente russo The Insider. In passato era stato anche a capo del team che si occupava di inchieste sulla Russia per il sito investigativo britannico Bellingcat. Tra le altre cose, Grozev ha pubblicato inchieste con il collega Roman Dobrokhotov che hanno rivelato il ruolo della Russia negli avvelenamenti con un pericoloso agente nervino, il novichok, dell’oppositore russo Alexei Navalny nel 2020 e prima ancora dell’ex spia russa Sergei Skripal, nel 2018.

Per l’inchiesta su Skripal Grozev ha vinto un importante premio europeo per il giornalismo investigativo. Il suo lavoro era stato raccontato anche nel documentario su Navalny uscito nel 2022. Nello stesso anno Grozev era stato inserito nell’elenco delle persone ricercate dalla Russia, che però non aveva specificato i reati contestati.

Grozev ha raccontato alla BBC che diversi incidenti hanno dimostrato che lui e Dobrokhotov erano seguiti in tutta Europa da agenti russi. Ha spiegato che alcuni fallimenti passati dell’intelligence russa avevano successivamente spinto il governo russo di Vladimir Putin a delegare il lavoro di spionaggio ad alcune spie non professioniste, come nel caso dei tre cittadini bulgari condannati venerdì.

Grozev ha detto che uno dei modi in cui le spie «fantasticavano di uccidermi» era quello di assoldare un membro dell’ISIS «come attentatore suicida e farlo esplodere accanto a me per strada». Ha raccontato che c’era anche un piano per rapirlo e mandarlo in un campo di tortura in Siria; nel frattempo, per nascondere i fatti, avrebbero mandato in Russia un uomo con indosso una maschera raffigurante la sua faccia, che avrebbero poi finto di arrestare. Un altro modo ancora pensato dalle spie per ucciderlo era colpirlo a morte con una mazza. Grozev ha detto che «la fantasia di queste aspiranti spie è al di là di ogni immaginazione».

Ha aggiunto di sentirsi fortunato di essere vivo, e che nessuno della sua famiglia sia stato coinvolto. Secondo Grozev le spie non professioniste non sono in grado di gestire le situazioni impreviste: possono essere quindi più pericolose quando incontrano persone non coinvolte nel caso che stanno seguendo. Per questa ragione, parlando del fatto che venerdì in tribunale è emerso che le spie assoldate dalla Russia erano entrate nel 2022 nell’appartamento di Vienna dove Grozev vive con la sua famiglia mentre suo figlio stava giocando nella sua stanza, il giornalista ha detto: «Non voglio pensare a cosa sarebbe successo se mio figlio avesse deciso di uscire dalla sua stanza».