Le due potenze nucleari dell’Europa
Sono Francia e Regno Unito: potrebbero condividere la protezione nucleare a tutto il continente, ora che quella degli Stati Uniti non è più così sicura

C’è una ragione per cui, negli ultimi giorni di discussioni tra leader europei sulla difesa e sul riarmo, il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro britannico Keir Starmer stanno avendo un ruolo di particolare rilevanza: Francia e Regno Unito sono gli unici due paesi europei – e tra i pochissimi al mondo – a disporre di un arsenale nucleare. Questo fattore è diventato fondamentale in un momento in cui l’Europa teme che gli Stati Uniti ritirino la protezione militare e nucleare che avevano garantito al continente dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Oltre all’importanza del nucleare, l’attivismo di Macron e Starmer si spiega anche con ragioni politiche: con la Germania nel pieno di una transizione politica e l’Italia indecisa sulla posizione da prendere, i due sono al momento i principali leader del continente, ed è abbastanza naturale che abbiano preso l’iniziativa per rispondere alla crisi cominciata dopo il disastroso incontro alla Casa Bianca tra il presidente statunitense Donald Trump e quello ucraino Volodymyr Zelensky.
– Ascolta Globo: Il tradimento di Donald Trump, con Yaroslav Trofimov
La Francia possiede un arsenale di 290 testate nucleari, 280 delle quali sono “schierate”, cioè pronte al lancio. Il Regno Unito possiede 225 testate, di cui circa la metà pronte al lancio. Questi arsenali europei sono molto piccoli rispetto a quelli delle principali potenze militari mondiali: la Russia ha 4.380 testate, di cui 1.710 pronte al lancio; gli Stati Uniti hanno 3.708 testate, di cui 1.770 schierate (e circa un centinaio posizionate in vari paesi europei, tra cui l’Italia); la Cina ha almeno 500 testate.
Ma visto il potere distruttivo delle armi nucleari, avere a disposizione anche un piccolo arsenale cambia drasticamente il peso e l’importanza di un paese dal punto di vista del potere militare. Un paese o una regione che ha delle armi nucleari dispone di quella che nel gergo militare viene chiamata “deterrenza”, cioè la capacità di scoraggiare attacchi altrui tramite la minaccia reciproca di un attacco nucleare. Dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi la deterrenza nucleare a difesa dell’Europa era stata garantita dagli Stati Uniti. Ma ora che il ruolo degli Stati Uniti come principale garante della sicurezza europea comincia a essere messo in dubbio, Francia e Regno Unito diventano fondamentali se l’Europa vuole provare a difendersi da sola.
L’arsenale nucleare di cui si parla di più è quello francese. Già nel 2020, prima ancora dell’invasione russa su larga scala dell’Ucraina, Macron aveva cominciato a parlare della possibilità di avviare un «negoziato strategico» con i partner europei «sul ruolo della deterrenza nucleare francese nella nostra sicurezza collettiva». Allora, però, Macron era stato poco ascoltato.
Le cose sono cambiate nelle ultime settimane. A fine febbraio Friedrich Merz, che ha vinto le elezioni in Germania e sarà cancelliere tedesco, ha detto che l’Europa dovrebbe discutere «con i britannici e i francesi – le due potenze nucleari europee – se una forma di condivisione nucleare, o quanto meno di protezione nucleare da parte del Regno Unito e della Francia, può essere applicata anche a noi».
Macron ha risposto rapidamente, dicendo di essere pronto a discuterne. Ha ufficialmente aperto il dibattito questa settimana, dicendo durante un discorso alla nazione: «Ho deciso di aprire il dibattito strategico sulla protezione dei nostri alleati sul continente europeo tramite il nostro deterrente nucleare».
L’arsenale nucleare francese fu sviluppato a partire dalla metà degli anni Cinquanta con l’intento di creare un sistema di deterrenza autonomo da quello degli Stati Uniti e della NATO. Questo lo distingue anche dall’arsenale britannico, che invece dipende parzialmente dagli Stati Uniti: le testate nucleari britanniche vengono prodotte nel Regno Unito, ma sono montate su missili Trident di produzione americana, che vengono periodicamente inviati negli Stati Uniti per la manutenzione.
L’arsenale francese è anche più versatile: la Francia dispone di bombe atomiche che possono essere lanciate via aria, dai bombardieri, mentre le testate nucleari britanniche possono essere lanciate soltanto da quattro sottomarini nucleari.

Un sottomarino nucleare francese (AP Photo/Daniel Cole)
Anche per la scarsa flessibilità del proprio arsenale, e per la parziale dipendenza dagli Stati Uniti, Starmer è stato più in disparte di Macron nella conversazione sulla condivisione nucleare europea, benché il dibattito sia presente anche nel Regno Unito.
In ogni caso, per Francia e Regno Unito decidere di estendere la propria protezione nucleare a tutta l’Europa potrebbe essere complicato. I loro arsenali furono creati decenni fa con l’intento specifico di difendere un solo paese, e dovrebbero quindi essere ampliati e modernizzati, con previsioni di spesa di decine di miliardi di euro, almeno.
Inoltre entrambi i paesi dovrebbero modificare profondamente la propria “dottrina nucleare”, cioè la strategia pubblica di utilizzo del proprio arsenale. È un tema estremamente delicato: un paese deve avere una dottrina nucleare credibile e sufficientemente minacciosa per creare l’effetto di deterrenza, e quindi evitare che i nemici lo attacchino. Se la Francia promettesse domani di proteggere tutta l’Europa con il suo arsenale attuale, i potenziali avversari sarebbero ben consapevoli del fatto che, da solo, non sarebbe sufficiente. Al tempo stesso, la dottrina nucleare di un paese non deve essere troppo minacciosa, per evitare di intimorire troppo gli eventuali avversari spingendoli a rafforzare i loro arsenali.



